"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

8 ottobre 2019

Il ritorno dei cristiani alle loro case nel nord dell'Iraq va a rilento.

By Baghdadhope*

Il sindaco di Telkeif, un villaggio nel nord iraq famoso tra i cristiani per aver dato i natali a molti sacerdoti, vescovi e patriarchi, specialmente della chiesa caldea, si chiama Bassem Blu ed in un'intervista rilasciata a settembre al sito Sputnik nella sua edizione araba ha affermato che il ritorno delle famiglie cristiane alle case ed ai villaggi dai quali erano stati cacciati dalla soldataglia dell'ISIS va a rilento: "le famiglie che sono tornate a Telkeif non sono più di 50 ed in generale il ritorno non è ai livelli desiderati."
Secondo Blu i motivi di questa situazione di stallo sono molteplici: politici, economici e riguardanti la sicurezza.
A questo proposito l'Assyrian Democratic Movement, citato da Sputnik, ha riferito di un incontro tra Yonadam Kanna, parlamentare cristiano ed il ministro della giustizia iracheno Faruq Amin Shwani in cui Kanna ha chiesto l'evacuazione della prigione di Al Tasfirat, nel distretto di Telkeif,  lo spostamento dei detenuti, tutti legati o accusati di essere legati all'ISIS, in altre prigioni ed anche quello delle loro famiglie residenti in città in modo da poter favorire il ritorno delle famiglie originarie del luogo.
Secondo Kanna il villaggio di Telkeif è stato "etnicamente ripulito" tanto che non più dell'1% della popolazione originaria vi ha fatto ritorno. Una situazione simile a quella del vicino villaggio di Batnaya, ancora deserto per ragioni di sicurezza e per l'ancora non risolto conflitto tra il governo centrale di Baghdad e quello curdo per il controllo dell'area. 
La mancanza di sicurezza è quindi il nodo centrale per risolvere il problema dei profughi cristiani per Kanna che fa infatti notare come sia diversa la situazione a Baghdida (Qaraqosh) dove la protezione assicurata dalla Niniveh Plain Protection Unit (il corpo militare di autodifesa a maggioranza cristiana) ha fatto sì che l'80% delle famiglie sfollate facessero ritorno alle loro case.  
Per quanto riferisce Sputnik il ministero della giustizia ha affermato che è in corso il processo di riabilitazione di altre prigioni dove, dalla fine dell'anno, potranno essere trasferiti i prigionieri legati o accusati di essere legati all'ISIS per ora detenuti in condizioni inumane nei tre grandi centri di prigionia nel nord del paese: Tel Keif, Faisaliah e Tasfirat. Questi centri, secondo un anonimo esperto iracheno citato da Human Rights Watch, hanno una capienza totale prevista di 2.500 detenuti  ma a luglio ne ospitavano 4.500 di cui 1.300 già processati ed in attesa di essere trasferiti nelle prigioni della capitale.