By SIR
“Il Papa ha la libertà della parola, non ha interessi politici o
economici. La sua è una parola libera e personale, priva di paura, che
si eleva davanti alle violenze. Si indirizza alla coscienza delle
persone e, a livello internazionale, sa bene cosa dice”.
Così monsignor Antoine Audo, vescovo caldeo di Aleppo e presidente di Caritas Siria, commenta al Sir le parole di Papa Francesco oggi in udienza il cui pensiero è andato “un’altra volta all’amata e martoriata Siria”. In un appello a braccio il Papa ha rivolto un pensiero per la Siria: “Continuano a giungermi notizie drammatiche sulla sorte delle popolazioni di Aleppo, alle quali mi sento unito nella sofferenza, attraverso la preghiera e la vicinanza spirituale. Nell’esprimere profondo dolore e viva preoccupazione per quanto accade in questa già martoriata città – dove muoiono bambini, anziani, ammalati, giovani, vecchi, tutti – rinnovo a tutti l’appello ad impegnarsi con tutte le forze nella protezione dei civili, quale obbligo imperativo e urgente”. Il Pontefice si è poi rivolto “alla coscienza dei responsabili dei bombardamenti che devono dare conto davanti a Dio”.
Mons. Audo, che oggi ha partecipato ad un incontro di Caritas Internationalis, fa il punto con il Sir sull’emergenza umanitaria in corso nella città di Aleppo dove, nella zona Est, tenuta dai “ribelli islamici”, “mancano luce, acqua, medicinali, cibo”. La zona, dice, “è bombardata dall’esercito”, mentre i ribelli “rispondono con razzi e bombe lanciate verso la zona Ovest, dove siamo noi” anch’essa senza acqua e luce. Tuttavia, per mons. Audo, “l’emergenza più grave è rappresentata dal fatto che la morte è diventata una cosa naturale e normale: è la spirale di violenza, di odio e di istinti terribili che invadono i luoghi e le persone. Dobbiamo fermare questa spirale”. A riguardo il vescovo caldeo si dice certo che “la pace è possibile ma questa deve venire dall’interno della Siria, dai siriani che hanno possibilità di vivere in pace. Sedersi ad un tavolo con l’aiuto dell’Onu è possibile”.
Così monsignor Antoine Audo, vescovo caldeo di Aleppo e presidente di Caritas Siria, commenta al Sir le parole di Papa Francesco oggi in udienza il cui pensiero è andato “un’altra volta all’amata e martoriata Siria”. In un appello a braccio il Papa ha rivolto un pensiero per la Siria: “Continuano a giungermi notizie drammatiche sulla sorte delle popolazioni di Aleppo, alle quali mi sento unito nella sofferenza, attraverso la preghiera e la vicinanza spirituale. Nell’esprimere profondo dolore e viva preoccupazione per quanto accade in questa già martoriata città – dove muoiono bambini, anziani, ammalati, giovani, vecchi, tutti – rinnovo a tutti l’appello ad impegnarsi con tutte le forze nella protezione dei civili, quale obbligo imperativo e urgente”. Il Pontefice si è poi rivolto “alla coscienza dei responsabili dei bombardamenti che devono dare conto davanti a Dio”.
Mons. Audo, che oggi ha partecipato ad un incontro di Caritas Internationalis, fa il punto con il Sir sull’emergenza umanitaria in corso nella città di Aleppo dove, nella zona Est, tenuta dai “ribelli islamici”, “mancano luce, acqua, medicinali, cibo”. La zona, dice, “è bombardata dall’esercito”, mentre i ribelli “rispondono con razzi e bombe lanciate verso la zona Ovest, dove siamo noi” anch’essa senza acqua e luce. Tuttavia, per mons. Audo, “l’emergenza più grave è rappresentata dal fatto che la morte è diventata una cosa naturale e normale: è la spirale di violenza, di odio e di istinti terribili che invadono i luoghi e le persone. Dobbiamo fermare questa spirale”. A riguardo il vescovo caldeo si dice certo che “la pace è possibile ma questa deve venire dall’interno della Siria, dai siriani che hanno possibilità di vivere in pace. Sedersi ad un tavolo con l’aiuto dell’Onu è possibile”.