Dal 20 al 23 settembre prossimi Aiuto alla Chiesa che Soffre-Italia
torna nel Kurdistan iracheno, e precisamente ad Erbil e Duhok. Il
direttore della Fondazione pontificia, Alessandro Monteduro, farà parte,
assieme a monsignor Francesco Cavina, vescovo di Carpi, di una
delegazione internazionale che incontrerà autorità civili ed
ecclesiastiche, in particolare l’arcivescovo caldeo di Erbil monsignor
Bashar Matti Warda, ma soprattutto visiterà i diversi campi profughi che
ancora oggi ospitano decine di migliaia di cristiani costretti alla
fuga dal nord dell’Iraq dalla violenza di Isis. La missione ha come
obiettivo primario la distribuzione di ingenti quantitativi di beni di
prima necessità.
ACS-Italia ha visitato i campi profughi della città Erbil nell’aprile
scorso, con lo stesso monsignor Cavina e con il vescovo di
Ventimiglia-San Remo, monsignor Antonio Suetta.
«Ritorniamo nella regione in una fase particolarmente delicata»,
afferma Alessandro Monteduro. «La sottrazione allo Stato islamico di una
importante area da parte delle forze militari governative, la tanto
attesa azione di liberazione della città di Mosul, hanno infatti
concretamente alimentato la speranza di chi nel 2014 fu costretto a
lasciare tutto per non rinnegare la fede e salvare la propria vita e
quella dei propri familiari. Andiamo in Kurdistan tuttavia sapendo che
qualunque cosa accadrà sul piano militare, ancora per lungo tempo i
cristiani di Erbil e Duhok saranno costretti a vivere in condizioni
fortemente disagiate senza alcuna autonoma forma di sostentamento. ACS
dedicherà dunque
il Natale, ancora una volta, a loro. Intendiamo valutare personalmente
su quali azioni di sostegno sia più appropriato richiedere l’aiuto dei
nostri benefattori», afferma sempre Monteduro, «nella consapevolezza che
Aiuto alla Chiesa che Soffre dall’inizio del 2014 a fine giugno 2016 ha
curato in Iraq progetti per un totale di 19.300.509 euro».
Un ulteriore motivo della visita è descritto dallo stesso monsignor
Cavina nel suo Diario “di viaggio”,redatto dopo il primo incontro di
aprile: «Abbiamo trovato un gruppo di donne di Mosul in un container che
si sono unite e hanno iniziato una attività lavorativa. Sono giunte a
realizzare opere in mosaico. Hanno voluto precisare, il loro non è un
laboratorio, ma un centro per aiutare la donna a vivere con dignità la
propria condizione di profuga. Come segno della nostra vicinanza abbiamo
promesso di inviare una macchina per tagliare in cubetti le steli di
marmo».
Ed è anche con questo macchinario per tagliare pietre e marmo, dono
della Diocesi di Carpi e dal peso di circa 4 quintali che, afferma il
direttore Monteduro, «torneremo fra i cristiani presenti ad Erbil».