"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

26 ottobre 2017

Iraq: tensioni tra curdi e iracheni nella Piana di Ninive. Padre Kajo (caldeo) a Sir, “cristiani di nuovo in fuga”

By SIR

“Ci sono stati scontri lo scorso 24 ottobre tra le truppe curde Peshmerga e l’esercito iracheno, nel quale sono comprese anche le ‘Brigate Babilonia’ (milizie di protezione popolare che conta nelle proprie fila anche cristiani, ndr). Durante lo scambio a fuoco alcuni razzi hanno colpito diverse abitazioni e la chiesa. A causa di ciò oltre 850 famiglie hanno lasciato Tellusqof per trovare riparo e rifugio in quelli vicini, come Alqosh e Batnaya. Sono rimasto io con alcuni giovani del villaggio per mantenere la sicurezza ed evitare che le abitazioni dei cristiani vengano prese di nuovo dagli arabi”.
Così il sacerdote caldeo, padre Salar Kajo, racconta al Sir le tensioni nella Piana di Ninive rinfocolate dopo l’esito del referendum del 25 settembre scorso sull’indipendenza del Kurdistan da Baghdad. “Tellusqof è di nuovo deserto. Le famiglie vorrebbero rientrare – spiega il sacerdote la cui presenza nel villaggio è nota sia ai militari curdi che a quelli iracheni – però la situazione non è ancora chiara, non sappiamo come intendono risolverla. Si era parlato di un accordo tra curdi e iracheni per assumere il controllo della zona senza combattere. Ma di questo accordo non abbiamo ancora visto nulla di concreto. Per adesso non è cambiato niente”.  
Chiaro il riferimento di padre Kajo ad un comunicato in cui la Regione autonoma del Kurdistan iracheno auspicava un “immediato cessate-il-fuoco” e ribadiva la disponibilità a “congelare” l’esito del voto così da aprire un canale di dialogo con il governo centrale di Baghdad. Una vera e propria beffa per gli abitanti cristiani soprattutto adesso che la maggior parte delle case danneggiate durante l’occupazione dell’Isis erano state ripristinate e che oltre il 70% delle famiglie espulse dalle milizie nere del Califfo avevano fatto ritorno in città. È andata peggio ad un altro villaggio cristiano della Piana di Ninive, Telkeif: “Prima dell’Isis era interamente cristiano oggi, invece, totalmente abitato da musulmani, tra loro anche famiglie dell’Isis che sono state alloggiate lì. Le case dei cristiani sono state occupate dai musulmani. Difficile prevedere un ritorno delle famiglie cristiane se non cambierà la situazione sul terreno”. A tale riguardo i vescovi iracheni, al termine della loro assemblea svoltasi il 24 e 25 ottobre a Baghdad, hanno diffuso un comunicato in cui esprimono preoccupazione per le tensioni e sottolineato i rischi di un nuovo conflitto che troverebbe nella Piana di Ninive, tradizionalmente abitata dai cristiani, l’ipotetico campo di battaglia. Da qui l’appello ai leader politici “a impegnarsi per la pace attraverso il dialogo”, evitando così la spartizione della Piana tra Iraq e Kurdistan.