"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

1 luglio 2009

Il ritiro delle truppe Usa dall'Iraq. Mons Warduni: garantire i diritti di tutti


L’Iraq vive con speranza e preoccupazione il ritiro delle truppe statunitensi a sei anni dal conflitto che ha portato alla caduta di Saddam Hussein e ad una sanguinosa guerra civile. L'auspicio è che la popolazione sappia costruire un futuro all'insegna della riconciliazione nazionale. Si teme invece che interessi non orientati verso il bene comune possano rendere ancora più intricato il cammino verso la pace. E' quanto sottolinea, al microfono di Emer McCarthy, della nostra redazione inglese, il vescovo ausiliare di Baghdad, mons. Sleimon Warduni:
"Ciò che aspettiamo è la pace, è la sicurezza, perché abbiamo veramente sofferto tanto: tanti i morti, tantissimi i feriti, tanti orfani e tante vedove e specialmente tanta immigrazione, che diminuisce non solo il numero, ma anche la forza dei cristiani. Un tempo erano milioni e purtroppo adesso sono migliaia. Questo ci fa male. Però, le nostre speranze sono nel futuro e cominciano da oggi, perché è una bella cosa che gli iracheni custodiscano l’Iraq. Certamente, le truppe degli alleati hanno fatto il possibile, ma adesso spetta agli iracheni. Questo è il punto, l’interrogativo: tutti gli iracheni coopereranno per il bene dell’Iraq o per i propri interessi? Questa è la questione: sono tutti d’accordo e sono pronti a sacrificare tutto per il bene comune? E’ questo che vogliamo, è questo che noi incoraggiamo, perchè gli iracheni possano veramente vivere nella sicurezza."
Mons. Warduni, per le strade di Baghdad, oggi, qual è l’atmosfera che si respira, come stanno vivendo questo giorno i suoi connnazionali?
"E’ una festa grande nazionale, perchè comincia la libertà vera degli iracheni, perché possono guidarci e risolvere da soli i loro problemi. Quindi, noi aspettiamo la riconciliazione nazionale. Si sente un’aria di gioia in tutti quanti, anche se c’è qualcuno che non è d’accordo, perché teme che le violenze aumentino e così via. Noi, però, aspettiamo questa libertà vera, democratica, perché sia concessa a tutti, come pure i diritti a noi cristiani, perché a volte sentiamo che sono calpestati." (Montaggio a cura di Maria Brigini)