By Aiuto alla Chiesa che Soffre
Con il proseguire dello scontro nella Siria nordorientale, nel Kurdistan iracheno aumenta il timore di massicce ondate di profughi della stessa entità di quelle giunte nell’estate del 2014 dopo l’invasione della Piana di Ninive da parte di ISIS.
Con il proseguire dello scontro nella Siria nordorientale, nel Kurdistan iracheno aumenta il timore di massicce ondate di profughi della stessa entità di quelle giunte nell’estate del 2014 dopo l’invasione della Piana di Ninive da parte di ISIS.
Fonti della
Chiesa locale riferiscono ad Aiuto alla Chiesa che Soffre che secondo il
governo del Kurdistan iracheno almeno 130mila persone avrebbero
abbandonato le proprie abitazioni nelle aree siriane interessate dal
conflitto con Ankara e sarebbero ora vicine ai confini con l’Iraq. Al
momento la frontiera con la Siria è chiusa ma qualora venisse aperta si
stima che oltre 250mila persone in fuga potrebbero riversarsi tra il
capoluogo del Kurdistan iracheno Erbil e la città di Duhok.
La
Chiesa locale si è già resa disponibile ad accogliere i rifugiati che
potrebbero giungere e il governo del Kurdistan ha fatto sapere che
aprirà gli aeroporti in caso di necessità. Tuttavia un afflusso di
simili proporzioni va ben oltre la capacità della piccola regione
autonoma dell’Iraq. «È una situazione drammatica – dichiara ad ACS
l’arcivescovo caldeo di Erbil, monsignor Bashar Warda– Se non saremo in
grado di accogliere i cristiani in fuga dalla Siria nordorientale, c’è
il rischio che questi si vedano costretti ad abbandonare il Medio
Oriente per sempre».
Il presule nota però che senza un aiuto da
parte delle nazioni occidentali sarà impossibile gestire uno scenario
che si preannuncia identico se non peggiore rispetto a quello del 2014,
quando in una sola notte giunsero in Kurdisan 125mila cristiani in fuga
dallo Stato Islamico. «Non possiamo farcela da soli – afferma
appellandosi ai governi occidentali – e se non aiuteremo i cristiani
siriani costretti ad abbandonare le proprie case è probabile che ISIS
stavolta riesca nel suo intento, ovvero sradicare completamente il
Cristianesimo dal Medio Oriente».
Aiuto alla Chiesa che Soffre è
in costante contatto con esponenti della Chiesa nelle aree curde di
Siria, Iraq e Turchia e segue con attenzione questi momenti di grande
tensione. «Qualunque siano gli sviluppi futuri, non mancherà il nostro
sostegno ai rifugiati cristiani e alle Chiese locali – assicura il
direttore di ACS-Italia Alessandro Monteduro – La straordinaria Chiesa
del Kurdistan non può essere lasciata sola nell’accoglienza di un simile
afflusso di rifugiati e noi la sosterremo esattamente come abbiamo
fatto 5 anni fa. Continueremo ad offrire aiuto ai nostri fratelli nella
fede cercando ancora una volta di impedire che il Medio Oriente si
svuoti della sua presenza cristiana».