8 aprile 2017
“Sarà un’occasione di speranza per tutto l’Iraq e il Medio Oriente”. Così il Patriarca di Babilonia dei Caldei, Louis Raphaël I Sako,
parlando della marcia della pace interreligiosa al via questa Domenica
nella Piana di Ninive. L’iniziativa, aperta anche ai musulmani, parte da
Erbil e si concluderà, dopo una settimana di cammino, ad Alqosh. Massimiliano Menichetti ha intervistato lo stesso Patriarca Sako:
È una marcia per la pace per dire alla gente che c’è un’esigenza di pace. Penso che avrà un impatto molto forte sulla popolazione. In questa iniziativa, tanti troveranno un momento di meditazione, di analisi. Questa marcia durerà una settimana e sarà lunga 140 chilometri. Finirà il sabato, quando arriveremo a Qaraqosh per partecipare alla Messa della notte.
La marcia di fatto attraversa la Piana di Ninive dove c’è stata
tanta sofferenza. Ma l’Iraq soffre ancora. Pensiamo anche a quello che
accade e non solo a Mosul …
E’ per tutto l’Iraq! Loro incontreranno più musulmani che
cristiani, perché in tutti questi villaggi ci sono musulmani curdi,
arabi, yazidi. È una marcia per tutti. Ci saranno anche musulmani per
promuovere l’unità. Vogliono dire: basta guerre, basta conflitti, basta
morte!
Anche lei prenderà parte alla marcia …
Mercoledì andrò a Erbil e Giovedì Santo celebrerò la Messa in un
villaggio cristiano. Laverò i piedi di alcune persone di questo
villaggio e poi pranzeremo insieme.
Lei nel suo messaggio per la Quaresima ha avviato una raccolta fondi per aiutare tutti senza alcuna distinzione …
La settimana scorsa sono andato a Mosul. Mi sono recato in due
campi profughi per portare cibo, medicine, latte per i bambini, per
quattromila famiglie. Erano tutti musulmani non c’era nessun cristiano
fra loro. Ho detto loro che ero andato per portare la nostra
solidarietà, vicinanza e amicizia.
Che cosa le hanno detto questi profughi fuggiti da Mosul sotto lo Stato islamico?
Loro hanno detto che Mosul senza cristiani non sarà Mosul…
Il volto dell’Iraq è stato tanto ferito. Quanto ci metterà a tornare ciò che era?
Ci vuole tempo. Hanno bisogno di uscire da questa mentalità di
vendetta e imparare a perdonare, perché chi perdona è più forte. Sempre
ripeto questo. Quando Gesù ha detto: “Bisogna perdonare 70 volte sette”,
vuol dire fine alla fine. Dobbiamo perdonare e aver fiducia e speranza
nell’uomo che può cambiare.
Qual è il messaggio in questa Quaresima verso la Pasqua?
Per noi è un passaggio: c’è difficoltà, c’è la Croce, abbiamo
sperimentato la Croce e la sofferenza. Ma l’ultima parola non è di
guerra, di morte: è di vita, di risurrezione. I nostri sono già
ritornati nei villaggi. Piano piano la gente ritorna.