Le parole del cardinal Bagnasco “descrivono una situazione reale, che i cristiani iracheni si trovano a soffrire” ma al tempo stesso evidenziano che la causa di questa “non è l’Islam ma quei fondamentalisti che hanno l’assurda pretesa di rappresentarlo”.
Padre Philip Najim, procuratore caldeo presso la Santa Sede, commenta così, al Sir, l’intervento del presidente della Cei, che ieri al Consiglio permanente, aveva denunciato “il calvario cui da troppo tempo ormai è sottoposto il cristianesimo dell’Iraq” parlando di “pulizia religiosa”.
“Siamo nel Ramadan, tempo in cui il musulmano è invitato a digiunare e a fare un esame di coscienza. Siamo stupiti che proprio in questo periodo accadano violenze contro i cristiani” afferma Najim richiamando le parole di Bagnasco riferite ai due caldei ultimi assassinati in Iraq. “E’ lo stesso Corano – ricorda - che chiama ad un dialogo di pace con i cristiani, che credono all’unico Dio. Il dialogo, tuttavia, deve essere basato sulla centralità di Dio e non sul dogma. Ciò che ci unisce è la fede nell’unico Dio”. Per il procuratore “perseguitare i cristiani e le altre minoranze vuole dire togliere Dio dalla propria vita e prendere il suo posto. L’Islam non è rappresentato dai fondamentalisti che spargono sangue in nome della fede che non può essere strumentalizzata per creare divisioni e sofferenze alla gente”.