Tradotto ed adattato da Baghdadhope
Testo dell'omelia tenuta da Monsignor Crispin Hollis in occasione della Santa Messa per i cristiani iracheni celebrata nella cattedrale di Westminster.
Uno dei solenni doveri di cui è investito ogni vescovo al momento della sua ordinazione è quello di avere "una costante attenzione per tutte le chiese e dare aiuto e sostegno a quelle in stato di necessità. In Inghilterra e Galles facciamo ciò in molti modi, ma in particolare attraverso il Dipartimento per gli affari internazionali della Conferenza dei Vescovi. Al momento è mio privilegio guidare l'opera del dipartimento ed e questa responsabilità che mi ha permesso di lavorare a sostegno dei fratelli cristiani in Medio Oriente e in Africa meridionale, in particolare nello Zimbabwe, un paese che ha un disperato bisogno della nostra preghiera e del nostro sostegno.
La mia più recente visita di solidarietà è stata in Iraq, la patria di molti di voi che siete qui riuniti per questa Messa. Con il Vescovo William Kenney ho trascorso alcuni giorni nel nord del paese su invito di monsignor Andreas Abouna, noto a molti di voi per gli anni trascorsi a Londra come cappellano della comunità irachena. Un invito ed una visita avvenuti subito dopo il tragico rapimento e la morte di Monsignor Rahho di Mosul.
In questo paese pensiamo di sapere molto sulla situazione in Iraq, ma la nostra conoscenza deriva in gran parte da ciò che sappiamo e leggiamo delle attività militari a Baghdad e Bassora. Solo occasionalmente guardiamo oltre, ed è veramente solo quando lo facciamo che diventiamo consapevoli dei modi in cui la comunità cristiana, la vostra comunità cristiana, soffre ed è continuamente perseguitata e minacciata.
Io ora ho l'idea, anche se molto superficiale, delle notevoli sofferenzee difficoltà che i vostri fratelli e sorelle cristiani affrontano. Le continue violenze nel paese hanno gravemente colpito la vostra comunità in un modo particolare, e l'uccisione di laici e di sacerdoti da parte di estremisti di ogni fazione è stata sistematico e deliberatamente spietato.
Ma questo è solo parte del quadro. La mia visita, che mi ha portato a Erbil, Kirkuk e Sulemanyiah, mi ha permesso di condividere la fede con i vostri Vescovi, i sacerdoti ed i vostri concittadini. Sono stato enormemente incoraggiato e rafforzato dal loro coraggio e dalla loro fedeltà. Abbiamo visitato il seminario di Ankawa dove abbiamo trovato 27 giovani che studiano per il sacerdozio, ed abbiamo trascorso con loro, con i loro insegnanti e con le comunità religiose di suore che lavorano instancabilmente e senza timore per la diffusione del Vangelo un tempo fecondo.
Il nostro incontro oggi per questa celebrazione della Messa, alla quale vi accolgo tutti con calore, è per loro e per le persone che essi servono, ma è anche un'accorata preghiera al Signore per il dono della pace ad una terra profondamente afflitta.
Abbiamo ascoltato oggi San Paolo esortare i suoi lettori e noi a mettere tutte le nostre preoccupazioni nelle mani del Signore, ed allo stesso tempo impegnarsi costantemente per tutto ciò che è vero, onorevole, giusto e puro.
Nella situazione in cui si trova la comunità cristiana in Iraq oggi sarebbe facile perdere la speranza e cedere allo spietato ciclo di violenza, recriminazioni e vendetta. Ma sappiamo che questo non può essere il modo di agire cristiano.
La nostra vocazione, per quanto difficile ed impegnativa possa essere - e riconosco che è facile per me dire questo nella relativa comodità del contesto della situazione che viviamo qui in Inghilterra - è di cercare di diventare sempre più simili a Cristo, il Figlio di Dio. Vivendo nella sua ombra e alla luce della sua chiamata, cominciamo a scoprire la benedizione del Regno che appartiene ai poveri in spirito. In Lui, e man mano che diventiamo simili a Lui, noi eredititiamo la terra, come promesso al mite; riceviamo il conforto di coloro che piangono e la misericordia per coloro che mostrano misericordia, la visione di Dio per coloro che sono sinceri al Suo servizio.
I perseguitati, e voi siete direttamente o indirettamente tra loro, sono figli di Dio, anche se ciò significa che, come Cristo, si è crocifissi nella sete di pace.
L'impressione che ancora ho della mia visita non è di disperazione e di mancata speranza; ricorderò di più, e farò tesoro nella mia memoria, di essere stato tra un popolo per il quale la luce della fede è viva. E' stata una benedizione per me fare quell'esperienza e condividerla anche se in piccola parte. E come spesso accade, credo di aver ricevuto dalla mia visita in Iraq molto di più di quanto ho dato.
Ci ritornerò presto, ma oggi abbiamo bisogno di pregare in solidarietà con i nostri fratelli e sorelle in Iraq, abbiamo bisogno di pregare per la pace e la pace di Cristo, non semplicemente per la fine delle ostilità nel vostro paese. Abbiamo bisogno di pregare per la benedizione di Dio su tutti coloro che lì vivono e soffrono, e per tutti voi che siete lontani da casa ma ancora vicini alle famiglie ed agli amici che vivono nel pericolo e nel disagio.
Preghiamo che il Signore ci riempia delle grazie e delle benedizioni che Egli ha promesso a coloro che Gli sono fedeli.