"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

14 luglio 2009

Attacchi alle chiese in Iraq. Il Papa prega per la conversione degli attentatori

Fonte: Radiovaticana

In risposta ai tragici attacchi in Iraq contro i luoghi di culto cristiani è giunto l’appello del Papa alle autorità irachene, affinché fermino le violenze, dietro le quali si teme un disegno criminale preordinato. Il servizio di Roberta Gisotti.

Benedetto XVI, vicino spiritualmente alla comunità cattolica e ortodossa in Iraq, “prega per una conversione del cuore degli autori della violenza”. In un messaggio a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, inviato ieri al patriarca di Babilonia dei Caldei, Emmanuel III Delly, il Papa “incoraggia le autorità a fare tutto il possibile per promuovere una coesistenza giusta e pacifica di tutti i settori della popolazione irachena”. “Siamo dispiaciuti - ha fatto eco al Santo Padre il cardinale Delly - perché oggi sono obiettivo degli attentati luoghi che, in passato come durante la guerra, servivano da rifugio per cristiani e musulmani”.
Ricordiamo che 5 persone sono state uccise ed oltre 40 sono rimaste ferite in una catena di attacchi eseguiti tra sabato sera e ieri mattina a Baghdad, Mossul e Kirkuk, nel nord del Paese, contro obiettivi e personalità cristiane. Sette le chiese colpite nella capitale: quelle di Notre Dame, di San Giuseppe, di San Giorgio, del Sacro Cuore e di San Giacomo di rito caldeo; quella dei Santi Pietro e Paolo di rito siro-ortodosso e quella di Santa Maria di rito assiro; oltre alla chiesa della Madonna di Fatima di rito siro-cattolico a Mossul.
“Si tratta di attacchi perpetrati con lo scopo di spingere i cristiani fuori dall’Iraq”, ha dichiarato mons. Jean Benjamin Sleiman, arcivescovo dei Latini a Baghdad, e questa è l’opinione largamente condivisa tra gli esponenti della comunità cristiana irachena, almeno 800 mila fedeli prima dell’invasione statunitense nell’aprile 2003 ed ora - secondo stime - ridotta a meno di 500 mila. Intanto le autorità irachene, da due settimane responsabili della sicurezza nei centri abitati dopo il ritiro definitivo delle truppe Usa hanno imposto il coprifuoco in alcuni sobborghi a maggioranza cristiana nei pressi di Mossul e rafforzato la protezione alle 35 chiese di Baghdad. Tra le chiese colpite nella capitale irachena quella di Santa Maria, dove officia mons. Shlemon Warduni, vescovo ausiliare caldeo a Baghdad. Ascoltiamo il racconto commosso di quegli accadimenti tragici. L’intervista al presule è di Marie Duhamel della nostra redazione francese.

R. – Avevo quasi previsto che sarebbe accaduto qualcosa alle chiese: nella notte erano già state bombardate le chiese di San Giuseppe lavoratore e poco prima delle cinque della mattina mi hanno telefonato che anche la chiesa di San Giorgio era stata attaccata. Io avevo allora telefonato a vescovi e sacerdoti avvertendoli di stare attenti; avevo parlato anche con alcuni responsabili dell’esercito, per avvisare anche loro. Quindi sono andato a celebrare la Messa, e nel corso della celebrazione abbiamo pregato per la pace e per la sicurezza; al termine della Messa, siamo usciti nel cortile della chiesa dove ho salutato alcune persone. Poi, alcuni mi hanno invitato a recarmi nell’ufficio vicino, e dopo appena un minuto abbiamo sentito questa voce dall’inferno che ci ha fatto sussultare, perché tanti strillavano, tanti piangevano, i bambini gridavano e poi il fuoco, il fumo dall’altra parte … non sapevamo cosa fare! Quindi sono arrivate le forze del governo e poi alcuni nostri vicini di casa, anche musulmani, e abbiamo visto che due giovani – poveri! – mancavano all’appello: erano morti e c’erano 25-30 feriti …
D. – C’è un messaggio che lei oggi vuole far giungere ai cristiani che sono ancora in Iraq?
R. – Certamente! Noi siamo figli della speranza, e dobbiamo per questo avere fiducia nel Signore e andare avanti, perché il nostro Dio è un Dio d’amore, è un Dio che ama gli uomini, che li ha creati per essere felici in questo mondo, non per vivere una vita di malinconia, di sofferenza. Ed il popolo iracheno sta soffrendo da tanti anni, ed i cristiani soffrono insieme a tutto il popolo da duemila anni … Il nostro Paese è il Paese dei martiri: quanti martiri! Per questo, cerchiamo di vivere con fiducia e con tranquillità!