By Tempi
«Dov’erano tutti quelli che protestano contro l’ordine esecutivo di
Donald Trump sull’immigrazione quando l’Isis uccideva noi cristiani e
yazidi? Non ho visto nessuno protestare allora». L’arcivescovo caldeo
cattolico di Erbil (Iraq), Bashar Warda, spiega perché la politica
americana sui rifugiati non lo sorprende affatto («forse molti
dimenticano che anche l’Europa ha provato a fare la stessa cosa») e
neanche gli dispiace.
«NESSUNO PROTESTAVA». Una settimana fa tutti i giornali del mondo hanno riportato dichiarazioni opposte di monsignor Warda. Che alla Crux
chiarisce: «Mi hanno citato fuori contesto. Certamente nel breve
periodo la decisione di Trump può cambiare i piani di qualcuno, ma so
che molte nostre famiglie solo questa settimana hanno avuto dei visti
approvati». Certo, «tutti sono d’accordo che la misura è
stata implementata male, c’è stata confusione. Ma io non ho visto
nessuno protestare quando gli Stati Uniti non ci davano un dollaro di
aiuti mentre ospitavamo decine di migliaia di cristiani sfollati. E non
capisco com’è possibile che tanti americani si arrabbino perché viene
data la priorità a chi ha subito un orribile genocidio».
«LA RELIGIONE NON C’ENTRA?». Monsignor Warda non
risparmia critiche neanche ai media occidentali: «Chi parla di “messa al
bando dei musulmani” farebbe bene a misurare le parole perché ci mette
in serio pericolo. La maggior parte degli americani non ha la minima
idea di che cosa significhi essere un cristiano o una yazida in Iraq. E
nessuno ha protestato mentre l’Isis ci uccideva o ci obbligava ad
abiurare. I terroristi ci perseguitano per la nostra religione, noi
abbiamo perso tutto per la nostra religione e ora gli americani dicono
che la religione non deve c’entrare in tema di visti, anche se la
persecuzione religiosa è un criterio per avere lo status di rifugiato
secondo l’Onu? Per me è pazzesco sentire certe cose».
«ABBIAMO FESTEGGIATO TRUMP». L’arcivescovo di Erbil
non vuole che «i cristiani se ne vadano dall’Iraq» ma, aggiunge, «non
posso che apprezzare gli sforzi del governo americano per dare la
priorità a chi tra noi sta soffrendo, non solo cristiani, questo sarebbe
un messaggio sbagliato, ma tutte le minoranze perseguitate. Noi ci
siamo sentiti abbandonati dagli Stati Uniti fino ad oggi. Non posso che
essere contento se un presidente americano finalmente si rende conto che
i cristiani hanno bisogno di aiuto. La verità è che noi cristiani
abbiamo festeggiato quando Trump ha vinto perché speravamo che
finalmente l’America si accorgesse di noi».
«CHIESA MADRE DI TUTTI». Monsignor Warda dice anche
di capire chi vuole aumentare i controllo sui rifugiati: «Io so solo due
cose: primo, è terribile convivere con il terrorismo. Il mio paese lo
fa ogni giorno e se gli Stati Uniti vogliono avere un processo di
controllo più accurato, posso capirlo e lo apprezzo. È comprensibile che
la gente abbia paura di chi entra nel proprio paese». Secondo, «la
Chiesa cattolica è dalla parte degli immigrati, sempre, a prescindere da
fede o origine. Noi siamo pastori di tutti: chi parte e chi resta. Il
punto è che responsabilità ha il mondo nei confronti di questa gente:
temo che i media si concentrino solo su chi parte e si dimentichino di
chi ancora prova a vivere e sopravvivere nella propria terra legittima».
3 febbraio 2017
Iraq prelate backs preference for minority refugees fleeing genocide
3 febbraio 2017
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