By Radiovaticana
Arriverà domani nella città irachena di Alqosh la marcia interreligiosa partita da Erbil domenica scorsa. Oltre 140 chilometri percorsi a piedi attraverso la martoriata Piana di Ninive per lanciare un messaggio di pace per il Paese e tutto il Medio Oriente. Ieri il patriarca di Babilonia dei Caldei, Louis Raphaël I Sako, ha celebrato la Messa in Coena Domini presso il villaggio di Mella Baruan. Massimiliano Menichetti lo ha intervistato:
Arriverà domani nella città irachena di Alqosh la marcia interreligiosa partita da Erbil domenica scorsa. Oltre 140 chilometri percorsi a piedi attraverso la martoriata Piana di Ninive per lanciare un messaggio di pace per il Paese e tutto il Medio Oriente. Ieri il patriarca di Babilonia dei Caldei, Louis Raphaël I Sako, ha celebrato la Messa in Coena Domini presso il villaggio di Mella Baruan. Massimiliano Menichetti lo ha intervistato:
Mella Baruan è un villaggio dove si trovano 100 famiglie venute
da Mosul. Il loro villaggio era stato distrutto durante la guerra: ora
sono tornate, hanno restaurato le loro case e hanno anche ricostruito
una bella Chiesa. Lì ho celebrato la Messa e ho lavato i piedi a dodici
persone: alcuni del gruppo della marcia, tra cui un francese, uno yazida
e un musulmano e all’assistente del rappresentante del segretario
generale dell’Onu a Baghdad. In questo villaggio c’erano cristiani,
musulmani, yazidi, dei rifugiati, ma anche persone provenienti
dall’Occidente, e il rappresentante dell’Onu. E io ho detto: “Qui,
simbolicamente c’è quasi tutta l’umanità”. Ho ribadito che senza il
dialogo e senza la pace non c’è futuro.
Tutti adesso dicono che bisogna sminare i villaggi, i campi, ma io ho detto che bisogna sminare anche la mente e il cuore.
Tutti adesso dicono che bisogna sminare i villaggi, i campi, ma io ho detto che bisogna sminare anche la mente e il cuore.
Per quale motivo? C’è odio?
Sì, c’è questa ideologia fondamentalista che è come un cancro,
che è diffuso un po’ ovunque: in Iraq, in Siria, in Occidente… Questa
gente è cieca! Io penso che sono i musulmani a dover affrontare questo
problema, ma con l’aiuto di tutti. Prima di tutto bisogna combattere
questo sedicente Stato Islamico, questi gruppi, ma bisogna anche
cambiare tutto il sistema dell’educazione religiosa e nazionale;
presentare un messaggio religioso moderato, moderno, comprensibile, che
dia un senso alla vita. E bisogna poi accettare gli altri, che sono diversi da noi: l’altro, il diverso, non è un obiettivo, è un fratello. Ho detto anche questo.
La marcia in Iraq lancia un segnale forte, ma tutto intorno, e
non solo, ci sono guerre e tensioni: come far arrivare questo messaggio
di pace al mondo?
Questo messaggio deve essere compreso prima di tutto dai leader politici e religiosi. Le persone sono le vittime. La politica deve essere positiva: deve aiutare a realizzare la pace, la convivenza, il progresso, la prosperità:
rendere la gente felice, renderla fratelli e sorelle, tutti. Coloro che
creano le guerre cercano di perseguire solo interessi economici: questo
è un peccato mortale. Il mondo intero deve muoversi contro queste
guerre e questi attacchi.
Quale la testimonianza che viene dall’Iraq?
Noi abbiamo sperimentato la guerra, la morte, la distruzione, l’emigrazione. Aspettiamo la Risurrezione! La Risurrezione è possibile quando c’è una conversione della mente e del cuore verso il bene e verso l’altro che è un fratello.
Lei personalmente, per questa Pasqua, cosa vuole augurare?
La pace in Iraq, in Siria, in Libia… nel Medio Oriente. Per me è
cruciale. Dobbiamo tutti collaborare per realizzare questa pace che
sarà una vera redenzione di questo mondo orientale e di questa povera
gente: sono come Cristo, muoiono ogni giorno.