Fonte: Asia News
In poco più di 24 ore due commercianti cristiani uccisi, uno ferito e un quarto rapito, per la cui liberazione i sequestratori hanno chiesto una “forte somma di denaro”. Non si ferma la striscia di sangue e violenze contro la comunità cristiana a Mosul, nel nord dell’Iraq, ancora nel mirino delle bande armate e abbandonata dalle autorità locali che, come testimonia una fonte di AsiaNews, “non fanno nulla per difenderli”.
Ieri è morto un commerciante cristiano di verdure nel quartiere 17 Tammouz. L’uomo, Najim Abdullah Fatoukhi di 42 anni, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco davanti al suo negozio. Gli assalitori hanno sparato da una vettura, poi si sono allontanati indisturbati.
Il giorno precedente, domenica 14 febbraio, è stato ucciso Rayan Bashir Salem. Il commando armato è entrato nella casa dell’uomo, nel quartiere di Al Mishraq, e gli ha sparato a bruciapelo. Nell’imboscata è rimasto ferito anche il fratello, Thair. La vittima, anch’egli un commerciante, era proprietaria di un negozio di surgelati.
Il 13 febbraio, infine, una banda di malviventi ha sequestrato Sabah al Dahhan, facendo perdere le proprie tracce. Fonti locali riferiscono che i rapitori hanno chiesto “una elevata somma di denaro” per la sua liberazione.
Fonti di AsiaNews a Mosul, che chiedono l’anonimato per motivi di sicurezza, parlano di “una persecuzione che prosegue nell’indifferenza generale” e aggiungono che “i cristiani vivono nel panico” e mirano a lasciare la città.
I cristiani sono convinti che “non si tratta di criminali normali” e che dietro agli attacchi ci sono “precisi piani politici”: la creazione di un’enclave cristiana nella piana di Ninive e il governo “non fa nulla per contrastarla”.
Una personalità politica cristiana di alto profilo a Erbil, nel Kurdistan irakeno, spiega che “anche gli attacchi a Baghdad” del recente passato – che hanno causato centinaia fra morti e feriti – sono legati al “progetto di una zona dove confinare la comunità cristiana”.
Ieri è morto un commerciante cristiano di verdure nel quartiere 17 Tammouz. L’uomo, Najim Abdullah Fatoukhi di 42 anni, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco davanti al suo negozio. Gli assalitori hanno sparato da una vettura, poi si sono allontanati indisturbati.
Il giorno precedente, domenica 14 febbraio, è stato ucciso Rayan Bashir Salem. Il commando armato è entrato nella casa dell’uomo, nel quartiere di Al Mishraq, e gli ha sparato a bruciapelo. Nell’imboscata è rimasto ferito anche il fratello, Thair. La vittima, anch’egli un commerciante, era proprietaria di un negozio di surgelati.
Il 13 febbraio, infine, una banda di malviventi ha sequestrato Sabah al Dahhan, facendo perdere le proprie tracce. Fonti locali riferiscono che i rapitori hanno chiesto “una elevata somma di denaro” per la sua liberazione.
Fonti di AsiaNews a Mosul, che chiedono l’anonimato per motivi di sicurezza, parlano di “una persecuzione che prosegue nell’indifferenza generale” e aggiungono che “i cristiani vivono nel panico” e mirano a lasciare la città.
I cristiani sono convinti che “non si tratta di criminali normali” e che dietro agli attacchi ci sono “precisi piani politici”: la creazione di un’enclave cristiana nella piana di Ninive e il governo “non fa nulla per contrastarla”.
Una personalità politica cristiana di alto profilo a Erbil, nel Kurdistan irakeno, spiega che “anche gli attacchi a Baghdad” del recente passato – che hanno causato centinaia fra morti e feriti – sono legati al “progetto di una zona dove confinare la comunità cristiana”.