Un nuovo forte appello ai responsabili delle Nazioni per la pace in Medio Oriente: lo ha lanciato il Papa stamani, incontrando in Vaticano i partecipanti all’assemblea della ROACO, l’organismo che riunisce le Opere di assistenza alle Chiese Orientali Cattoliche. Benedetto XVI ha espresso anche un accorato invito ai fedeli di tutto il mondo a sostenere i cristiani nelle terre martoriate della Terra Santa, dell’Iraq e del Libano.
Il Papa invita i fedeli di tutto il mondo a sostenere le comunità cattoliche d’Oriente, spiritualmente e materialmente, perché siano incoraggiate, nonostante le gravi difficoltà in cui si trovano, a “vivere in pienezza il mistero dell’unica Chiesa di Cristo nella fedeltà alle proprie tradizioni spirituali”: “Vi esorto, pertanto, a rafforzare questo vincolo di carità, perché secondo l’ammonimento dell’Apostolo delle genti, chi è nell’abbondanza supplisca a chi è nel bisogno e vi sia uguaglianza nella fraternità”. Benedetto XVI esprime la sua vicinanza alle piccole comunità cattoliche della Georgia e dell’Armenia, impegnate sulla strada dell’ecumenismo, e manifesta la sua grande preoccupazione per le sofferenze dei cristiani in Iraq. Ricorda con “profondo dolore” l’omicidio dell’arcivescovo di Mosul dei Caldei, mons. Paulos Faraj Rahho, “uomo della pace e del dialogo”. “Come tanti cristiani iracheni – ha detto - l’arcivescovo ha preso su di sé la sua croce ed ha seguito il Signore. Con la sua testimonianza della verità, ha contribuito a portare la giustizia al suo martoriato Paese e a tutto il mondo”. Con sollievo sottolinea invece “i recenti sviluppi in Libano, che ha ritrovato la via del dialogo e della reciproca comprensione” auspicando che il Paese dei cedri “sappia rispondere con coraggio alla sua vocazione di essere per il Medio Oriente e per il mondo intero un segno della possibilità effettiva di una coesistenza pacifica e costruttiva tra gli uomini”. Ha ricordato quindi che domenica prossima sarà beatificato a Beirut il padre cappuccino Jacques Ghazir Haddad. “Toccato dalla Croce di Gesù” – ha detto il Pontefice – questo religioso “si è fatto prossimo ai malati e ai poveri” chiamando “un gran numero di giovani donne a servirli. Possa la sua testimonianza – ha proseguito – toccare oggi il cuore dei giovani cristiani libanesi, perché imparino, a loro volta, la bontà di una vita evangelica al servizio dei poveri e dei piccoli , in fedele testimonianza della fede cattolica nel mondo arabo". Ha, quindi, rinnovato la sua “speciale gratitudine” a quanti si prendono a cuore la causa delle Comunità cristiane in Terra Santa, causa – ha aggiunto – “che è vitale per tutta la Chiesa”: “Condivido le loro prove e le loro speranze e prego ardentemente di poterle visitare di persona, come prego altresì perché taluni segni di pace, che saluto con immensa fiducia, trovino presto compimento. Faccio appello ai responsabili delle Nazioni perché siano offerte al Medio Oriente, e in particolare alla Terra di Gesù, al Libano e all’Iraq la sospirata pace e la stabilità sociale nel rispetto dei diritti fondamentali della persona, compresa una reale libertà religiosa. E’ la pace, del resto, l’unica via per affrontare anche il grave problema dei profughi e dei rifugiati, e per fermare l’emigrazione, specialmente cristiana, che ferisce pesantemente le Chiese Orientali”. Infine, Benedetto XVI ha affidato questi auspici “al Beato Giovanni XXIII, amico sincero dell’Oriente e Papa della Pacem in terris”.