La Chiesa cattolica è presente in Georgia da circa otto secoli, a partire dal sec. XIII. La sua lunga storia si presenta principalmente come attività missionaria nei secoli XIII - XVI ad opera dei Francescani e dei Domenicani, l'attività missionaria nei secoli XVII - XVIII ad opera dei Teatini, l'attività missionaria dalla II metà del sec. XVIII alla II metà del sec. XIX ad opera dei Cappuccini e finalmente l'attività dalla II metà del sec. XIX ad oggi ad opera prevalentemente del clero locale. In Georgia, i cattolici, circa cinquantamila persone, hanno tre riti: latino, armeno e siro-caldeo. Rappresentano l'un per cento della popolazione, che nella sua stragrande maggioranza è ortodossa, con una presenza di musulmani pari all'11 per cento.
Padre Giuseppe Pasotto, veronese, è entrato ancora giovane tra gli Stimmatini ed è stato ordinato sacerdote il 12 maggio 1979 dal Cardinale Lucas Moreira Neves. Ha esercitato nella diocesi di Verona il ministero di animatore vocazionale, formatore ed insegnante in diverse scuole. Si trova in Georgia dal 10 settembre del 1994 I primi mesi vengono passati a Tbilisi, la capitale del Paese, per imparare la lingua e comprendere i primi elementi di una cultura e di un mondo completamente diverso, da poco uscito dalla caduta dell'Impero sovietico. All'inizio della sua opera missionaria, Padre Pasotto segue in particolare la comunità di Axalsheni e inizia insegnamento della lingua italiana nell'Università statale di Kutaisi. Nel dicembre 1996 viene nominato Amministratore Apostolico del Caucaso e praticamente assume le funzioni di Vescovo della Georgia, Armenia e Azerbajan per i cattolici di rito latino. Durante la visita alla Comunità della Georgia dell'8-9 novembre 1999, Giovanni Paolo II annuncia la nomina di Padre Giuseppe Pasotto a Vescovo con la sede titolare di Musti.
Eccellenza, come ha valutato la crisi georgiana? Ci sono stati segnali che hanno preceduto il conflitto? C'è chi sostiene che una delle ragioni di questo conflitto sia determinata dal petrolio ed in particolare dall'oleodotto che attraversa la Georgia ed anche l'Ossezia del Sud. Che valutazione fa rispetto a quest'aspetto del problema?
Pur considerando che l'instabilità nella regione caucasica è sempre stata presente, non avevo percepito i segnali di un conflitto che doveva nascere così in fretta. Non c'è dubbio che l'attenzione che le grandi potenze, Stati Uniti e Russia in testa, hanno su quest'area, nasca anche da questo. L'America ha investito molti aiuti per il rinnovo dell'esercito georgiano e per la formazione dei suoi quadri. Però, che questa guerra sia nata per questo motivo, lo trovo un pò azzardato. Il petrolio è uno degli elementi, insieme a quello di rendere instabile ancora di più quest'area del mondo e all'elemento nazionalistico: quella terra è Georgia - si dice - e prima o poi deve tornare ad essere Georgia; quella zona è importantissima, fa parte del nostro territorio e non la molleremo mai. D'altra parte, la storia del popolo georgiano è sempre stata legata ad una posizione geografica.
Che cosa caratterizza la presenza cattolica in Georgia?
Nel cammino storico, la presenza cattolica ha sempre costituito un legame tra queste popolazioni e l'occidente, è sempre stata una strada che apriva all'occidente, alla cultura occidentale. Coloro che fanno cultura in questi territori sono cattolici. Per quanto riguarda il futuro, non so cosa accadrà: la Chiesa Cattolica è molto meno importante rispetto alle altre confessioni, perché è molto più piccola, ma è una presenza significativa e apprezzata da sempre. I georgiani hanno di continuo cercato e avuto contatti con Roma. Oggi, a livello statale, non siamo riconosciuti come Chiesa. Non abbiamo personalità giuridica, anche se c'è stima nei nostri confronti. Bisognerà vedere cosa porterà il futuro anche nel campo teologico rispetto al rapporto con la Chiesa Ortodossa, ad esempio.
Che cosa caratterizza la presenza cattolica in Georgia?
Nel cammino storico, la presenza cattolica ha sempre costituito un legame tra queste popolazioni e l'occidente, è sempre stata una strada che apriva all'occidente, alla cultura occidentale. Coloro che fanno cultura in questi territori sono cattolici. Per quanto riguarda il futuro, non so cosa accadrà: la Chiesa Cattolica è molto meno importante rispetto alle altre confessioni, perché è molto più piccola, ma è una presenza significativa e apprezzata da sempre. I georgiani hanno di continuo cercato e avuto contatti con Roma. Oggi, a livello statale, non siamo riconosciuti come Chiesa. Non abbiamo personalità giuridica, anche se c'è stima nei nostri confronti. Bisognerà vedere cosa porterà il futuro anche nel campo teologico rispetto al rapporto con la Chiesa Ortodossa, ad esempio.
