"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

17 novembre 2008

Meeting di Cipro: Mons. Sleiman (Baghdad) "Testimone di un popolo che soffre"

Fonte: SIR

by Simona Mengascini, inviata SIR a Cipro
“I cristiani non sono protagonisti della lotta politica, ma moneta di scambio tra protagonisti maggiori”. È questo il quadro che in una conferenza stampa al Meeting della Comunità di Sant’Egidio, è stato dipinto da mons. Jean Benjamin Sleiman, vescovo latino di Baghdad, a proposito della difficile situazione della comunità cristiana irachena, praticamente dimezzata dall’inizio della guerra. “Io sono testimone di un popolo che soffre e che si sente umiliato – ha detto il vescovo – a causa di problemi storici ‘congelati’ dal regime ma anche di problemi quotidiani reali, come il prezzo della benzina o del gas, aumentato di venti volte”. Il prelato ha spiegato che i cristiani, fuggiti da Baghdad e Mosul non rientreranno facilmente. Riguardo all’annuncio dato ieri del ritiro delle truppe americane nel 2011, mons. Sleiman ritiene che non basterà se non si abbandona la violenza come “linguaggio della politica”. Alla provocatoria domanda se era meglio per i cristiani la vita sotto Saddam, mons. Sleiman ha risposto che il regime aveva provocato “un’alienazione delle menti e delle scelte” ma che con la “libertà” venuta dopo la guerra è arrivata “l’anarchia”. Sull’elezione di Obama il vescovo ha raccontato che nel suo paese non c’è stato entusiasmo “perché nella nostra esperienza cambiano i presidenti americani ma non cambiano le strategie”.