By Fides
Dopo la conquista di Mosul, le forze di sicurezza irachene hanno trasferito in un “Campo di rieducazione” almeno 170 famiglie con componenti considerati affiliati all'autoproclamato Stato Islamico (Daesh). Il campo è stato allestito presso il villaggio di Bartella, proprio nell'area della Piana di Ninive dove si concentravano le comunità cristiane autoctone, prima di essere costrette alla fuga dall'offensiva jihadista dell'estate 2014.
Già lo scorso 19 giugno il consiglio distrettuale di Mosul aveva disposto la creazione di campi dove le famiglie sospettate di essere legate ai miliziani jihadisti dovevano sottoporsi a programmi di riabilitazione ideologica e psicologica per poi essere eventualmente reintegrate nel tessuto sociale
Il campo di Bartella, 14 chilometri a est di Mosul, è stato aperto il 9 luglio. Secondo i resoconti di Human Rights Watch, le operazioni di rastrellamento e deportazione dei nuclei familiari di sospetti jihadisti sono state caratterizzate da abusi e violenze, in una sorta di punizione collettiva che non fa distinzione tra i veri aderenti all'ideologia di Daesh e quelli che semplicemente si erano sottomessi al “nuovo ordine” imposto nei territori conquistati dall'autoproclamato Stato Islamico.
Il campo allestito presso Bartella può ospitare fino a 2800 famiglie. Secondo le testimonianze degli operatori umanitari che hanno potuto visitare il campo, finora esso ospita quasi esclusivamente donne, ragazzi e bambini, compresi molti adolescenti senza genitori. La struttura è dotata di un presidio sanitario, ma al momento è del tutto priva di servizi di assistenza psicologica e educativa per i minori e per le loro madri.
Bartella, conosciuta come un centro di tradizionale insediamento della comunità cristiana siro-ortodossa, è stata sottratta al controllo di Daesh nell'ottobre 216, e adesso a garantire la sicurezza del territorio concorrono anche le Unità di protezione della Piana di Ninive, milizia locale composta anche da molti cristiani autoctoni.
Dopo la conquista di Mosul, le forze di sicurezza irachene hanno trasferito in un “Campo di rieducazione” almeno 170 famiglie con componenti considerati affiliati all'autoproclamato Stato Islamico (Daesh). Il campo è stato allestito presso il villaggio di Bartella, proprio nell'area della Piana di Ninive dove si concentravano le comunità cristiane autoctone, prima di essere costrette alla fuga dall'offensiva jihadista dell'estate 2014.
Già lo scorso 19 giugno il consiglio distrettuale di Mosul aveva disposto la creazione di campi dove le famiglie sospettate di essere legate ai miliziani jihadisti dovevano sottoporsi a programmi di riabilitazione ideologica e psicologica per poi essere eventualmente reintegrate nel tessuto sociale
Il campo di Bartella, 14 chilometri a est di Mosul, è stato aperto il 9 luglio. Secondo i resoconti di Human Rights Watch, le operazioni di rastrellamento e deportazione dei nuclei familiari di sospetti jihadisti sono state caratterizzate da abusi e violenze, in una sorta di punizione collettiva che non fa distinzione tra i veri aderenti all'ideologia di Daesh e quelli che semplicemente si erano sottomessi al “nuovo ordine” imposto nei territori conquistati dall'autoproclamato Stato Islamico.
Il campo allestito presso Bartella può ospitare fino a 2800 famiglie. Secondo le testimonianze degli operatori umanitari che hanno potuto visitare il campo, finora esso ospita quasi esclusivamente donne, ragazzi e bambini, compresi molti adolescenti senza genitori. La struttura è dotata di un presidio sanitario, ma al momento è del tutto priva di servizi di assistenza psicologica e educativa per i minori e per le loro madri.
Bartella, conosciuta come un centro di tradizionale insediamento della comunità cristiana siro-ortodossa, è stata sottratta al controllo di Daesh nell'ottobre 216, e adesso a garantire la sicurezza del territorio concorrono anche le Unità di protezione della Piana di Ninive, milizia locale composta anche da molti cristiani autoctoni.