By Agensir
“Cristo nostro esempio e nostra speranza”: è questo il titolo del piano
pastorale pensato dal patriarca caldeo di Baghdad, Louis Raphael Sako, e
contenuto in una lettera indirizzata ai vescovi iracheni caldei, preti e
monaci, in occasione del ritiro annuale che si chiude oggi, 7 giugno,
nella capitale irachena e in vista del Sinodo caldeo di agosto (7-13) e
del Sinodo dei vescovi di ottobre, in Vaticano. Una vera e propria "road
map" per condurre la chiesa irachena fuori dalle secche dell'esodo,
dell'irrilevanza politica e sociale in cui è caduta anche a causa delle
guerre e per far riacquistare ai cristiani quella presenza e dignità che
derivano loro dall'essere gli abitanti originari della nazione.
Nella premessa del piano pastorale il messaggio del patriarca Sako, prossimo cardinale, arriva subito chiaro: “La Chiesa deve svolgere un ruolo proattivo nell’affrontare i gravi cambiamenti che sono accaduti e stanno accadendo in molti settori della società irachena, le sfide emergenti e le violazioni contro i cristiani. È dovere della Chiesa rafforzare la sua presenza”.
Nella premessa del piano pastorale il messaggio del patriarca Sako, prossimo cardinale, arriva subito chiaro: “La Chiesa deve svolgere un ruolo proattivo nell’affrontare i gravi cambiamenti che sono accaduti e stanno accadendo in molti settori della società irachena, le sfide emergenti e le violazioni contro i cristiani. È dovere della Chiesa rafforzare la sua presenza”.
Si tratta, scrive il patriarca, “di
sviluppare una visione chiara, un progetto completo di coesistenza
pacifica per garantire i diritti e l’uguaglianza dei cristiani;
salvaguardare la loro vita, la loro eredità, terra, lingua, fede e
tradizioni. Questo è l’unico modo per dare nuovo impulso ai cristiani
perché restino su questa terra a continuare la loro missione”. La
Chiesa, si legge ancora nella lettera, “è chiamata a compiere ulteriori e
sistematici sforzi per richiedere leggi che riconoscano i cristiani
alla stregua di ogni altra componente del Paese, piuttosto che
considerarli come cittadini di seconda classe. Soprattutto che
riconoscano i cristiani quali abitanti originari dell’Iraq. Le loro
chiese e monasteri, infatti, sono presenti in tutto il Paese prima e
dopo l’arrivo dei musulmani dalla penisola arabica nel 637”. Il piano
pastorale prevede “attività nel campo della fede, nella società, nella
cultura e nel servizio, basate su standard moderni per rispondere alle
esigenze attuali e future”. Così facendo, scrive Mar Sako, “saremo in
grado di riemergere dallo stato di dispersione, negligenza, lentezza e
migrazione, e capaci di ripristinare il nostro ruolo di sale, lievito e
luce, come Cristo ci ha chiamato ad essere”.
Dal patriarca anche la speranza che con questo piano “i giovani ricevano l’attenzione che meritano, poiché hanno talenti creativi da investire. La Chiesa deve incoraggiare i giovani a impegnarsi nel campo sociale e politico per costruire pace, giustizia e partecipazione attiva al servizio delle persone nelle nostre società”.
Formazione e carità.
Due i cardini del piano: “La formazione cristiana e il servizio della carità”. Per la formazione Mar Sako sottolinea “l’importanza dei social media che essendo accessibili al pubblico in generale, possono essere sfruttati ai fini di una formazione adeguata. Abbiamo bisogno di nuovi programmi diversi da quelli precedenti. Programmi che abbiano a che fare con un cristianesimo vissuto profondamente, lontano dalla superficialità e dalla routine”. Ne deriva la necessità di “organizzare corsi di Bibbia, di teologia, di pastorale; ritiri e campi estivi; visite e pellegrinaggi ai numerosi santuari e monasteri del nostro paese; pubblicare libri e riviste; istituire siti web; aprire biblioteche pubbliche oltre a scuole, istituti e università per diventare centri di illuminazione spirituale e umana”. Nel piano viene ribadita anche l’importanza di “sviluppare programmi comprensibili per il catechismo e formare team efficienti. Per questo motivo abbiamo bisogno di un centro pastorale per le nostre parrocchie con sale, campi da gioco, stadio, strutture per attività culturali e artistiche. Tutto questo verrà realizzato a Baghdad”. Da curare in modo particolare è la liturgia e la preparazione delle celebrazioni, offrendo corsi a coloro che stanno per essere battezzati, ricevere i sacramenti. Circa il servizio della carità il patriarca caldeo scrive:
Dal patriarca anche la speranza che con questo piano “i giovani ricevano l’attenzione che meritano, poiché hanno talenti creativi da investire. La Chiesa deve incoraggiare i giovani a impegnarsi nel campo sociale e politico per costruire pace, giustizia e partecipazione attiva al servizio delle persone nelle nostre società”.
Formazione e carità.
