Alle ore 11.40 di questa mattina, il Santo Padre Francesco ha
ricevuto in Udienza i Membri del Sinodo della Chiesa Caldea, in corso a
Roma dal 4 all’8 ottobre, guidati dal Patriarca Sua Beatitudine Louis
Raphaël Sako.
Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto ai presenti all’incontro:
Discorso del Santo Padre
Beatitudine,
Cari fratelli nell’episcopato,
vi accolgo con gioia in questi giorni in cui siete riuniti nel Sinodo,
mentre vi preparate ad affrontare questioni di primaria importanza per
la Chiesa Caldea, tra cui le migrazioni forzate dei cristiani, la
ricostruzione dei villaggi, il ritorno degli sfollati, il diritto
particolare della Chiesa, la questione liturgica e la pastorale
vocazionale. Ringrazio Sua Beatitudine, il Patriarca Louis Raphaël, per
il saluto che mi ha rivolto anche a nome vostro. Colgo l’occasione per
salutare, attraverso di voi, i fedeli dell’amata terra irachena,
duramente provati, condividendo la speranza per le notizie recenti che
parlano di una ripresa della vita e dell’attività in regioni e città
finora sottoposte a dolorosa e violenta oppressione. Possa la
misericordia di Dio lenire le ferite della guerra che piagano il cuore
delle vostre comunità, affinché possano finalmente risollevarsi.
Se infatti si è conclusa una pagina tragica per alcune regioni del
vostro Paese, è da segnalare che resta ancora molto da fare. Vi esorto
ad adoperarvi instancabilmente come costruttori di unità, anzitutto tra
voi Pastori della Chiesa Caldea e con i Pastori delle altre Chiese, e
inoltre favorendo il dialogo e la collaborazione tra tutti gli attori
della vita pubblica, per contribuire a facilitare il ritorno degli
sfollati e a risanare le divisioni e le contrapposizioni tra fratelli.
Questo impegno è più che mai necessario nell’attuale contesto iracheno,
di fronte a nuove incertezze sul futuro. C’è bisogno di un processo di
riconciliazione nazionale e di uno sforzo congiunto di tutte le
componenti della società, per giungere a soluzioni condivise per il bene
dell’intero Paese. Il mio augurio è che non vengano mai meno la forza
d’animo, la speranza e le doti di laboriosità che vi distinguono.
Rimanga saldo il vostro intento di non cedere allo scoraggiamento
dinanzi alle difficoltà che ancora permangono nonostante quanto è stato
fatto nell’opera della ricostruzione soprattutto nella Piana di Ninive.
Fin dall’antichità, quella terra, evangelizzata secondo la tradizione
dall’apostolo Tommaso, è apparsa al mondo cometerra di civiltà, terra di
incontro e di dialogo. Perciò è di grande importanza che i cristiani,
Pastori e fedeli, forti di tali radici, siano uniti nel promuovere
rapporti rispettosi e dialogo interreligioso tra tutte le componenti del
Paese.
Vorrei incoraggiarvi anche per quanto riguarda i nuovi
aspiranti al ministero sacerdotale o alla vita religiosa: di fronte al
calo delle vocazioni che la Chiesa patisce, dobbiamo evitare di
accogliere nei seminari persone non chiamate dal Signore; occorre
esaminare bene la vocazione dei giovani e verificarne l’autenticità. Al
contrario, sarà un’ipoteca per la Chiesa.
I sacerdoti e i
seminaristi possano sentire la vostra vicinanza, che è una vera
benedizione! Per i candidati al sacerdozio la formazione sia integrale,
capace di includere i vari aspetti della vita rispondendo in maniera
armonica alle quattro dimensioni umana, spirituale, pastorale e
intellettuale; un percorso che prosegua naturalmente nella formazione
continua dei presbiteri formando con essa una realtà unitaria.
Mi
preme anche invitare voi e, insieme, i Pastori della Chiesa latina, a
ripensare il tema della Diaspora, tenendo conto delle concrete
situazioni in cui si trovano a vivere le comunità ecclesiali, sia dal
punto di vista numerico, sia da quello della libertà religiosa.
Occorre fare tutto il possibile perché gli auspici del Concilio Vaticano
II trovino realizzazione, facilitando la cura pastorale sia nei
territori propri sia là dove le comunità orientali si sono da tempo
stabilite, promuovendo al tempo stesso la comunione e la fraternità con
le comunità di rito latino per dare ai fedeli buona testimonianza senza
protrarre divisioni e dissapori. Il dialogo ecumenico e interreligioso
dovrà sempre ripartire dalla nostra unità e comunione cattolica. In ciò
vi sarà di supporto la Congregazione per le Chiese Orientali.
Beatitudine, cari Vescovi, vi invito infine ad essere paterni con i
sacerdoti, che sono i vostri primi collaboratori, e ad essere con tutti
misericordiosi come il Padre.
Possa questo vostro Sinodo in Urbe,
sotto lo sguardo di Cristo Buon Pastore, essere un momento proficuo di
confronto e di riflessione fraterna per il bene dell’amata Chiesa
Caldea. Invoco su di voi l’abbondanza delle benedizioni del Signore e la
protezione della Beata Vergine Maria. E vi chiedo per favore di non
dimenticarvi di pregare per me.