Di seguito il TESTO INTEGRALE pervenuto a Baghdadhope del discorso rivolto dal Patriarca di Babilonia dei Caldei, MAR LOUIS RAPHAEL I SAKO al SANTO PADRE nel corso dell'udienza ai membri del Sinodo caldeo tenutasi a Roma ieri, 26 ottobre 2015.
Beatissimo
Padre,
1.
oggi noi vescovi caldei abbiamo la grande gioia d’essere accolti da Sua Santità
in udienza particolare. E' un tempo forte per la nostra chiesa e
d’incoraggiamento nella drammatica situazione in cui viviamo insieme ai nostri
fedeli perseguitati, scacciati e derubati di tutto, a motivo della nostra fede
in Cristo. Noi sentiamo sempre la Sua vicinanza, la Sua preghiera e i suoi appelli,
e recentemente il 9 ottobre durante il sinodo, l'ha espresso con l’affetto di
Padre che soffre per i suoi figli. Grazie di cuore Santità.
Auspichiamo ed attendiamo la Sua visita quando sarà possibile per
confermarci più nella nostra fedeltà al Cristo e darci conforto e speranza.
2.
Beatissimo Padre, oggi ci troviamo insieme con Lei prima del nostro sinodo
patriarcale e vogliamo rinnovare la nostra fedeltà nel servire tutti senza
distinzione fino alla fine e con grande amore e dedizione. Siamo consapevoli
dei rischi, ma la nostra fede ci dona il coraggio di continuare a sperare e
amare. Dobbiamo avere il coraggio di nostro Padre Abramo che sperò contro ogni
speranza.
3.
La nostra Chiesa è apostolica non solo perché è stata fondata dagli apostoli,
ma perché è martire come lo è stata la Chiesa primitiva degli apostoli.
Seguendo l'esempio dei nostri martiri iracheni, che non possiamo certo
dimenticare, noi troviamo la forza di perseverare, sperando in un cambiamento
dei cuori di tutti gli uomini, là dove germoglia la Grazia divina ci sarà un
futuro migliore per tutti.
E
speriamo che un giorno vengano dichiarati beati e santi tutti coloro che sono
stati uccisi per la fede, il vescovo Raho ed i sacerdoti come Raghid e gli altri, con i
laici.
4- I cristiani del Medio oriente sempre sono stati sottoposti a pressioni e nulla
lascia pensare che presto troveranno la pace. La tolleranza di cui si
parla non significa per nulla libertà e uguaglianza. Tolleranza è un termine
peggiorativo. Vogliamo vivere nel nostro paese e nella nostra terra, senza
distinzione tra una maggioranza e una minoranza, ma come cittadini che hanno i
loro diritti e doveri, sia che siano cristiani o musulmani, e di lavorare per
il consolidamento dei valori di libertà e dignità, unità e la sovranità.
In
tutto questo la Santa Sede ha un ruolo cruciale, perciò propongo a Sua Santità
di convocare i patriarchi per studiare la situazione e presentare delle
prospettive pratiche per questi paesi.
5. I
Pastori delle Chiese orientali cattoliche sui iris constatano,
con preoccupazione e dolore, che il numero dei loro fedeli si riduce sui
territori tradizionalmente patriarcali e, da qualche tempo, sono obbligati a
sviluppare una pastorale dell’emigrazione. Sono certo che essi fanno il possibile
per esortare i propri fedeli alla speranza, a restare nel loro paese ed a non
vendere i loro beni. Anche qui un patriarca come padre di un popolo
e non di una terra geografica ha a cuore tutte le problematiche e le difficoltà
che oggi le nostre comunità al di fuori del territorio patriarcale vivono.
Chiedo la Vostra Benedizione
Apostolica, Santo Padre, per me, per i nostri vescovi, i sacerdoti, i religiosi,
le religiose e per tutta la comunità caldea sparsa in tutto il mondo, La chiedo
anche per tutti i cristiani dell'Iraq e tutti i nostri fratelli musulmani cui
vogliamo bene.
Grazie
Grazie