Due i cardini del piano: “La formazione cristiana e il servizio della carità”. Per la formazione Mar Sako sottolinea “l’importanza dei social media che essendo accessibili al pubblico in generale, possono essere sfruttati ai fini di una formazione adeguata. Abbiamo bisogno di nuovi programmi diversi da quelli precedenti. Programmi che abbiano a che fare con un cristianesimo vissuto profondamente, lontano dalla superficialità e dalla routine”. Ne deriva la necessità di “organizzare corsi di Bibbia, di teologia, di pastorale; ritiri e campi estivi; visite e pellegrinaggi ai numerosi santuari e monasteri del nostro paese; pubblicare libri e riviste; istituire siti web; aprire biblioteche pubbliche oltre a scuole, istituti e università per diventare centri di illuminazione spirituale e umana”. Nel piano viene ribadita anche l’importanza di “sviluppare programmi comprensibili per il catechismo e formare team efficienti. Per questo motivo abbiamo bisogno di un centro pastorale per le nostre parrocchie con sale, campi da gioco, stadio, strutture per attività culturali e artistiche. Tutto questo verrà realizzato a Baghdad”. Da curare in modo particolare è la liturgia e la preparazione delle celebrazioni, offrendo corsi a coloro che stanno per essere battezzati, ricevere i sacramenti. Circa il servizio della carità il patriarca caldeo scrive:
“La fede è il motore del nostro servizio”.
“La comunità della Chiesa è il canale della misericordia e il
luogo dove praticare e vivere la nostra fede che opera attraverso
l’amore”.
Questo implica che ogni cristiano debba conoscere la dottrina
sociale della Chiesa, e le esortazioni di Papa Francesco che invitano
“ad aprire la porta dei nostri cuori e delle nostre chiese ai poveri,
siano essi sfollati, orfani, vedove, persone sole e anziane per
aiutarli, come ha fatto Gesù e come stanno facendo gli organismi
umanitari internazionali e locali, tra cui la Caritas”.
Per i cristiani di Ninive.
Mar Sako ricorda anche l’impegno della Chiesa a favore dei cristiani della Piana di Ninive perseguitati dallo Stato islamico:
Mar Sako ricorda anche l’impegno della Chiesa a favore dei cristiani della Piana di Ninive perseguitati dallo Stato islamico:
“Se la Chiesa in Iraq non fosse stata vicina agli sfollati a
Mosul e nelle città della Piana sin dal primo giorno della crisi,
avremmo perso la nostra terra, il nostro patrimonio e la nostra
identità. Tuttavia c’è ancora tanta strada da percorrere nel dare
sostegno a queste famiglie che desiderano rimanere nella loro patria,
nonostante le circostanze eccezionali che stanno vivendo”.
E tra i bisogni concreti elencati dal patriarca figurano “la
ricostruzione di case e dei villaggi, migliorare le condizioni di vita
degli abitanti per ridare loro la giusta dignità; organizzare corsi di
formazione e di sostegno psicosociale, istituire centri culturali,
sanitari, sociali, giovanili e femminili per rafforzare il ruolo delle
donne”.
“È importante creare investimenti e opportunità di lavoro”.
Tutto ciò va fatto attraverso la creazione di una “interazione
responsabile tra i dirigenti della Chiesa e i fedeli coinvolgendo anche
la Lega caldea”. L’istituzione di un “comitato di accademici in grado di
studiare i bisogni e fornire soluzioni adeguate, la creazione di un
Comitato finanziario impegnato a reperire i fondi necessari dallo Stato,
dalle chiese e dalle organizzazioni umanitarie e la nascita di un media
center capace di dare voce ai cristiani in tutto il mondo”, sono le
strutture individuate da Mar Sako per conseguire i risultati auspicati.
Il giusto atteggiamento.
Un lavoro da portare avanti in un atteggiamento “di preghiera” – “ogni volta che pensiamo a questi progetti dovremmo pregare prima” – “di unità interiore” – “mettendo da parte le nostre differenze, per il bene comune. Insieme saremo più forti” – e, infine, “di cooperazione tra clero e fedeli” coinvolgendo laici, uomini e donne. Per queste ultime il patriarca auspica un ruolo sempre maggiore nella comunità dei fedeli.
Significativo è lo “spirito di ecumenismo e dialogo, in
particolare con i musulmani con i quali abbiamo legami umanitari,
sociali e nazionali. Dovere della Chiesa – conclude – è cercare un
partenariato efficace con i musulmani in particolare per quanto riguarda
la difesa dell’uguaglianza, della giustizia sociale e della convivenza
pacifica, così da restare uniti contro l’odio e l’esclusione”.
Un lavoro da portare avanti in un atteggiamento “di preghiera” – “ogni volta che pensiamo a questi progetti dovremmo pregare prima” – “di unità interiore” – “mettendo da parte le nostre differenze, per il bene comune. Insieme saremo più forti” – e, infine, “di cooperazione tra clero e fedeli” coinvolgendo laici, uomini e donne. Per queste ultime il patriarca auspica un ruolo sempre maggiore nella comunità dei fedeli.