La Santa Messa che a quattro anni dalla morte di Giovanni Paolo II è stata celebrata dal suo successore Benedetto XVI in San Pietro è stata seguita anche in Iraq. Tra coloro che hanno potuto ascoltare in diretta la voce del pontefice trasmessa dai canali satellitari ci sono stati i fedeli della chiesa cattolica caldea di Mar Qardagh ad Erbil il cui parroco, Padre Rayan P. Atto, per aver studiato in Italia ha potuto fungere da interprete. Ad organizzare l’incontro a ricordo di Giovanni Paolo II Padre Atto ed i ragazzi che lo scorso anno hanno partecipato alla GMG a Sydney e che, come conferma a Baghdadhope lo stesso sacerdote, sperano di poter ripetere quell’esperienza per la prossima GMG di Madrid nel 2011.
“Abbiamo letto in chiesa il messaggio che Papa Benedetto XVI ha diffuso in occasione della celebrazione a livello diocesano della XXIV GMG ed abbiamo riflettuto sulle parole di San Paolo: 'Abbiamo posto la nostra speranza nel Dio vivente'. La speranza, la gioia, e la voglia di testimoniare Cristo sono le cose che animano i nostri fedeli, specialmente i giovani.”
Padre Atto, siamo ormai prossimi alla Pasqua, come la celebrerete?
“La liturgia della Pasqua della chiesa caldea differisce leggermente da quella delle chiese cattoliche non di tradizione orientale. Al giovedì santo abbiamo la Santa Messa, il lavaggio dei piedi ed una cerimonia caldea che ricorda la cattura di Gesù. Al venerdì santo ancora una cerimonia caldea ci ricorda la passione, la morte e la sepoltura di Nostro Signore. Il sabato santo è caratterizzato dai vespri, (Ramsha) dalla Santa Messa che viene celebrata alle 22.00, e dalla rappresentazione (Gayasa) che predece la messa dell’incontro tra il ladrone redento ed il cherubino che non vuole farlo entrare in Paradiso e che viene convinto dalla Croce che il ladrone redento porta con sè e dalle parole che egli pronuncia: 'E’ la Sua croce che ti ho portato come segno, guarda se è genuino e non inquietarti.' Le messe di domenica e lunedì concludono la liturgia pasquale”
Padre Atto, come vanno le cose ad Erbil?
“Direi bene, pur nelle ovvie difficoltà che ancora ci sono. Ora che a Baghdad la situazione è migliorata, sebbene ancora non normale, molte famiglie cristiane che avevano lasciato la capitale vi sono tornate per vendere le proprie case e trasferirsi definitivamente ad Erbil od a Ankawa. Tutti preghiamo che questi piccoli segni di normalità siano l’inizio di una nuova vita per tutto l’Iraq.”
“Abbiamo letto in chiesa il messaggio che Papa Benedetto XVI ha diffuso in occasione della celebrazione a livello diocesano della XXIV GMG ed abbiamo riflettuto sulle parole di San Paolo: 'Abbiamo posto la nostra speranza nel Dio vivente'. La speranza, la gioia, e la voglia di testimoniare Cristo sono le cose che animano i nostri fedeli, specialmente i giovani.”
Padre Atto, siamo ormai prossimi alla Pasqua, come la celebrerete?
“La liturgia della Pasqua della chiesa caldea differisce leggermente da quella delle chiese cattoliche non di tradizione orientale. Al giovedì santo abbiamo la Santa Messa, il lavaggio dei piedi ed una cerimonia caldea che ricorda la cattura di Gesù. Al venerdì santo ancora una cerimonia caldea ci ricorda la passione, la morte e la sepoltura di Nostro Signore. Il sabato santo è caratterizzato dai vespri, (Ramsha) dalla Santa Messa che viene celebrata alle 22.00, e dalla rappresentazione (Gayasa) che predece la messa dell’incontro tra il ladrone redento ed il cherubino che non vuole farlo entrare in Paradiso e che viene convinto dalla Croce che il ladrone redento porta con sè e dalle parole che egli pronuncia: 'E’ la Sua croce che ti ho portato come segno, guarda se è genuino e non inquietarti.' Le messe di domenica e lunedì concludono la liturgia pasquale”
Padre Atto, come vanno le cose ad Erbil?
“Direi bene, pur nelle ovvie difficoltà che ancora ci sono. Ora che a Baghdad la situazione è migliorata, sebbene ancora non normale, molte famiglie cristiane che avevano lasciato la capitale vi sono tornate per vendere le proprie case e trasferirsi definitivamente ad Erbil od a Ankawa. Tutti preghiamo che questi piccoli segni di normalità siano l’inizio di una nuova vita per tutto l’Iraq.”