"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

19 maggio 2016

Una legge per mandare armi Usa alle sedicenti "milizie cristiane”? Il Patriarca caldeo: “E' una pessima idea”

By Fides
 
 Il Congresso degli Stati Uniti potrebbe in tempi brevi autorizzare il finanziamento per la distribuzione di armi e forniture militari destinate, con corsia preferenziale, a sedicenti “milizie cristiane” operative nella Piana di Ninive, giustificando tale operazione come parte della lotta alla guerra contro i jihadisti dell'auto-proclamato “Stato Islamico” (Daesh) e come effetto concreto della dichiarazione con cui lo stesso Congresso Usa ha definito come “Genocidio” le violenze subite dai cristiani da parte dei militanti del Daesh.
Un disegno di legge, su cui i legislatori Usa saranno chiamati a pronunciarsi, punta a far inserire nel bilancio della difesa statunitense il finanziamento e la distribuzione di armi a sedicenti “milizie cristiane” nella lotta anti-jihadista. Una disposizione parlamentare Usa aveva già in passato stanziato fondi per le forze di sicurezza locali nella Piana di Ninive. Il nuovo disegno di legge fa riferimento specifico a “milizie cristiane” come destinatarie privilegiate del supporto logistico-militare Usa. “La Commissione ritiene che gli Stati Uniti dovrebbero sostenere gruppi locali adeguatamente attrezzati e operativi, come le milizie cristiane irachene, con una missione di sicurezza nazionale”.
L'iniziativa – sottolineano media statunitensi come Christian Today - arriva sull'onda del pronunciamento con cui i legislatori Usa con voto unanime hanno definito come “Genocidio” il trattamento riservato dal Daesh ai cristiani e a altre minoranze.
Steve Oshana, direttore esecutivo dell’organizzazione “A Demand for Action” (una delle lobby che si muovono nel panorama politico Usa sotto la bandiera della “protezione dei cristiani”), ha definito tale iniziativa “un passo avanti importante”: A suo giudizio, “le forze cristiane in Iraq e Siria hanno passato gli ultimi 18 mesi a consolidarsi, e in Siria un gruppo ha già ricevuto il sostegno degli Stati Uniti”.
Il Patriarca caldeo Louis Raphael I Sako, invece, è convinto che quella di dare armi a sedicenti milizie 'cristiane' “è una pessima idea. E fa capire a cosa puntava davvero quella dichiarazione sul Genocidio”. Secondo il Primate della Chiesa caldea “non esistono milizie 'cristiane', ma solo gruppi politicizzati e persone semplici che hanno disperato bisogno di un salario. I cristiani rimasti in Iraq sono solo i poveri e quelli della classe media, E tra loro, ci sono 100mila sfollati”.
Qualche giorno fa, molti profughi cristiani sono stati spinti a firmare una “dichiarazione di fedeltà” alla regione autonoma del Kurdistan iracheno e al suo Presidente Masud Barzani (vedi Fides 13/5/2016). “Adesso” spiega all'Agenzia Fides il Patriarca, “gli arabi sunniti vogliono creare una regione autonoma a Mosul con l'appoggio della Turchia, mentre i curdi vogliono accentuare il processo di indipendenza del Kurdistan. Un altro gruppo politico cristiano è appoggiato dal governo centrale di Bagdad. E una confusione totale! Tutti vogliono strumentalizzare i cristiani della Piana di Ninive per loro ambizioni e interessi politici. Quell'area si trova proprio al limite, è una area con diverse etnie e comunità religiose, è l'area di divisione tra la regione dominata dai curdi e la regione dominata dagli arabi sunniti. Tutti guardano ai cristiani di lì nella prospettiva dei propri interessi economici o politici. E io temo che tutti questi discorsi trasformeranno la Piana di Ninive in una regione di conflitti continui, e in questo caso nessun cristiano ritornerà alla propria casa. I cristiani, se vogliono avere un futuro – aggiunge il Patriarca – devono integrarsi nelle istituzioni e seguire le legittime autorità che governano il luogo in cui vivono. E gli Usa, se davvero vogliono sconfiggere Daesh, sostengano gli eserciti regolari che fanno capo al governo centrale e a quello autonomo del Kurdistan, invece di creare milizie settarie”.
 
16 maggio