Clicca su "leggi tutto" per il testo completo
Quali sono i terreni attraverso i quali si esplica l'opera di evangelizzazione?
Un primo grosso impegno che affrontiamo è quello dell'ecumenismo. La Georgia è una terra che ha particolare bisogno di comunione per via delle diversità di razze, popoli e lingue, ma anche di religioni, chiese e riti. La comunità cattolica ha il dovere di testimoniare il valore dell'unità, della comunione, dell'universalità della fede cristiana. Viviamo in una terra evangelizzata fin dai tempi apostolici e vogliamo mettere in risalto la priorità della comunione, come dono e contributo per tutti. Ci ha aiutato molto da questo punto di vista il Sinodo che abbiamo tenuto nel 2006. Sta divenendo sempre più difficile il rapporto con la Chiesa ortodossa. Ultimamente sono sorte anche questioni serie nella vita quotidiana, create specialmente da qualche gruppo di fanatici. Purtroppo ancora non siamo riusciti a far riconoscere la validità del sacramento del battesimo amministrato nella Chiesa cattolica. I giovani incontrano gravi difficoltà quando si sposano e da noi è normale che a formare una famiglia siano cattolici e ortodossi. Ma se si sposano in una chiesa ortodossa i cattolici vengono ribattezzati; se invece il matrimonio si celebra in una parrocchia cattolica sono gli ortodossi a venire esclusi dalla loro Chiesa. Una situazione che, in tantissimi casi, porta i giovani ad allontanarsi dalla pratica religiosa. Con gli ortodossi non siamo riusciti a dialogare su questa come su altre questioni. Continuiamo fraternamente a insistere perché non possiamo, come pastori, fare questo ai nostri giovani.
Gli altri impegni della Chiesa quali sono?
Un altro impegno è quello culturale, della formazione. Stiamo conducendo un grande lavoro nel campo educativo, fondamentale per il dialogo con la società. Abbiamo anche un istituto di teologia che ha professori e studenti non solo cattolici. C'è anche un centro culturale e pensiamo anche di aprire nuove strutture con l'obiettivo della formazione. Il terzo punto è il servizio laicale. C'è una Caritas efficiente, nata nel '93-'94, insediata bene nella situazione locale, molto attiva, che sa lavorare molto bene e in maniera trasparente. Ha svolto un servizio straordinario, curando i malati, accogliendo i poveri e i bambini. Ora la Caritas deve diventare sempre più espressione della comunità e dobbiamo pensare anche alla formazione e a dare lavoro. Per il futuro stiamo puntando alla formazione alla carità. Possiamo contare, in particolare, sull'opera dei camilliani che hanno un poliambulatorio, un centro per ragazzi disabili e anche un grande ospedale in Armenia.
Quali sono i terreni attraverso i quali si esplica l'opera di evangelizzazione?
Un primo grosso impegno che affrontiamo è quello dell'ecumenismo. La Georgia è una terra che ha particolare bisogno di comunione per via delle diversità di razze, popoli e lingue, ma anche di religioni, chiese e riti. La comunità cattolica ha il dovere di testimoniare il valore dell'unità, della comunione, dell'universalità della fede cristiana. Viviamo in una terra evangelizzata fin dai tempi apostolici e vogliamo mettere in risalto la priorità della comunione, come dono e contributo per tutti. Ci ha aiutato molto da questo punto di vista il Sinodo che abbiamo tenuto nel 2006. Sta divenendo sempre più difficile il rapporto con la Chiesa ortodossa. Ultimamente sono sorte anche questioni serie nella vita quotidiana, create specialmente da qualche gruppo di fanatici. Purtroppo ancora non siamo riusciti a far riconoscere la validità del sacramento del battesimo amministrato nella Chiesa cattolica. I giovani incontrano gravi difficoltà quando si sposano e da noi è normale che a formare una famiglia siano cattolici e ortodossi. Ma se si sposano in una chiesa ortodossa i cattolici vengono ribattezzati; se invece il matrimonio si celebra in una parrocchia cattolica sono gli ortodossi a venire esclusi dalla loro Chiesa. Una situazione che, in tantissimi casi, porta i giovani ad allontanarsi dalla pratica religiosa. Con gli ortodossi non siamo riusciti a dialogare su questa come su altre questioni. Continuiamo fraternamente a insistere perché non possiamo, come pastori, fare questo ai nostri giovani.
Gli altri impegni della Chiesa quali sono?
