By AgenSIR
“I cristiani di Siria, Iraq, Libano, Egitto, Turchia, amano il loro Paese, vi sono legati, e lo vogliono servire perché in esso non si sentono ospiti o stranieri: ma vogliono viverci a pieno titolo, non come persone di seconda categoria, che vedono preclusi alcuni posti di lavoro o ruoli di responsabilità all’interno delle amministrazioni”.
È quanto ha dichiarato il card. Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, al Simposio “Defending International Religious Freedoom: Partnership and action” organizzato a Roma, dall’ambasciata Usa presso la Santa Sede con la Comunità di Sant’Egidio e Aiuto alla Chiesa che soffre. Per il prefetto “vanno bandite tutte quelle forme subdole di affermazioni di dominio o sottomissione, come alcuni progetti di legge approvati o in discussione in alcuni Paesi del Medio Oriente, circa la rettifica o la corretta registrazione della propria appartenenza religiosa. Solo in questo modo – ha sottolineato – si libereranno autenticamente tutte le componenti della società, cristiane e non, che finalmente potranno non sentirsi costrette a legarsi più o meno palesemente al potente di turno per vedere garantita la propria sopravvivenza, atteggiamento che forse troppo frettolosamente noi ci permettiamo di giudicare sulle nostre comode scrivanie in Occidente”.
“I cristiani di Siria, Iraq, Libano, Egitto, Turchia, amano il loro Paese, vi sono legati, e lo vogliono servire perché in esso non si sentono ospiti o stranieri: ma vogliono viverci a pieno titolo, non come persone di seconda categoria, che vedono preclusi alcuni posti di lavoro o ruoli di responsabilità all’interno delle amministrazioni”.
È quanto ha dichiarato il card. Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, al Simposio “Defending International Religious Freedoom: Partnership and action” organizzato a Roma, dall’ambasciata Usa presso la Santa Sede con la Comunità di Sant’Egidio e Aiuto alla Chiesa che soffre. Per il prefetto “vanno bandite tutte quelle forme subdole di affermazioni di dominio o sottomissione, come alcuni progetti di legge approvati o in discussione in alcuni Paesi del Medio Oriente, circa la rettifica o la corretta registrazione della propria appartenenza religiosa. Solo in questo modo – ha sottolineato – si libereranno autenticamente tutte le componenti della società, cristiane e non, che finalmente potranno non sentirsi costrette a legarsi più o meno palesemente al potente di turno per vedere garantita la propria sopravvivenza, atteggiamento che forse troppo frettolosamente noi ci permettiamo di giudicare sulle nostre comode scrivanie in Occidente”.