"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

6 aprile 2009

I drappi funerari neri smentiscono il calo dei morti in Iraq.

Fonte: Los Angeles Times

By Ned Parker and Usama Redha da Baghdad, 5 aprile 2009

Tradotto ed adattato da Baghdadhope

I drappi funerari punteggiano la capitale ricordando agli iracheni che la brace della recente guerra civile brucia ancora. Uno appeso di recente rende onore a due donne cristiane uccise, secondo quanto dice la famiglia, a causa della loro fede. Il drappo funerario nero è inchiodato ad un muro bianco sporco accanto a resti di alcuni vecchi manifesti elettorali ed ad una scritta rossa sbiadita che recita "TNT". Nessuno fa attenzione all'annuncio mortuario in questa strada industriale, con le sue luride pozzanghere e le file di officine meccaniche. Il drappo sarà tolto oggi e poi sarà dimenticato.
Solo leggendo ciò che è scritto sul drappo e visitando la vicina chiesa si apprende che due donne cristiane, una delle quali disabile mentale, sono state accoltellate più di 50 volte nella loro casa, e che i loro corpi sono stati scoperti da una nipotina di nove anni. La scritta bianca in bella calligrafia e una croce brillante decorano il tessuto nero.
"Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, Dio misericordioso amen.... Scomparse a causa di un vile attentato terroristico", recita il drappo. E poi parole del colore del sangue: "Le compiante Gilawez Nissan Musa e Hana Ishaq Poulis".
In un momento in cui il governo iracheno e l’esercito degli Stati Uniti parlano di riduzione dei morti i drappi neri pendono dai muri delle moschee e negli incroci di Baghdad raccontando una storia diversa, un mondo al di là delle statistiche in cui le uccisioni ancora agitano la società. Quei drappi, casualmente letti dai conducenti che poi raccontano delle sparatorie dalle auto, delle bombe e degli omicidi che essi documentano, ricordano agli iracheni che nulla è come sembra, che le braci della recente guerra civile bruciano ancora.
La famiglia delle scomparse si riunisce presso la Santa Chiesa Cattolica Apostolica Assira d'Oriente di Sant’Odisho. I due figli di Hana Ishaq Poulis, Diari Adel Ishaq, 37 anni e Bassam di 36, sono in un piccolo cortile dove un piccolo tetto di lamiera scherma il sole. I fratelli, entrambi funzionari dell’intelligence militare in Iraq, quasi sussurrano. Arrivano gli amici, le donne sono vestite di nero, gli uomini in pantaloni e camicie abbottonate e rimboccate.
Gli uomini abbracciano i figli della scomparsa e ripetono: "Dio vi benedica, Dio vi benedica.”
La gente in lutto entra nella chiesa e siede sulle sedie di plastica. Altri fumano increduli e tengono compagnia ai due fratelli camminando nel cortile.
Entrambi gli uomini sono convinti che la madre e la sorella siano state uccise perché cristiane che vivevano nel quartiere prevalentemente sunnita di Dora, nel sud di Baghdad. Gioielli ed oro per un valore di circa 8.500$ sono stati rubati ma i fratelli sono sicuri che l’uccisione è stata motivata da qualcosa di più.
"Si è trattato di un attentato terroristico", dice Diari. "Non tornerò mai più a Dora". Gli omicidi hanno segnato una rottura definitiva con Dora dove il padre aveva costruito la loro casa nel 1974. La famiglia aveva lasciato il quartiere nella primavera del 2007 dopo che i militanti avevano fatto scivolare sotto la porta delle minacce di morte, e si era unita all’esodo dei cristiani da Dora. Ma dopo cinque mesi era tornata nel quartiere. Diari avrebbe voluto che la madre sessantaduenne si trasferisse con Bassam in un altro distretto ma lei aveva rifiutato ed aveva insistito a vivere nella casa che suo marito aveva costruito. Diari ricorda che diceva: "Sono una donna – non mi succederà nulla."
Diari vorrebbe non essere mai tornato a Dora. Chiede l’aiuto degli americani. "Voglio l'aiuto dell'ambasciata americana, di una qualsiasi ambasciata. Voglio il loro aiuto per lasciare l'Iraq", dice a voce alta. Suo fratello Bassam concorda: "Siamo soldati. Stavamo servendo il paese ma a causa di questo incidente lasceremo l'Iraq". Gli uomini intorno annuiscono con fare serio, tutti loro hanno lasciato Dora. Diari armeggia con un pacchetto di sigarette e si morde le labbra. "Sembriamo avere 40 o 50 anni perché siamo stanchi della situazione" dice, i capelli ed i baffi già grigi. Ha troppo da fare. Sua moglie e la figlia sono ancora in stato di shock per avere scoperto i corpi di sua madre e di sua sorella giovedì.
La moglie di Diari, Jacqueline, era andata a casa di sua suocera per lasciare per il pomeriggio il suo bimbo di 7 mesi. La loro figlia, Natalia, era corsa all'interno per prima con una bottiglia di latte per suo fratello. "Era terrorizzata. Ha detto: 'Nani è a terra in una pozza di sangue.' Mia moglie è entrata in casa, era stordita, è corsa fuori ed ha iniziato a gridare," dice Diari.
Il sangue ha imbrattato il pavimento del bagno e le scale. Sua moglie ha detto a Natalia che la nonna era molto malata. Ma Natalia ha risposto con rabbia che l’aveva visto coperta di sangue. In alcune ore Diari ha trasferito la sua famiglia da Dora. Ora vivono con dei parenti e lui ha bisogno di trovare una nuova casa. Oggi il drappo nero sarà tolto e la gente riprenderà la propria vita. Diari si rammarica del fatto di aver ingannato se stesso con il pensiero che la sua famiglia fosse al sicuro.