"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

10 aprile 2009

Cristiani in Medio Oriente: L'angelo e il ladrone. La celebrazione della Pasqua tra riti e tradizioni

Fonte: SIR

di Daniele Rocchi

Secondo una tradizione dei cristiani di lingua siriaca le anime dei defunti che arrivano alla porta del Paradiso non vi trovano san Pietro ma il Buon Ladrone. Quest'ultimo - secondo quanto riferisce il teologo benedettino greco padre Manuel Nin - redento dalla croce di Cristo, che ne è la chiave di ingresso, è stato il primo a entrarvi, dopo una disputa con il Cherubino che dopo l'espulsione di Adamo custodiva l'ingresso del Paradiso. L'apocrifo "Vangelo di Nicodemo", nella seconda parte intitolata "Discesa di Cristo negli inferi", parla di un uomo miserabile, con una croce sulle spalle, che l'angelo guardiano aveva messo alla destra della porta del paradiso. E in molti testi liturgici della Settimana Santa le Chiese orientali celebrano il Buon Ladrone come figura del cristiano, dell'essere umano, che trova nella croce di Cristo la salvezza. La stessa liturgia bizantina insiste sul rapporto tra il ladrone e la croce: è la croce a portare il ladrone alla fede, a farlo divenire teologo, a condurlo in paradiso. Le Chiese di tradizione siro-orientale conservano un "Dialogo tra il Cherubino e il Buon Ladrone", messo in scena la domenica di Pasqua oppure la mattina del lunedì, chiamato "dell'angelo" o, appunto, "del ladrone". È una vera celebrazione liturgica, molto popolare, rappresentata in chiesa da due diaconi, secondo un testo che risale probabilmente al V secolo ed è preceduto dal canto di alcuni Salmi da parte del coro. Di seguito un quadro di come le comunità cristiane mediorientali si stanno preparando alla Pasqua.
Iraq. Pasqua senza coprifuoco in Iraq dove sembrano sensibilmente migliorate le condizioni di sicurezza. "Per questo - dichiara il vescovo ausiliare di Baghdad, mons. Shlemon Warduni - ci sono chiese che hanno chiesto di poter celebrare la veglia pasquale, alle 19 e alle 22. Ci attendiamo chiese strapiene per il Triduo Pasquale che vivrà alcuni dei suoi momenti principali, il Giovedì Santo, dopo la messa, nella veglia con Gesù sofferente; il Venerdì Santo leggeremo il Passio, seguito da una lunga predica, con la processione e il bacio della croce. Sabato Santo la veglia con la rappresentazione del Dialogo tra l'angelo e il buon ladrone. La prima parte della Settimana è dedicata alle Confessioni".
Giordania. In Giordania i cristiani celebreranno tutti insieme la Pasqua il 19 aprile, e non il 12. "Un segno ecumenico di unità dato alla comunità cristiana e alla maggioranza musulmana - dice padre Raymond Moussalli, vicario patriarcale caldeo per la Giordania - la via dell'unità è importante qui dove la convivenza e il rispetto è un dato di fatto. La liturgia della Pasqua della Chiesa caldea differisce leggermente da quella delle Chiese cattoliche non di tradizione orientale. Al Giovedì Santo abbiamo la messa, la lavanda dei piedi ed una cerimonia che ricorda la cattura di Gesù. Al Venerdì Santo ancora una cerimonia ci ricorda la passione, la morte e la sepoltura di Nostro Signore. Il Sabato Santo è caratterizzato dai vespri, (Ramsha) dalla Mmessa che viene celebrata alle 22, e dalla rappresentazione (Gayasa) che precede la messa dell'incontro tra il ladrone redento e il cherubino che non vuole farlo entrare in Paradiso e che viene convinto dalla Croce che il ladrone redento porta con sé". Sarà, come da qualche anno a questa parte, una celebrazione particolare per le migliaia di cristiani iracheni rifugiati in Giordania. "Non vedono ancora la possibilità di ritornare a casa loro. Seppure la sicurezza stia migliorando continuano ad arrivare notizie di uccisioni di cristiani. Le ultime pochi giorni fa a Baghdad, Kirkuk e Mosul. Speriamo - conclude Moussalli - che il Papa nella sua prossima visita in Giordania, Israele e Palestina levi la sua voce per fermare questa emorragia di cristiani".
Siria. È la Liturgia delle Ore a dettare i tempi delle celebrazioni pasquali nelle Chiesa greco-melchita ed in quella siro-cattolica, dove, tuttavia, non mancano le tradizionali messe come quella in Coena Domini e riti come la lavanda dei piedi. "Nella cattedrale patriarcale a Damasco abbiamo uffici e messa vespertina fino al Triduo Pasquale - dichiarano dalla segreteria del patriarca greco melkita, Gregorio III Laham - quando gli uffici di preghiera vengono celebrati mattina, pomeriggio e sera, con una ampia partecipazione di fedeli (si calcola che i greco melkiti nell'eparchia di Damasco siano circa 200 mila, ndr.). Il Giovedì Santo a sera si recitano i 12 Vangeli della Passione, il venerdì mattina l'ufficiatura della sepoltura di Cristo, con la discesa dalla Croce cui segue una processione con l'epitaffios, l'immagine del Cristo morto. Sabato Santo mattina si recitano i vespri, con un'officiatura speciale della Chiesa melkita, che è la benedizione della luce, poi l'Eucarestia. Non celebriamo la sera del sabato la veglia pasquale ma l'ufficio della notte e la liturgia alle cinque del mattino della Domenica di Pasqua". La Settimana Santa per la comunità siro cattolica (circa 30 mila fedeli compresi anche i rifugiati iracheni), si è aperta con la processione della Domenica delle Palme, cui è seguita la sera la rappresentazione della parabola delle "vergini stolte e le vergini sagge", spiega l'arcivescovo siro cattolico, mons. Elias Tabe. "Proseguiremo poi con i riti del Triduo Pasquale fino alla Pasqua che da qualche anno celebriamo con i nostri fratelli rifugiati iracheni in Siria. Celebrare con loro è segno di speranza e di unità con l'auspicio che possano tornare alle loro case una volta che si sarà ristabilita, per loro e per tutto il popolo iracheno, giustizia, diritto e sicurezza".
