Foto Patriarcato Caldeo 13 maggio 2017 |
Alberto Ortega Martín
La collaborazione fra diverse Chiese, fra i caldei, i siro-cattolici e i siro-ortodossi “oltre a rafforzare l’unità”, costituisce anche “una forte testimonianza di comunione”. È un “diritto e perciò una responsabilità di tutti che i cristiani e i membri di altri gruppi”, che hanno dovuto lasciare le loro case in seguito all’ascesa dello Stato islamico a Mosul e nella piana di Ninive nell’estate del 2014 “in un modo tanto ingiusto, possano rientrarvi”. È quanto afferma mons. Alberto Ortega Martín, nunzio apostolico in Giordania e Iraq, in una lettera al patriarca caldeo mar Louis Raphael Sako e inviata per conoscenza ad AsiaNews.
Nella missiva il prelato ricorda che è iniziata l’opera di ricostruzione [cui contribuisce anche AsiaNews con la campagna “Adotta un cristiano di Mosul”]
e alcune famiglie sono già rientrate a Telleskof e in altre cittadine
della piana di Ninive. Una notizia, prosegue, che riempie “di gioia e di
speranza”.
Il diplomatico vaticano spende “una parola di incoraggiamento”
per i tanti cristiani di Mosul e della piana “che hanno dato una bella
testimonianza, giacché hanno perso tutto per mantenere la loro fede”. “A
loro voglio dire: la vostra testimonianza di fede è un tesoro per tutta
la Chiesa”. “Con le parole di papa Francesco - aggiunge ancora -
incoraggio tutti i cristiani a non lasciarvi rubare la speranza e a
continuare a restare attaccati al Signore Gesù che è la vostra forza”.
Ecco di seguito, la lettera del nunzio apostolico in Iraq al patriarca Sako, inviata per conoscenza ad AsiaNews:
Beatitudine,
sono stato informato di recente circa l’avvio ufficiale dei lavori di
ricostruzione in alcuni villaggi cristiani liberati che si
realizzeranno con l’aiuto di diverse istituzioni, in particolare con
quello dell’organizzazione “Aiuto alla Chiesa che soffre”. Tale
informazioni, insieme alle notizie circa le numerose famiglie cristiane
che sono rientrate a Telleskof e in altri villaggi mi riempiono di gioia
e di speranza.
L’iniziativa per la ricostruzione dei villaggi, sulla quale si stava
lavorando già da qualche mese, è encomiabile e mi sembra molto bello che
in essa siano coinvolte le diverse Chiese presenti nella Piana di
Ninive, in particolare la Chiesa Caldea, la Chiesa Siro-cattolica e la
Chiesa Siro-ortodossa, che hanno i loro rappresentanti nel Comitato per
la ricostruzione. Rilevo, poi, con compiacimento come la collaborazione
tra le diverse Chiese, oltre a rafforzarne l’unità, costituisce anche
una forte testimonianza di comunione, che è un grande dono e nello
stesso tempo un compito affidatoci dal Signore.
Spero che l’ingente opera di ricostruzione, felicemente avviata,
possa andare avanti, come auspicato, e che si abbia un progressivo
coinvolgimento di più istituzioni locali e internazionali. Al riguardo
stimo utile segnalare che è un diritto e perciò una responsabilità di
tutti che i cristiani e i membri di altri gruppi, che hanno dovuto
lasciare le loro case e le loro terre in un modo tanto ingiusto, possano
rientrarvi.
Mi è grata l’occasione per esprimere una parola di incoraggiamento a
tanti cristiani di Mosul e della Piana di Ninive che hanno dato una
bella testimonianza, giacché hanno perso tutto per mantenere la loro
fede e per non rinnegare il Signore Gesù Cristo. A loro voglio dire: la
vostra testimonianza di fede è un tesoro per tutta la Chiesa. Con le
parole di Papa Francesco incoraggio tutti i cristiani a non lasciarvi
rubare la speranza e a continuare a restare attaccati al Signore Gesù
che è la vostra forza. Per quanti di voi che siete sfollati da tanto
tempo, a volte in condizione molto precarie, auspico un presto ritorno
nelle vostre case e nei vostri villaggi. Sapete che la vostra presenza
nel Paese è fondamentale. Siete la presenza di Cristo. Avete una bella
missione che nessuno può svolgere a vostro posto. Vi
esorto a restare nella vostra terra per continuare a contribuire al bene
della società. Con voi continuo a pregare per la pace e la
riconciliazione nel Paese.
Vi assicuro che non siete soli: la Chiesa, cominciando dal Santo
Padre, che sapete che vi vuole bene e vi ricorda nelle sue preghiere, è
vicina a voi. Segno di questa vicinanza sono tanti aiuti che vi sono
arrivati da tante istituzioni e da tante persone. Anche la presente
iniziativa, favorita da “Aiuto alla Chiesa che soffre”, è un gesto
prezioso e concreto di tale sollecitudine. Sono molto grato a quanti si
sono impegnati a rendere possibile questa buona opera alla quale auspico
ogni bene.
Per portare avanti l’opera di ricostruzione ci sarà bisogno di tanto
aiuto materiale, che ho fiducia arriverà, ma ci sarà bisogno soprattutto
di coraggio, di motivazione e di impegno animato dalla fede da parte di
ciascuno di voi. In questo aspetto è fondamentale il ruolo dei leader.
Vostra Beatitudine è chiamato a svolgere un ruolo di primo piano così
come i Vescovi delle altre Chiese, i sacerdoti, i religiosi e le
religiose. Al riguardo è fondamentale l’unità di intenti e la
collaborazione soprattutto tra i sacerdoti e i loro Vescovi. In questi
momenti dove è in gioco l’avvenire dei cristiani nel Paese tale unità e
comunione riveste un’importanza primordiale. I fedeli vi guardano e
aspettano da voi, sacerdoti e vescovi questa testimonianza di unità.
Vogliono vedere i sacerdoti uniti ai loro vescovi lavorando per il bene
dei fedeli e perciò stesso per il bene di tutta la Chiesa e di tutta la
società.
Da parte mia posso assicurare la mia preghiera ed il mio impegno a
favorire nella misura del possibile questa importante opera di
ricostruzione. Vi affido alla Madonna di Fatima, e vi trasmetto la mia
benedizione.
Nel comunicarLe che ho ritenuto opportuno inviare un messaggio simile
a Sua Eccellenza Mons. Yohanna Petros Mouché, Arcivescovo di Mosul dei
Siri-Cattolici, profitto volentieri della circostanza per confermarmi,
con sensi di profondo ossequio,
della Beatitudine Vostra Reverendissima.
della Beatitudine Vostra Reverendissima.
(Mons. Alberto Ortega, nunzio apostolico in Giordania e Iraq)