By Asia News
Victor Edwin
Victor Edwin
La visita di papa Francesco in Iraq dal 5 all’8 marzo 2021, sarà un sostegno per musulmani e cristiani che cercano il dialogo, sottolineando che l’eredita religiosa dell’Iraq è duplica: quella cristiana e quella del misticismo sciita. È quanto afferma in questo commento il p. Victor Edwin, gesuita, direttore del Vidis (Vidyajyoti Institute of Islamic Studies) e segretario del Cmrsa (Christian-Muslim Relations South Asia).
Per il p. Edwin nel dialogo con l’islam il pontefice sta esercitando una “pazienza geologica”, con “atti concreti per raggiungere le persone”.
Per il p. Edwin nel dialogo con l’islam il pontefice sta esercitando una “pazienza geologica”, con “atti concreti per raggiungere le persone”.
Ho avuto l’opportunità di visitare l’Iraq qualche anno fa. I cristiani irakeni appartengono a diverse Chiese: la famiglia ortodossa orientale (greco-ortodossi di Antiochia); la famiglia ortodossa d’oriente (Chiesa siriaca ortodossa, Apostolica armena, Copti ortodossi); la famiglia cattolica (Caldei, Armeni, Greci – melkiti) e alcune parrocchie anglicane.
L’ideologia politica nazionalista e laica del partito Baath limitava il ruolo dei gruppi religiosi. Essi comunque affermavano tutti una comune identità araba. La libertà religiosa e di culto era garantita dalla Costituzione. Nell’ultimo decennio del 20mo secolo, i cristiani irakeni erano circa un milione.
Per essi, tutto è cambiato in modo tragico con l’Isis e i gruppi terroristi che hanno devastato ampie zone dell’Asia occidentale, compresi Siria e Iraq. Molti cristiani sono migrati in occidente e molti altri vivono come rifugiati in molte parti del Vicino oriente. L’Isis ha distrutto molte chiese e monasteri e in Iraq sono ormai rimasti solo poche migliaia di cristiani.
Da questo punto di vista, io vedo la visita del papa come una continuazione della sua visita ad Abu Dhabi e una conferma del documento sulla fratellanza umana da lui firmato nel febbraio 2019. E’ importante ricordare che il 21 giugno 2019, alla Facoltà teologica “San Luigi” dell’Italia meridionale, il papa ha dichiarato che “Il dialogo non è una formula magica”. Esso richiede molti sforzi nell’impegnarsi con le persone nel mondo. Il papa pratica una “pazienza geologica” – nelle parole di un grande domenicano islamologo, Georges Anawati – e soprattutto, con atti concreti per raggiungere le persone.
Le sue parole si radicano sempre più nel mondo musulmano. Il 30 marzo 2019, il re Mohammed VI (del Marocco) ha detto che le tre religioni abramitiche non esistono per tollerarsi l’un l’altra, in nome di un rassegnato fatalismo o di un’accettazione superba. Esse esistono per aprirsi l’un l’altra e conoscersi l’un l’altra, in una coraggiosa competizione nel fare il bene l’uno dell’altro.
La sua visita conferma il ruolo dei cristiani in Iraq e l’importanza della coesistenza di tutti i popoli dell’Asia occidentale. Di certo, questa visita darà importanza ai fratelli e sorelle musulmani che cercano il dialogo coi cristiani in Iraq, sottolineando l’eredità religiosa dell’Iraq: cristiana e del misticismo sciita.
Via via che la visita si avvicina, potranno emergere ancora più messaggi.