By Fides
I vertici politici della Regione autonoma del Kurdistan iracheno
continuano a manifestare in vari modi l'intento di coinvolgere anche i
cristiani nel sostegno al referendum convocato per il prossimo 25
settembre allo scopo di proclamare la piena indipendenza da Baghdad.
Nella giornata di martedì 25 luglio Fuad Hussein, capo dello staff
presidenziale della Regione autonoma del Kurdistan iracheno, ha voluto
incontrare alcuni rappresentanti di organizzazioni politiche promosse da
attivisti e responsabili cristiani della regione, per discutere il loro
livello di coinvolgimento e di rappresentanza nel comitato che sta
preparando il referendum indipendentista di settembre. La riunione –
riferiscono fonti locali – è stata convocata dopo che alcuni
responsabili delle sigle politiche promosse da cristiani avevano
espresso pubblicamente insoddisfazione per la cooptazione in seno al
comitato pro-referendum di Wahid Hurmuz, personaggio presentato - a
loro giudizio in maniera indebita - come “rappresentante” della
componente cristiana. La proposta fatta da Fuad Hussein ai suoi
interlocutori è stata quella di indicare entro due giorni due persone
che possano essere coinvolte nel comitato referendario come
rappresentanti delle locali sigle di matrice cristiana.
L'episodio ha confermato indirettamente che la leadership curda delle Regione autonoma del Kurdistan iracheno persegue il disegno di coinvolgere anche componenti cristiane alla causa indipendentista. Nel contempo, esso ha mostrato ancora una volta che i politici di provenienza cristiana non riescono a presentarsi come componente unitaria, e perseguono interessi e obiettivi diversi: infatti, alla riunione con Hussein ha preso parte, tra gli altri, Romeo Hakkari, presidente del Partito Bethnahrein, ma hanno dato forfait i rappresentanti del Movimento Democratico Assiro e del Partito Abnaa al Nahrein (“Figli della Mesopotamia”). Dunque si perpetua una tendenza alla dispersione che non fa tesoro dei molteplici appelli - provenienti anche dal Patriarca caldeo Louis Rahael Sako - a unire le forze dei cristiani anche in politica, agendo come componente cristiana unitaria. “Adesso” affermava già ai primi di maggio il Primate della Chiesa caldea in una intervista con l'Agenzia Fides “la priorità è quella di sostenere il ritorno dei profughi, la ricostruzione di città e villaggi devastati dalla guerra. Non mi sembra il momento di perdersi dietro grandi progetti, che appaiono peraltro connotati da scarso realismo, in una fase incerta, segnata anche dalla volontà di uno Stato autonomo perseguita dai curdi”.
L'episodio ha confermato indirettamente che la leadership curda delle Regione autonoma del Kurdistan iracheno persegue il disegno di coinvolgere anche componenti cristiane alla causa indipendentista. Nel contempo, esso ha mostrato ancora una volta che i politici di provenienza cristiana non riescono a presentarsi come componente unitaria, e perseguono interessi e obiettivi diversi: infatti, alla riunione con Hussein ha preso parte, tra gli altri, Romeo Hakkari, presidente del Partito Bethnahrein, ma hanno dato forfait i rappresentanti del Movimento Democratico Assiro e del Partito Abnaa al Nahrein (“Figli della Mesopotamia”). Dunque si perpetua una tendenza alla dispersione che non fa tesoro dei molteplici appelli - provenienti anche dal Patriarca caldeo Louis Rahael Sako - a unire le forze dei cristiani anche in politica, agendo come componente cristiana unitaria. “Adesso” affermava già ai primi di maggio il Primate della Chiesa caldea in una intervista con l'Agenzia Fides “la priorità è quella di sostenere il ritorno dei profughi, la ricostruzione di città e villaggi devastati dalla guerra. Non mi sembra il momento di perdersi dietro grandi progetti, che appaiono peraltro connotati da scarso realismo, in una fase incerta, segnata anche dalla volontà di uno Stato autonomo perseguita dai curdi”.