By SIR
Massimo Lavena
Massimo Lavena
Quattro giornate di intensi dibattiti, nelle sale del seminario vescovile di Fulda, su migrazione e rifugiati, nuove povertà e marginalità come sfida per la Chiesa, interventi umanitari in favore dei cristiani del Vicino e Medio Oriente, integrazione europea dopo la Brexit del Regno Unito e cinquecentenario della riforma luterana.
I vescovi tedeschi accettano la sfida della società contemporanea:
questa potrebbe essere la sintesi dei lavori della recente Assemblea
plenaria della Conferenza episcopale tedesca (Dbk), conclusasi giovedì
21 settembre dopo quattro giornate di intensi dibattiti. Migrazione e
rifugiati; nuove povertà e marginalità come sfida per la Chiesa;
interventi umanitari in favore dei cristiani del Vicino e Medio Oriente;
integrazione europea dopo la Brexit del Regno Unito; cinquecentenario
della riforma luterana: questi i temi principali dei lavori che si sono
rincorsi nelle sale del seminario vescovile di Fulda, che ha accolto i
66 presuli tedeschi.
L’impegno per i rifugiati.
La Dbk, per bocca del presidente e arcivescovo di Monaco Frisinga, cardinale Reinhard Marx, ha esplicitamente chiesto al governo federale una nuova legge globale sull’immigrazione e per la gestione dei richiedenti asilo. Marx, durante la conferenza stampa conclusiva, ha tenuto ha precisare che la “Germania è un Paese di immigrazione, soprattutto ora che circa un quarto della popolazione è immigrata”. Il cardinale ha ribadito che è necessaria una legge che valuti le differenti cause dell’immigrazione: c’è necessità “di maggiore chiarezza davanti a persone che in realtà volevano emigrare per motivi economici, usando delle possibilità d’asilo e del diritto dei rifugiati previsto in Germania”.
La Dbk, per bocca del presidente e arcivescovo di Monaco Frisinga, cardinale Reinhard Marx, ha esplicitamente chiesto al governo federale una nuova legge globale sull’immigrazione e per la gestione dei richiedenti asilo. Marx, durante la conferenza stampa conclusiva, ha tenuto ha precisare che la “Germania è un Paese di immigrazione, soprattutto ora che circa un quarto della popolazione è immigrata”. Il cardinale ha ribadito che è necessaria una legge che valuti le differenti cause dell’immigrazione: c’è necessità “di maggiore chiarezza davanti a persone che in realtà volevano emigrare per motivi economici, usando delle possibilità d’asilo e del diritto dei rifugiati previsto in Germania”.
L’impegno che la Chiesa tedesca ha profuso per gli aiuti ai
rifugiati ha visto le 27 diocesi del Paese mettere a disposizione un
totale di 79,5 milioni di euro nei primi sette mesi del 2016: 52milioni e
200mila euro per progetti in Germania di assistenza, scolarizzazione,
formazione lavorativa ed edilizia sociale e 27,3 milioni di euro in
progetti umanitari nelle regioni di crisi.
In queste ingenti somme, la Dbk ha precisato che non sono ricompresi
l’impegno delle comunità religiose e dell’associazionismo cattolico, e
l’assistenza non finanziaria per circa 28mila rifugiati accolti in 1.381
edifici ecclesiastici. Oltre 5.900 operatori pastorali offrono
assistenza medica, sociale, professionale e legale, mentre 100mila
volontari operano nelle azioni di integrazione, insegnamento e
assistenza alle famiglie.
Compassione e solidarietà.
Un dato di riferimento per la società tedesca è il confronto con ciò
che avvenne dopo al Seconda Guerra Mondiale con l’afflusso in Germania,
federale e democratica, di oltre 12 milioni di profughi dall’Europa
Orientale “e i loro discendenti hanno mantenuto la cultura della memoria
e, allo stesso tempo, notevolmente contribuito al progetto di pace
europeo”, ha ricordato Marx. Nel corso dei lavori il cardinale Rainer Woelki,
arcivescovo di Colonia, aveva evidenziato la necessità di una maggiore
compassione e solidarietà verso gli emarginati e i rifugiati: “Nessuna
società può chiamarsi umana, se perde di vista il destino dei propri
poveri o scarica le colpe su altri poveri, rendendoli capri espiatori” e la povertà, ha
continuato l’arcivescovo, “non è una realtà lontana: è la realtà di
molte migliaia di persone nel nostro Paese”. Per Woelki, il problema è
il progressivo scarica barile di una società dove sempre più si
manifesta il populismo razzista e la mancanza di solidarietà: “Noi
sperimentiamo in questo momento nel nostro Paese cosa succede quando le
persone sono corteggiate politicamente su questo argomento. Il populismo
alimenta l’atteggiamento de-solidale e stimola il bisogno di capri
espiatori”.
Cristiani in Iraq.
Grande rilevanza anche sui mezzi di comunicazione nazionali ha avuto la conferenza dell’arcivescovo cattolico caldeo di Erbil, nel Kurdistan iracheno, monsignor Bashar Warda, il quale ha lanciato un accorato appello ai cristiani tedeschi e di tutta l’Europa perché “entro un mese si deciderà se dopo 2000 anni di presenza in Iraq il cristianesimo avrà un futuro o si estinguerà, salvo piccoli resti museali”.
Grande rilevanza anche sui mezzi di comunicazione nazionali ha avuto la conferenza dell’arcivescovo cattolico caldeo di Erbil, nel Kurdistan iracheno, monsignor Bashar Warda, il quale ha lanciato un accorato appello ai cristiani tedeschi e di tutta l’Europa perché “entro un mese si deciderà se dopo 2000 anni di presenza in Iraq il cristianesimo avrà un futuro o si estinguerà, salvo piccoli resti museali”.
Warda, ringraziando i cattolici tedeschi per l’appoggio e l’aiuto
economico ai cristiani iracheni, ha ricordato che nel Paese mesopotamico
“il numero dei cristiani è diminuito drasticamente da 1,4 milioni di
fedeli a meno di 300mila”. Nella regione di Erbil sono giunti migliaia
di profughi dopo l’invasione di Mosul da parte dell’Isis, e il presule
caldeo ha ricordato che “i cattolici caldei di Erbil hanno accolto e
ospitato 10mila famiglie cristiane”. Con i fondi della Chiesa tedesca
sono state costruite 11 scuole e assicurate 150 borse di studio
universitarie, oltre alla assistenza ed accoglienza quotidiana dei nuovi
profughi.