Insoddisfazione e dispiacere nel commento di Monsignor Shleimun Warduni intervistato da Baghdadhope per la decisione del governo iracheno di ridurre la rappresentatività politica delle minoranze alle prossime elezioni provinciali.
A niente sono servite le promesse e gli incontri. “Fratellanza, amicizia, solidarietà, appoggio”. Queste sono state le parole che più di ogni altra hanno segnato gli incontri che nell’ultima settimana si sono svolti tra i rappresentanti politici e religiosi della comunità irachena cristiana ed i politici musulmani che si erano dichiarati sfavorevoli all’ultima proposta parlamentare riguardante la rappresentatività delle minoranze (cristiani, ma anche Mandei, Shabak e Yazidi) alle prossime elezioni dei consigli provinciali che si terranno entro il prossimo gennaio. Proposta che aveva suscitato lo sdegno di molti visto che riduceva il numero di seggi destinati a quelle minoranze a soli 6 dai 15 previsti a luglio, e che oggi è stata approvata dal Consiglio presidenziale, cui spetta l’ultima parola sulle decisioni parlamentari.
“Questa mattina abbiamo avuto un incontro tra i capi delle comunità religiose cristiane, cattolici ma anche ortodossi” ha dichiarato a Baghdadhope Monsignor Shleimun Warduni, Patriarca vicario caldeo, “ed abbiamo prodotto un documento in cui esprimiamo la nostra insoddisfazione ed il nostro dispiacere per una decisione a sfavore delle minoranze approvata proprio mentre era in corso l’incontro islamo-cristiano.”
“Per noi questa legge è un’altra sfida e non smetteremo di chiedere i nostri diritti” ha tenuto a ribadire Monsignor Warduni.
Chiederete di nuovo una revisione dell’articolo 50 e quindi un aumento dei seggi a disposizione delle minoranze?
“Ci è stato assicurato che il numero dei seggi destinati alle minoranze, per il quale ripeto dichiariamo la nostra insoddisfazione, aumenterà in futuro. Che questa decisione è provvisoria, che sarà valida solo per la prossima tornata elettiva dei consigli provinciali e che dopo un censimento della popolazione, potrà essere rivista.”
Come intendete procedere?
“Per prima cosa noi non ci accontenteremo. Tutte le parti politiche hanno sempre dichiarato e sottolineato come i cristiani siano gli abitanti originari del paese ed in quanto tali continueremo a chiedere i nostri diritti. Come dice il proverbio 'Aiutati che Dio ti aiuta' e noi confidiamo nel Signore e nella giustizia delle nostre richieste.”
La scorsa settimana il Senato italiano ha approvato una mozione bipartisan sulle persecuzioni dei cristiani in India ed in Iraq. Pensa che tali azioni politiche all’estero possano avere, almeno in futuro, qualche riflesso sulla situazione che gli iracheni cristiani, e le altre minoranze, stanno vivendo? Che possano incidere in un qualche modo?
“Noi ci appelliamo a tutti – governi, popoli, organizzazioni internazionali – perché facciano pressione sul governo e sui deputati iracheni perché mettano in pratica ciò che sempre promettono: il riconoscimento dei nostri diritti in quanto cittadini iracheni. In questo senso ogni iniziativa tesa a preservare tali diritti può essere utile.”