By Fides
Il signor Ryan Salem presentatosi ieri in un programma televisivo
iracheno ad affermare che anche i cristiani sono presenti a Mosul per
combattere e vendicarsi dei musulmani sunniti, “non ha alcun legame con
la morale insegnata da Cristo, messaggero di pace, amore e perdono”, e
non può “fare tali affermazioni coinvolgendo i cristiani”, in quanto
“non li rappresenta in alcun modo”. E' una vera e propria diffida
formale, quella diffusa già ieri sera dal Patriarcato caldeo, subito
dopo che una rete televisiva nazionale aveva mandato in onda le
sconsiderate dichiarazioni di Ryan Salem, cristiano caldeo di Alqosh,
legato a gruppi paramilitari di autodifesa popolare formati in gran
parte da musulmani sciiti. Durante l'intervento televisivo, il
personaggio in questione, parlando a nome dei cristiani, appariva
accanto a prigionieri sunniti, probabilmente catturati come
collaborazionisti dell'auto-proclamato Stato Islamico (Daesh).
Il comunicato patriarcale lamenta che tali dichiarazioni hanno l'effetto di esasperare i conflitti settari, e esprime l'augurio che nelle operazioni di riconquista di Mosul siano rispettati da tutti i principi base dell'etica militare. Fonti vicine al Patriarcato caldeo, contattate dall'Agenzia Fides, riferiscono che la sconfessione immediata delle affermazioni del militante mirano anche a stroncare sul nascere equivoci e strumentalizzazioni che potrebbero portare a rappresaglie nei confronti delle locali comunità cristiane.
Già in passato (vedi Fides 16/6/2016) il Patriarcato caldeo aveva preso le distanze nei confronti di miliziani operanti nei gruppi paramilitari che partecipavano a operazioni di guerra ostentando croci, effigi di Gesù e altri simboli cristiani. “Si tratta di singoli individui, che agiscono in maniera cattiva: l'ostentazione dei simboli cristiani è parte della cattiveria, e fomenta scontri di matrice religiosa, spirali di vendetta e nuove sofferenze” aveva riferito in propostito all'Agenzia Fides il Patriarca caldeo Louis Raphael I Sako.
In più occasioni, il Patriarcato caldeo ha voluto rimarcare la propria distanza anche dai gruppi armati attivi sullo scenario iracheno che cercano di rivendicare la propria affiliazione alle comunità cristiane locali. Lo stesso Patriarca Louis Raphael ha più volte suggerito ai cristiani che volevano partecipare alla liberazione delle città occupate dallo Stato islamico di arruolarsi nelle forze militari nazionali o nelle milizie Peshmerga, che fanno capo al governo della regione autonoma del Kurdistan iracheno, evitando in tutti i modi di dar vita a milizie settarie che finiscono per alimentare tutte le forme di “sedizione confessionale”.
Il comunicato patriarcale lamenta che tali dichiarazioni hanno l'effetto di esasperare i conflitti settari, e esprime l'augurio che nelle operazioni di riconquista di Mosul siano rispettati da tutti i principi base dell'etica militare. Fonti vicine al Patriarcato caldeo, contattate dall'Agenzia Fides, riferiscono che la sconfessione immediata delle affermazioni del militante mirano anche a stroncare sul nascere equivoci e strumentalizzazioni che potrebbero portare a rappresaglie nei confronti delle locali comunità cristiane.
Già in passato (vedi Fides 16/6/2016) il Patriarcato caldeo aveva preso le distanze nei confronti di miliziani operanti nei gruppi paramilitari che partecipavano a operazioni di guerra ostentando croci, effigi di Gesù e altri simboli cristiani. “Si tratta di singoli individui, che agiscono in maniera cattiva: l'ostentazione dei simboli cristiani è parte della cattiveria, e fomenta scontri di matrice religiosa, spirali di vendetta e nuove sofferenze” aveva riferito in propostito all'Agenzia Fides il Patriarca caldeo Louis Raphael I Sako.
In più occasioni, il Patriarcato caldeo ha voluto rimarcare la propria distanza anche dai gruppi armati attivi sullo scenario iracheno che cercano di rivendicare la propria affiliazione alle comunità cristiane locali. Lo stesso Patriarca Louis Raphael ha più volte suggerito ai cristiani che volevano partecipare alla liberazione delle città occupate dallo Stato islamico di arruolarsi nelle forze militari nazionali o nelle milizie Peshmerga, che fanno capo al governo della regione autonoma del Kurdistan iracheno, evitando in tutti i modi di dar vita a milizie settarie che finiscono per alimentare tutte le forme di “sedizione confessionale”.