Un altro impegno è quello culturale, della formazione. Stiamo conducendo un grande lavoro nel campo educativo, fondamentale per il dialogo con la società. Abbiamo anche un istituto di teologia che ha professori e studenti non solo cattolici. C'è anche un centro culturale e pensiamo anche di aprire nuove strutture con l'obiettivo della formazione. Il terzo punto è il servizio laicale. C'è una Caritas efficiente, nata nel '93-'94, insediata bene nella situazione locale, molto attiva, che sa lavorare molto bene e in maniera trasparente. Ha svolto un servizio straordinario, curando i malati, accogliendo i poveri e i bambini. Ora la Caritas deve diventare sempre più espressione della comunità e dobbiamo pensare anche alla formazione e a dare lavoro. Per il futuro stiamo puntando alla formazione alla carità. Possiamo contare, in particolare, sull'opera dei camilliani che hanno un poliambulatorio, un centro per ragazzi disabili e anche un grande ospedale in Armenia.
Come si presenta la situazione del Paese rispetto al problema della povertà?
Gran parte della gente vive a livello rurale e conduce una vita povera che fa impressione. Nelle città i salari sono troppo bassi e c'è una piccola parte della popolazione che vive molto bene. E' ancora molto difficile la vita nel suo insieme, c'è una parvenza di benessere, che poi sparisce nei paesi. C'è poi da considerare il fenomeno dell'immigrazione, che coinvolge un milione e mezzo-due milioni di georgiani che vivono fuori del loro paese: le donne a fare le badanti in occidente, i mariti che lavorano in Russia. Le famiglie sono molto divise e disgregate.
Nel 1999 Papa Giovanni Paolo II fece visita alla Georgia. Che ricordi ha?
Con quella visita, i cattolici georgiani si sono sentiti portati in alto. Ancora adesso trovo persone che ricordano la visita del papa e che hanno deciso per questo di impegnarsi nella loro fede. Quella visita fu marcata da un rapporto ecumenico significativo: il Papa è venuto qui per amare, per portare parole d'amore nei confronti di tutti. Dopo quella visita, le cose qui sono divenute sempre più difficili, ma questo è stato dovuto a situazioni di carattere politico e alle difficoltà che ci sono nel rapporto con la Chiesa ortodossa, che spero presto possano essere superate.
Ci può dare un quadro numerico della presenza della Chiesa?
Siamo venti sacerdoti di rito latino: due georgiani, un francese, il resto italiani e polacchi. Abbiamo venticinque comunità e diverse congregazioni religiose maschili e femminili. Ci sono quindici chiese mentre cinque che sotto l'Urss vennero requisite e consegnate agli ortodossi non ci sono state ancora restituite. Puntiamo molto sul laicato a cui diamo sempre più responsabilità. Stiamo pure formando dodici diaconi permanenti. Inoltre alla comunità latina si aggiungono un sacerdote siro-caldeo, con due comunità molto attive di circa tremila fedeli, e gli armeni con una decina di sacerdoti e un vescovo. Abbiamo anche un piccolo seminario: i seminaristi sono cinque. Quest'anno abbiamo ordinato un sacerdote.
Gran parte della gente vive a livello rurale e conduce una vita povera che fa impressione. Nelle città i salari sono troppo bassi e c'è una piccola parte della popolazione che vive molto bene. E' ancora molto difficile la vita nel suo insieme, c'è una parvenza di benessere, che poi sparisce nei paesi. C'è poi da considerare il fenomeno dell'immigrazione, che coinvolge un milione e mezzo-due milioni di georgiani che vivono fuori del loro paese: le donne a fare le badanti in occidente, i mariti che lavorano in Russia. Le famiglie sono molto divise e disgregate.
Nel 1999 Papa Giovanni Paolo II fece visita alla Georgia. Che ricordi ha?
Con quella visita, i cattolici georgiani si sono sentiti portati in alto. Ancora adesso trovo persone che ricordano la visita del papa e che hanno deciso per questo di impegnarsi nella loro fede. Quella visita fu marcata da un rapporto ecumenico significativo: il Papa è venuto qui per amare, per portare parole d'amore nei confronti di tutti. Dopo quella visita, le cose qui sono divenute sempre più difficili, ma questo è stato dovuto a situazioni di carattere politico e alle difficoltà che ci sono nel rapporto con la Chiesa ortodossa, che spero presto possano essere superate.
Ci può dare un quadro numerico della presenza della Chiesa?
Siamo venti sacerdoti di rito latino: due georgiani, un francese, il resto italiani e polacchi. Abbiamo venticinque comunità e diverse congregazioni religiose maschili e femminili. Ci sono quindici chiese mentre cinque che sotto l'Urss vennero requisite e consegnate agli ortodossi non ci sono state ancora restituite. Puntiamo molto sul laicato a cui diamo sempre più responsabilità. Stiamo pure formando dodici diaconi permanenti. Inoltre alla comunità latina si aggiungono un sacerdote siro-caldeo, con due comunità molto attive di circa tremila fedeli, e gli armeni con una decina di sacerdoti e un vescovo. Abbiamo anche un piccolo seminario: i seminaristi sono cinque. Quest'anno abbiamo ordinato un sacerdote.