Egitto. "Per una felice combinazione di date del calendario gregoriano e giuliano quest'anno celebriamo la Pasqua con i copti ortodossi il 19 aprile", dice il vescovo del Cairo dei caldei, mons. Giuseppe Sarraf, che tra i riti più seguiti illustra la discesa dalla Croce, il Venerdì Santo, in cui Cristo viene schiodato dalla Croce, lavato e deposto nella bara, e portato in processione. "Riti molto sentiti ai quali partecipano anche gli ortodossi che fanno anche digiuno dalla mezzanotte". "Emozionante anche la lettura del Passio il Venerdì Santo, gradualmente si spengono le luci della Chiesa con il solo Crocifisso illuminato. Quando Gesù rimette lo spirito tutto è buio e con tamburi ed altri strumenti si creano gli effetti della pioggia e del terremoto". Nel giorno di Pasqua i cristiani sono dispensati dal lavoro. Il giorno di pasquetta, invece, si ferma tutto l'Egitto, in quanto è festa nazionale che richiama alla festa della primavera dei faraoni.
Libano. "Non ci sono particolari riti tra i fedeli cattolici latini libanesi - spiega il loro vicario apostolico mons. Paul Dahdah - il dato che emerge è la grande partecipazione e voglia di pregare. Domenica delle Palme abbiamo celebrato due volte, in arabo e in francese per dare modo a tutti di partecipare. C'era una chiesa straripante di fedeli; dove si sente la fede si sente anche il bisogno psicologico di sfogarsi del clima abbastanza teso che si respira in Libano, e non solo, in questo periodo". La Settimana Santa e la Pasqua possono servire dunque anche a svelenire il clima politico: "Abbiamo angoscia e paura, in vista delle elezioni, i politici si insultano a vicenda creando un clima di tensione tra la popolazione. Il timore è che da questa violenza verbale, peraltro condannata anche da tutti i vescovi libanesi, possa scaturire quella fisica con gravi conseguenze sul piano sociale".
Gerusalemme. "Le celebrazioni pasquali a Gerusalemme hanno un sapore tutto particolare poiché si tengono nei luoghi dove sono avvenute duemila anni fa. Tutti i riti pasquali ruoteranno intorno al Santo Sepolcro dove vige lo Statu quo, ovvero quel regolamento antico che rende la Settimana Santa un po' diversa, vale a dire che le liturgie sono nei tempi previsti dal rito di san Pio V e non corrispondono a quelle della riforma conciliare". Nelle parole del custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, tutta la peculiarità della Pasqua vissuta a Gerusalemme. "Per fare un esempio - spiega il francescano - il Giovedì Santo, la Messa in coena Domini e quella crismale si celebrano insieme al mattino, la veglia pasquale si tiene il sabato mattina e non la notte". La Settimana Santa ha, poi, una liturgia "itinerante, passa dal Cenacolo al Sepolcro, dal Getsemani al Cenacolo e viceversa. Dovendo tenere le liturgie nei luoghi originali dobbiamo muoverci e così facendo anche la città di Gerusalemme segue il ritmo delle celebrazioni. Ogni spostamento è fatto in processione, con la scorta della polizia, cui partecipano i fedeli locali ed i pellegrini". La partecipazione dei cristiani locali, in gran parte palestinese abitante nei Territori, aggiunge Pizzaballa, "è stata resa possibile dal rilascio da parte di Israele di un permesso della durata di 4 settimane e non di due, come di solito accade per le grandi festività come Natale e Pasqua. In questo modo i fedeli delle nostre comunità locali possono partecipare sia alle celebrazioni pasquali che a quelle della visita del Papa in maggio. La Pasqua segna in qualche maniera anche l'apertura ufficiale della preparazione a questo atteso viaggio apostolico di Benedetto XVI".
Gaza. Grande partecipazione anche a Gaza per questa Pasqua, la prima dopo la guerra. "Preghiamo anche perché siamo in difficoltà - sottolinea il parroco latino della Striscia, padre Manuel Musallam, Domenica delle Palme c'erano tanti giovani e si sono confessati. In questa Settimana Santa benediremo delle croci da noi stessi fabbricate e le doneremo alle famiglie perché le portino a casa. Con noi sarà il patriarca emerito di Gerusalemme, Michel Sabbah, che guiderà il Triduo Pasquale. È una grande benedizione per la Chiesa in Gaza. Dalla domenica di Pasqua cominceremo a benedire le case e a pregare con le famiglie. Ma Pasqua è anche la festa della parrocchia: mangeremo tutti insieme e abbiamo invitato anche una delegazione di nostri fratelli musulmani".