By Fides
C'è un “tentativo di mettere le mani sulle città della Piana di Ninive,
attraverso lotte pubbliche o manovre occulte”, che “esercitano effetti
negativi per le popolazioni autoctone di questa terra”. Così, con parole
decise, il Patriarcato di Babilonia dei caldei interviene sulle vicende
che negli ultimi mesi vanno sempre più delineando la Piana di Ninive
come una sorta di “area contesa”, intorno a cui si giocano anche partite
di carattere geopolitico, come quella della possibile, futura
proclamazione d'indipendenza della Regione autonoma del Kurdistan
iracheno. Già adesso – riferisce il Patriarcato caldeo, in un comunicato
diffuso dai propri canali ufficiali - si assiste ad una forma
strisciante di "Controllo/Invasione" che “sta cancellando i legittimi
diritti dei nativi, e li spinge a emigrare o a escludere l'idea di far
ritorno alle loro case”. Nonostante i rassicuranti discorsi ripetuti dai
rappresentanti politici sul rispetto dei diritti di autodeterminazione
dei cristiani – rimarca il comunicato patriarcale, pervenuto anche
all'Agenzia Fides -, le prassi messe in atto sul campo appaiono
“esasperanti e inquietanti”. Vengono prese decisioni vincolanti sulla
testa delle popolazioni locali, mentre l'unico modo giusto di procedere è
quello di “ascoltare la voce delle persone indigene, rispettare il loro
diritto di scegliere la persona giusta per il posto giusto al momento
giusto”.
Il Patriarcato caldeo invita politici e funzionari a prendere decisioni solo dopo aver ascoltato le popolazioni locali di ogni città della Piana di Ninive, e a affrontare la ricostruzione attesa dopo la cacciata dei jihadisti dello Stato Islamico (Daesh) coinvolgendo i saggi rappresentanti di quelle città, per prendere decisioni appropriate, comprese quelle da assumere per cambiare amministrazioni locali o per delineare “una mappa futura specifica per la regione”, in una fase in cui molte circostanze appaiono confuse e indecifrabili. Nel contempo, il Patriarcato caldeo definisce come inappropriate anche molte prese di posizione espresse da cristiani che non vivono nella regione, e dall'esterno, con le loro interferenze, finiscono per aumentare solo la confusione e la conflittualità etnico-religiosa.
Il comunicato del Patriarcato caldeo non fa riferimento a vicende specifiche, ma appaiono evidenti le allusioni al caso di Alqosh (vedi Fides 19 e 20/7/2017), la cittadina della Piana di Ninive storicamente abitata dai cristiani, dove il Consiglio della Provincia irachena di Ninive ha rimosso il sindaco cristiano Abdul Micha – con accuse di corruzione - e lo ha sostituito con un dirigente politico locale vicino al Partito Democratico del Kurdistan (PDK). La rimozione è stata disposta da Bashar al Kiki, a capo del Consiglio provinciale di Ninive, anche lui membro del PDK. La notizia ha suscitato preoccupazione e reazioni negative tra le comunità cristiane autoctone e tra gli abitanti cristiani di Alqosh, in buona parte ancora lontani dalle proprie case e ospitati come rifugiati nel Kurdistan e in altre aree mediorientali, dopo essere stati costretti a fuggire nell'agosto 2014 davanti all'avanzata delle milizie jihadiste di Daesh. I non molti cristiani già tornati ad Alqosh hanno anche organizzato manifestazioni pubbliche, appoggiate anche dal Partito comunista iracheno, contro una decisione che diversi osservatori interpretano come una conferma dei disegni coltivati sulla Piana di Ninive e su tutta la Provincia omonima dal governo della Regione autonoma del Kurdistan iracheno, quello che ha indetto per il prossimo 25 settembre un referendum indipendentista con l'intento di proclamare la secessione unilaterale dall'Iraq. Politici cristiani iracheni, come il parlamentare Yonadam Kanna, Segretario generale del Movimento democratico assiro, in recenti interviste hanno denunciato pressioni e operazioni politiche di forze regionali sulle minoranze locali - compresi i cristiani – per spingere anche le popolazioni della Piana di Ninive a sostenere la futura indipendenza del Kurdistan iracheno.
Il Patriarcato caldeo invita politici e funzionari a prendere decisioni solo dopo aver ascoltato le popolazioni locali di ogni città della Piana di Ninive, e a affrontare la ricostruzione attesa dopo la cacciata dei jihadisti dello Stato Islamico (Daesh) coinvolgendo i saggi rappresentanti di quelle città, per prendere decisioni appropriate, comprese quelle da assumere per cambiare amministrazioni locali o per delineare “una mappa futura specifica per la regione”, in una fase in cui molte circostanze appaiono confuse e indecifrabili. Nel contempo, il Patriarcato caldeo definisce come inappropriate anche molte prese di posizione espresse da cristiani che non vivono nella regione, e dall'esterno, con le loro interferenze, finiscono per aumentare solo la confusione e la conflittualità etnico-religiosa.
Il comunicato del Patriarcato caldeo non fa riferimento a vicende specifiche, ma appaiono evidenti le allusioni al caso di Alqosh (vedi Fides 19 e 20/7/2017), la cittadina della Piana di Ninive storicamente abitata dai cristiani, dove il Consiglio della Provincia irachena di Ninive ha rimosso il sindaco cristiano Abdul Micha – con accuse di corruzione - e lo ha sostituito con un dirigente politico locale vicino al Partito Democratico del Kurdistan (PDK). La rimozione è stata disposta da Bashar al Kiki, a capo del Consiglio provinciale di Ninive, anche lui membro del PDK. La notizia ha suscitato preoccupazione e reazioni negative tra le comunità cristiane autoctone e tra gli abitanti cristiani di Alqosh, in buona parte ancora lontani dalle proprie case e ospitati come rifugiati nel Kurdistan e in altre aree mediorientali, dopo essere stati costretti a fuggire nell'agosto 2014 davanti all'avanzata delle milizie jihadiste di Daesh. I non molti cristiani già tornati ad Alqosh hanno anche organizzato manifestazioni pubbliche, appoggiate anche dal Partito comunista iracheno, contro una decisione che diversi osservatori interpretano come una conferma dei disegni coltivati sulla Piana di Ninive e su tutta la Provincia omonima dal governo della Regione autonoma del Kurdistan iracheno, quello che ha indetto per il prossimo 25 settembre un referendum indipendentista con l'intento di proclamare la secessione unilaterale dall'Iraq. Politici cristiani iracheni, come il parlamentare Yonadam Kanna, Segretario generale del Movimento democratico assiro, in recenti interviste hanno denunciato pressioni e operazioni politiche di forze regionali sulle minoranze locali - compresi i cristiani – per spingere anche le popolazioni della Piana di Ninive a sostenere la futura indipendenza del Kurdistan iracheno.