By Fides
Un piccolo corteo di circa duecento profughi cristiani iracheni ha
inscenato nella giornata di lunedì 13 febbraio una manifestazione
simbolica davanti alla sede locale dell'Onu, al centro di Beirut, per
chiedere che siano vagliate e accolte in tempi brevi le loro richieste
di espatrio verso altri Paesi, depositate da tempo negli uffici
competenti di diverse rappresentanze diplomatiche straniere operanti
nella capitale libanese. I manifesti esposti dai manifestanti, e le
dichiarazioni rilasciate da alcuni di loro alla stampa locale,
confermano l'impressione che la gran parte dei profughi cristiani
fuoriusciti dall'Iraq non hanno nessuna intenzione di ritornare nel
propri Paese, e non intendono nemmeno radicarsi in Libano, ma sperano di
emigrare in breve tempo verso qualche nazione occidentale.
Secondo dati forniti dalla locale comunità caldea, di difficile verifica, i cristiani iracheni emigrati in Libano, soprattutto dopo la conquista di Mosul e della Piana di Ninive da parte dei jihadisti dell'autoprclamato Stato Islamico (Daesh), sarebbero circa 8mila.
Il Presidente USA Donald Trump, che ha iniziato un braccio di ferro con alcuni giudici statunitensi per imporre disposizioni miranti a limitare o sospendere l'immigrazione da alcuni Paesi a maggioranza musulmana, ha invce riconosciuto come una “priorità” la concessione dello status legale di rifugiato alla categoria dei “cristiani perseguitati”. L'ipotesi di predisporre una “corsia preferenziale” aperta per l'ingresso di profughi cristiani negli Stati Uniti, mentre si chiudono le porte ai cittadini non cristiani provenienti da Paesi a maggioranza islamica, “è stata definita dal Patriarca caldeo Louis Raphael I Sako come una “Trappola” per i cristiani del Medio Oriente (vedi Fides 30/1/2017). “Ogni politica d'accoglienza che discrimina i perseguitati e i sofferenti su base religiosa” ha spiega il Patriarca Louis Raphael, Primate della Chiesa cattolica orientale a cui appartiene la stragrande maggioranza dei cristiani iracheni “finisce per nuocere ai cristiani d'Oriente, perchè tra le altre cose fornisce argomenti a tutte le propagande e ai pregiudizi che attaccano le comuità autoctone del Medio Oriente come come 'corpi estranei', gruppi sostenuti e difesi dalle potenze occidentali”.
Iraqi Assyrians Protest in Beirut, Demanding Resettlement
Secondo dati forniti dalla locale comunità caldea, di difficile verifica, i cristiani iracheni emigrati in Libano, soprattutto dopo la conquista di Mosul e della Piana di Ninive da parte dei jihadisti dell'autoprclamato Stato Islamico (Daesh), sarebbero circa 8mila.
Il Presidente USA Donald Trump, che ha iniziato un braccio di ferro con alcuni giudici statunitensi per imporre disposizioni miranti a limitare o sospendere l'immigrazione da alcuni Paesi a maggioranza musulmana, ha invce riconosciuto come una “priorità” la concessione dello status legale di rifugiato alla categoria dei “cristiani perseguitati”. L'ipotesi di predisporre una “corsia preferenziale” aperta per l'ingresso di profughi cristiani negli Stati Uniti, mentre si chiudono le porte ai cittadini non cristiani provenienti da Paesi a maggioranza islamica, “è stata definita dal Patriarca caldeo Louis Raphael I Sako come una “Trappola” per i cristiani del Medio Oriente (vedi Fides 30/1/2017). “Ogni politica d'accoglienza che discrimina i perseguitati e i sofferenti su base religiosa” ha spiega il Patriarca Louis Raphael, Primate della Chiesa cattolica orientale a cui appartiene la stragrande maggioranza dei cristiani iracheni “finisce per nuocere ai cristiani d'Oriente, perchè tra le altre cose fornisce argomenti a tutte le propagande e ai pregiudizi che attaccano le comuità autoctone del Medio Oriente come come 'corpi estranei', gruppi sostenuti e difesi dalle potenze occidentali”.
Iraqi Assyrians Protest in Beirut, Demanding Resettlement