di Brenda Gazzar
Tradotto ed adattato da Baghdadhope
L'estremismo religioso è la più grave minaccia per le minoranze in Iraq ed in ultima analisi potrebbe vedere il paese già dilaniato dalla guerra svuotato di queste popolazioni, ha dichiarato ieri al Jerusalem Post un ex consigliere del presidente iracheno Jalal Talabani.
Si ritiene che più del 40 per cento dei cristiani siano emigrati dall'Iraq dopo la caduta di Saddam Hussein e che l'Iraq stia ora assistendo ad una migrazione di massa della minoranza religiosa yazida verso l'Europa, ha detto Mirzan Hassan Dinnayi, uno yazida curdo che fu consigliere di Talabani in materia di minoranze nel primo semestre del 2005 e che ora vive in Germania.
Solo il mese scorso un gran numero di cristiani sono stati cacciati da Mosul, nel nord dell'Iraq, e da altre città, ha detto Dinnayi. "Il pericolo più grande per loro è l'estremismo religioso islamico in Iraq e la 'islamizzazione' della società - questo è ciò che spaventa le comunità religiose di minoranza," ha dichiarato in un'intervista prima di tenere una lezione presso il Centro Harry S. Truman per la promozione della pace della Hebrew University.
"Il pericolo è nelle uccisioni basato sull'identità [religiosa]", ha detto. Il peggior scenario è rappresentato "dalla fuga che svuoterà l'Iraq delle sue comunità minoritarie". Altre minoranze religiose nel paese comprendono i Mandei, gli Shabaks e un piccolo numero di ebrei. Circa il 60% degli iracheni sono sciiti, e il 34% sono sunniti.
Gli yazidi, per esempio, che si stima costituiscano il 2,5% della popolazione irachena e praticano una delle più antiche religioni in Medio Oriente, sono stati gravemente presi di mira in tre occasioni nel 2007.
Il 15 febbraio del 2007, nella città yazida di Shaikhan, "centinaia di radicali musulmani" distrussero e bruciarono il tempio, centri culturali, automobili e negozi, spararono senza ragione contro case e cittadini, e chiesero che gli Yazidi lasciassero la zona ed emigrassero , ha riferito Dinnayi nel corso della sua conferenza. Il giorno successivo decapitarono una donna yazida, una madre di quattro figli.
Il 22 aprile 2007, 24 lavoratori yazidi furono uccisi a Mosul da un gruppo di uomini armati. Gli aggressori furono aiutati dalla polizia il cui quartier generale ordinò lo sgombero di tutti i checkpoints dalla zona.
Il giorno dopo, un sempre più intenso movimento anti-yazida costrinse 820 studenti a lasciare le loro facoltà presso l'Università di Mosul, città da dove sono fuggite tutte le famiglie della comunità. Nell'agosto del 2007 gli estremisti attaccarono nel distretto di Sinjar uccidendo 311 persone e ferendone 800, senza contare i 70 dispersi.
Non solo vi fu mancanza di leggi a protezione di tali minoranze, ha aggiunto Dinnayi, quanto ci sono pochi meccanismi che permettano l'attuazione di quelle già esistenti. Mentre la costituzione irachena protegge i diritti di tutti i suoi cittadini, "fino ad ora nulla della costituzione è stato messo in pratica per quanto riguarda le minoranze".
Una soluzione è stata "la solidarietà internazionale" a favore di tutte le minoranze ha sottolineato Dinnayi. Un altro sarebbe la stabilizzazione della situazione della sicurezza in Iraq e un eventuale passaggio ad uno stato democratico ed ad "uno stato di diritto". Oltre a ciò un ufficiale curdo nel nord dell'Iraq ha proposto di istituire una "zona sicura" nella Piana di Ninive per la minoranza cristiana. La regione autonoma, dove l'assiro sarebbe la lingua ufficiale, avrebbe autorità legislativa ed esecutiva. Tuttavia, ha detto Dinnayi, ci sono state molte discussioni circa la fattibilità e anche la saggezza di una tale mossa.
"Se questa 'islamizzazione' della società e la radicalizzazione dell'Iraq si rafforzerà" una cosa che Dinnayi prevede, "quale legge scritta potrà proteggere questa piccola isola in un oceano di radicalismo islamico?"
Nel frattempo la maggior parte dei membri delle minoranze che hanno sofferto delle misure di "Arabizzazione" imposte dal regime di Saddam Hussein nel nord dell'Iraq, comprese le fughe in altre parti del paese, i trasferimenti forzati e la confisca dei beni, non è ancora stato compensato, ha detto l'avvocato Said Pirmurat, uno specialista in diritto penale iracheno, anch'egli relatore ieri presso il Truman Centre. Mentre una soluzione a queste politiche è stata proposta con l'adozione dell'articolo 140 della Costituzione del 2005 le misure previste non sono state attuate.
L'articolo 58 della legge amministrativa di transizione irachena del 2004 recita inoltre che tutte le terre confiscate devono essere restituite ai loro proprietari o che essi debbano essere compensati, "ma il governo iracheno ha ignorato questo articolo," ha detto Pirmurat, anch'egli, come Dinnayi, uno yazida che vive in Germania .
Sia gli yazidi che gli ebrei hanno sofferto a causa delle misure decise dal regime di Saddam, come ad esempio il sequestro dei beni, il trasferimento forzato e la distruzione dei villaggi. Gli yazidi, in particolare, ne hanno sofferto perché curdi e membri di una minoranza religiosa, ha spiegato Pirmurat.
Uno studio dell'Università di Hannover (Germania) stima che proprietà per un valore di circa 18 miliardi di dollari siano state confiscate agli ebrei ha aggiunto Pirmurat. "L'articolo 58 lascia aperta la possibilità anche per gli ebrei di chiedere ciò che è stato loro confiscato nel corso di quegli anni".