Fonte: SIR
“Decisioni mediocri”. A pochi giorni dalla conclusione mons. Louis Sako arcivescovo caldeo di Kirkuk, Iraq, è tornato sulla recente conferenza di Stoccolma sull’Iraq, dedicata alla valutazione dei risultati conseguiti in Iraq nei campi delle riforme economiche e del consolidamento delle istituzioni democratiche. “Gli iracheni si aspettavano molto da questo convegno ma, purtroppo, le decisioni sono state mediocri”, ha dichiarato al Sir, a margine della cerimonia del premio “Defensor Fidei” conferitogli il 31 maggio scorso dalla fondazione “Fides et Ratio” e dalla rivista “Il Timone”. "I Paesi arabi e islamici hanno interesse che l’Iraq rimanga nelle condizioni attuali, perciò non si sono impegnati ad aiutarlo per iniziare la vera ricostruzione sociale e economica – ha affermato il presule - che aiuterebbe tante persone a trovare un lavoro e ad abbandonare la violenza”. Per Sako “con la Conferenza abbiamo avuto la conferma che questi Stati, specie i più vicini all’Iraq, puntano a mantenere la propria influenza. Anche se un proverbio arabo dice: “Sostieni il tuo fratello opprimente o oppresso”, è evidente che intendono liquidare i propri conti a spese dell’Iraq. Gli altri Paesi vogliono lasciare gli Usa soli nell’affrontare la questione irachena, per questo non hanno voluto cancellare i debiti precedenti né offrire nuovi fondi e, così, la nostra Nazione rimane in una situazione immobile”.
“Decisioni mediocri”. A pochi giorni dalla conclusione mons. Louis Sako arcivescovo caldeo di Kirkuk, Iraq, è tornato sulla recente conferenza di Stoccolma sull’Iraq, dedicata alla valutazione dei risultati conseguiti in Iraq nei campi delle riforme economiche e del consolidamento delle istituzioni democratiche. “Gli iracheni si aspettavano molto da questo convegno ma, purtroppo, le decisioni sono state mediocri”, ha dichiarato al Sir, a margine della cerimonia del premio “Defensor Fidei” conferitogli il 31 maggio scorso dalla fondazione “Fides et Ratio” e dalla rivista “Il Timone”. "I Paesi arabi e islamici hanno interesse che l’Iraq rimanga nelle condizioni attuali, perciò non si sono impegnati ad aiutarlo per iniziare la vera ricostruzione sociale e economica – ha affermato il presule - che aiuterebbe tante persone a trovare un lavoro e ad abbandonare la violenza”. Per Sako “con la Conferenza abbiamo avuto la conferma che questi Stati, specie i più vicini all’Iraq, puntano a mantenere la propria influenza. Anche se un proverbio arabo dice: “Sostieni il tuo fratello opprimente o oppresso”, è evidente che intendono liquidare i propri conti a spese dell’Iraq. Gli altri Paesi vogliono lasciare gli Usa soli nell’affrontare la questione irachena, per questo non hanno voluto cancellare i debiti precedenti né offrire nuovi fondi e, così, la nostra Nazione rimane in una situazione immobile”.