By Asia News
23 febbraio 2017
Una “Marcia della pace” la Domenica delle Palme “aperta a cristiani e musulmani”, che “partirà da Erbil e si concluderà ad Alqosh” nella piana di Ninive, “a piedi e in un solo giorno” per chiedere la fine delle violenze in Iraq e in tutto il Medio oriente. È l’iniziativa lanciata dal patriarca caldeo mar Louis Raphael Sako, che affida ad AsiaNews le intenzioni della Chiesa locale per l’imminente inizio della Quaresima in un’ottica di pace, incontro e dialogo. “Io sarò alla guida della marcia - prosegue - e sarà una occasione forte di unità”, un fronte comune contro ogni forma di violenza che insanguina il Paese e la regione.
23 febbraio 2017
Una “Marcia della pace” la Domenica delle Palme “aperta a cristiani e musulmani”, che “partirà da Erbil e si concluderà ad Alqosh” nella piana di Ninive, “a piedi e in un solo giorno” per chiedere la fine delle violenze in Iraq e in tutto il Medio oriente. È l’iniziativa lanciata dal patriarca caldeo mar Louis Raphael Sako, che affida ad AsiaNews le intenzioni della Chiesa locale per l’imminente inizio della Quaresima in un’ottica di pace, incontro e dialogo. “Io sarò alla guida della marcia - prosegue - e sarà una occasione forte di unità”, un fronte comune contro ogni forma di violenza che insanguina il Paese e la regione.
La Chiesa caldea ha consacrato il 2017 come “Anno della pace”. Per il
primate caldeo il periodo in preparazione alla Pasqua rappresenta una
occasione privilegiata per rilanciare un cammino di preghiera e
riflessione, capace anche di abbracciare la comunità musulmana d’Iraq.
“La pace - spiega mar Sako - deve essere raggiunta da noi [leader
religiosi] come dai politici, attraverso iniziative coraggiose e
decisioni responsabili”.
Ecco perché, insieme alla marcia per la pace all’inizio della
Settimana Santa, il patriarcato caldeo intende organizzare anche
“diversi appuntamenti in cui si celebra la Via Crucis, usando come
luoghi località della piana di Ninive, come Teleskof e Batnaya” liberate
dalla presenza jihadista. Una iniziativa nata in collaborazione con la
diocesi di Lione, a dimostrazione del legame che si è creato fra la
comunità irakena e le Chiese nel mondo in questi anni di sofferenze e
persecuzione.
“Nel tempo di Quaresima - prosegua il patriarca caldeo - vogliamo
anche raccogliere aiuti e fondi per i profughi musulmani, chiedendo alla
nostra gente di aiutare le persone nel bisogno senza fare distinzioni
in base alla fede, o all’etnia”. Nelle prossime settimane sua
beatitudine ha in programma una visita in un campo profughi musulmano
nel quale sono ospitati “quanti hanno abbandonato Mosul” per sfuggire
allo Stato islamico (SI), portando loro “la solidarietà cristiana”.
“Sono gesti simbolici, anche piccoli - racconta mar Sako - ma che
sono propri della nostra tradizione. Noi orientali usiamo molto i
simboli”.
Nelle scorse settimane il patriarca caldeo ha visitato diverse
cittadine e villaggi liberati nei mesi scorsi dall’occupazione
jihadista. “Ho celebrato una messa - prosegue - assieme a 50 famiglie a
Teleskof, altre ancora sono venute da Alqosh per prendere parte
all’evento”. L’obiettivo per queste cittadine è “far rientrare” tutti
gli abitanti “entro la fine dell’anno accademico”. A Teleskof è un
“miracolo” che la chiesa non sia stata danneggiata e anche le case sono
state in gran parte risparmiate. “Vi sono stati depredazioni e furti -
aggiunge - ma non le devastazioni viste a Qaraqosh e Batnaya, dove si
registra fino all’80% di danni”.
In queste cittadine e villaggi “che sono caldei”, racconta mar Sako,
si vive “un clima di entusiasmo e di voglia di tornare. Una gioia piena,
come quella che si vive nella Pasqua di risurrezione, dopo il buio e le
violenze. Dopo la messa abbiamo inaugurato una croce su una collina (nella foto),
una croce grande, con candele, e vuota, come vuole la tradizione
caldea. Essa è un simbolo di risurrezione e sono accorsi tutti gli
abitanti della zona per partecipare alla funzione, pregare, cantare e
applaudire”.
“È la quarta volta che torno nei villaggi liberati della piana -
afferma il primate caldeo - e trovo un clima diverso, una vita normale,
strade pulite e più sicure anche se resta il problema delle mine in
molte aree di Ninive”. A Mosul, dove l’esercito oggi ha assunto il
controllo dell’aeroporto
dopo quattro ore di battaglia contro le milizie dello SI, “tre famiglie
sono tornate nel settore nord-orientale della città, ma non ho potuto
ancora visitarle perché la situazione resta molto pericolosa”.
La Quaresima è un tempo di pace ed è compito dei cristiani, che non
sono sotto l’influsso “di una mentalità tribale che si nutre di
vendetta”, rilanciare l’impegno per un cammino di pace e
riconciliazione. “Non c’è perdono - afferma mar Sako - quando ognuno
cerca di farsi giustizia da sé. E tocca a noi aprire gli occhi
sull’importanza della pace, del dialogo, della convivenza”.
In Iraq “qualcosa si muove”, prosegue il patriarca caldeo, e
“finalmente si sceglie di costruire ponti piuttosto che alzare barriere.
Vi sono interventi di politici e leader religiosi di primo piano che
hanno condannato la mentalità settaria, che parlano in modo aperto di
separazione fra religione e Stato, di regime civile che garantisce
cittadinanza per tutti”.
Per questo mar Sako lancia infine un appello “alla conversione” a
tutti i politici regionali e mondiali, a coloro i quali determinano il
destino della regione e le sorti del mondo con le loro decisioni. “Dico
loro - afferma - di guardarsi dentro il cuore, il loro ruolo è una
enorme responsabilità, devono guardare ai diritti umani e al benessere
di tutti, essere aperti e responsabili, rendere sicuro il loro
territorio ma in un modo più umano e non a discapito di altri”.
“I muri complicano, creano ancora più violenza - conclude il primate
caldeo - per questo dobbiamo togliere le barriere dalle strade, dai
muri, nei quartieri, eliminare i ghetti. Bisogna dialogare, avere a
cuore il bene di tutti, rispettare l’altro. Ci vuole una conversione del
cuore totale, bisogna tornare ai valori più profondi della religione.
Ecco, dunque, che la Quaresima diventa un tempo forte per tutti, per
coloro che credono e per quanti non credono, per convertirsi”.