By SIR
“La carne di tutti i nostri fratelli e sorelle dell’Oriente che soffre e patisce violenza, è oggi il segno della carne del Crocifisso piagata dai chiodi e dalla lancia”.
Lo ha detto il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, durante la messa celebrata ieri a Ortona per la tradizionale festa del “Perdono di San Tommaso”.
“Sono certo – ha affermato il prefetto – che nella preghiera e nella carità concreta, Ortona segue il suo patrono san Tommaso: non potrebbe essere che così, poiché la storia di questa città ha conosciuto il dolore dei saccheggi, e più di recente, con la seconda guerra mondiale, la privazione di ogni cosa, oltre alla devastazione e allo sterminio dei corpi falcidiati prima dal fuoco nemico, e poi dai bombardamenti alleati. La distruzione della città, e il cimitero dei giovani soldati canadesi qui vicino ne sono un perenne ricordo”. Nell’omelia il card. Sandri, riferendosi alla predicazione dell’apostolo Tommaso, ha ricordato i cosiddetti “cristiani di San Tommaso” (Chiesa siro-malabarese e siro-malankarese), il santuario dell’Apostolo nel luogo del martirio a Mylapore (Chennai-Madras), la città siriaca di Edessa (ora Urfa, in Turchia) – “con la sua storia cristiana illustre e il suo presente legato alle sofferenze dei vicini Iraq e Siria” – la città di Damasco, Bab Thouma, con la Chiesa siro-ortodossa e “il monastero dove ha sede il Patriarcato Siro-Ortodosso, che piange il dolore dei suoi figli, oltre che il rapimento di uno dei suoi metropoliti, Youanna Ibrahim, da tre anni ormai”, fino all’isola di Chios, in Grecia, gravida del dolore di tanti profughi e rifugiati ai quali sono stati strappati la casa, i beni, e ora anche la dignità umana. Nel concludere la celebrazione il cardinale ha esortato i presenti a pregare “perché cessi la guerra in Siria e in Iraq” e a compiere “un gesto concreto per la ricostruzione di un centro devastato in quelle terre”.
Lo ha detto il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, durante la messa celebrata ieri a Ortona per la tradizionale festa del “Perdono di San Tommaso”.
“Sono certo – ha affermato il prefetto – che nella preghiera e nella carità concreta, Ortona segue il suo patrono san Tommaso: non potrebbe essere che così, poiché la storia di questa città ha conosciuto il dolore dei saccheggi, e più di recente, con la seconda guerra mondiale, la privazione di ogni cosa, oltre alla devastazione e allo sterminio dei corpi falcidiati prima dal fuoco nemico, e poi dai bombardamenti alleati. La distruzione della città, e il cimitero dei giovani soldati canadesi qui vicino ne sono un perenne ricordo”. Nell’omelia il card. Sandri, riferendosi alla predicazione dell’apostolo Tommaso, ha ricordato i cosiddetti “cristiani di San Tommaso” (Chiesa siro-malabarese e siro-malankarese), il santuario dell’Apostolo nel luogo del martirio a Mylapore (Chennai-Madras), la città siriaca di Edessa (ora Urfa, in Turchia) – “con la sua storia cristiana illustre e il suo presente legato alle sofferenze dei vicini Iraq e Siria” – la città di Damasco, Bab Thouma, con la Chiesa siro-ortodossa e “il monastero dove ha sede il Patriarcato Siro-Ortodosso, che piange il dolore dei suoi figli, oltre che il rapimento di uno dei suoi metropoliti, Youanna Ibrahim, da tre anni ormai”, fino all’isola di Chios, in Grecia, gravida del dolore di tanti profughi e rifugiati ai quali sono stati strappati la casa, i beni, e ora anche la dignità umana. Nel concludere la celebrazione il cardinale ha esortato i presenti a pregare “perché cessi la guerra in Siria e in Iraq” e a compiere “un gesto concreto per la ricostruzione di un centro devastato in quelle terre”.