"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

5 maggio 2017

I cristiani tornano nella Piana di Ninive: ACS ricostruisce le prime case


Un primo passo per la ricostruzione della Piana di Ninive ed il ritorno alla cristianità dei territori invasi nel 2014 dallo Stato Islamico. Lunedì 8 maggio Aiuto alla Chiesa che Soffre inaugura i primi tre cantieri nei villaggi di Bartella, Karamless e Qaraqosh, con una cerimonia cui parteciperà una delegazione ACS – guidata dal segretario generale Philipp Ozores – assieme a rappresentanti delle Chiese siro-ortodossa, siro-cattolica e caldea. Durante la cerimonia verranno consegnate alle prime famiglie cristiane che torneranno nei loro villaggi delle piante di ulivo, un segno di pace e di speranza che potranno piantare accanto alle loro case.
«Questo è un momento decisivo: se perdiamo ora l´opportunità di riportare i cristiani nelle loro case nella Piana di Ninive, potrebbero decidere di lasciare l´Iraq per sempre», dichiara padre Andrzej Halemba, responsabile internazionale di Aiuto alla Chiesa che Soffre per il Medio Oriente e presidente del Comitato Niniveh Reconstruction.
Tale comitato – istituito lo scorso 27 marzo dalle Chiese siro-cattolica, siro-ortodossa e caldea con la collaborazione di ACS – ha il compito di pianificare e guidare la ricostruzione di circa 13 mila case cristiane, 669 delle quali completamente distrutte da ISIS. Il costo complessivo dell´operazione è di oltre 250 milioni di dollari e ACS ha già messo a disposizione un contributo iniziale di 450 mila euro che permetterà di ricostruire le prime cento case. Tale contributo rientra in un vero e proprio Marshall Plan per il ritorno della cristianità nella Piana di Ninive, che comprende anche la fornitura di acqua, elettricità e viveri.
«Oggi più che mai è essenziale aiutare le famiglie cristiane affinché non abbandonino l’Iraq, cancellando secoli di presenza cristiana», afferma Alessandro Monteduro, direttore di ACS-Italia.
«Ogni giorno riceviamo famiglie che ci chiedono di poter tornare a casa – racconta ad ACS padre Paulos Habib Yousef al-Mekko, parroco della Chiesa di Sant’Adday a Karamless e dall’inizio della crisi responsabile della comunità caldea della diocesi di Mosul – ma dobbiamo assicurare loro un tetto, dell’acqua potabile e qualche ora di energia elettrica al giorno. La distruzione operata dall’Isis è enorme e non possiamo farcela da soli».
Al tempo stesso ACS continua a sostenere il programma di distribuzione di aiuti alimentari alle 12 mila famiglie fuggite rifugiate ad Erbil, Dohuk, Kirkuk, Zakho e Alqosh. Entro giugno 2017, la Fondazione pontificia distribuirà oltre 2 milioni di euro di viveri agli sfollati di ogni fede religiosa.
Dal marzo 2016, Aiuto alla Chiesa che soffre è ormai l´unica organizzazione ad occuparsi regolarmente degli sfollati interni iracheni e per far fronte alle loro necessità, dal 2014 ad oggi, ha donato oltre 30 milioni di euro.