By Baghdadhope*
E’ iniziata oggi ad Erbil la conferenza internazionale per la commemorazione degli attacchi contro il popolo curdo in concomitanza con il XXV anniversario della strage di Halabja, la cittadina in cui il 16 marzo del 1988 le armi chimiche usate contro la popolazione da parte delle forze governative irachene fecero migliaia di vittime innocenti.
Tra gli invitati alla cerimonia di commemorazione di quella strage anche il Nunzio Apostolico in Giordania ed Iraq, Mons. Giorgio Lingua che, improvvisamente impossibilitato ad intervenire, ha inviato il testo del proprio discorso a Majid Hamad Amin Jamil, ministro curdo dei Martiri e dell’Anfal, il termine arabo usato per definire le otto campagne militari contro la popolazione curda avvenute tra il febbraio ed il settembre del 1988.
E’ iniziata oggi ad Erbil la conferenza internazionale per la commemorazione degli attacchi contro il popolo curdo in concomitanza con il XXV anniversario della strage di Halabja, la cittadina in cui il 16 marzo del 1988 le armi chimiche usate contro la popolazione da parte delle forze governative irachene fecero migliaia di vittime innocenti.
Tra gli invitati alla cerimonia di commemorazione di quella strage anche il Nunzio Apostolico in Giordania ed Iraq, Mons. Giorgio Lingua che, improvvisamente impossibilitato ad intervenire, ha inviato il testo del proprio discorso a Majid Hamad Amin Jamil, ministro curdo dei Martiri e dell’Anfal, il termine arabo usato per definire le otto campagne militari contro la popolazione curda avvenute tra il febbraio ed il settembre del 1988.
Baghdadhope pubblica il testo del discorso di S. E. Mons. Giorgio Lingua nella versione originale inglese.
Di seguito la traduzione e l'adattamento in italiano di Baghdahope.
Erbil, March 14th, 2013
Address of the Apostolic Nuncio
XXV commemoration of the Kurdish genocide
Today we commemorate the XXV anniversary of a series of massacres committed against the Kurdish people, when even chemical weapons were used, particularly in the town of Halabja, which took the life of a great number of innocent civilians.
On behalf of the Holy See and on my behalf, I would like to express my deepest sympathy and solidarity with the grieving families of the victims and with the terror struck survivors, whose macabre testimonies we are listening today.
A commemorative ceremony of a deplorable event is not meant to evoke feelings of revenge, but to console those who have been irreparably wounded, while invoking for them justice and healing, both material and spiritual.
Moreover, a commemoration is also an occasion to learn a lesson from history, so that the atrocities of the past will not be repeated in the future. A lesson that unfortunately we hardly ever learn!
The Church strongly condemns all forms of genocide, as well as the racial theories that inspired them and tried to justify them. Racism, in fact, is the most profound denial of the dignity of the human being. The opposite of racism is fraternity. Only a brotherly society can assure a future of peace and understanding that can overcome all sorts of racism. “Men are different like waves, but one is the sea”, as been rightly said.
The Holy See wishes that the different components forming the Iraqi society may reach a peaceful cohabitation through mutual respect and acceptance. That would be the best way to commemorate those innocent people who lost their lives tragically on these beautiful mountains.
Pope John Paul II, of blessed memory, at the beginning of the new Millennium wrote: “will the new century be one of peace and a renewed sense of brotherhood between individuals and peoples? We cannot of course foresee the future. But we can set forth one certain principle: there will be peace only to the extent that humanity as a whole rediscovers its fundamental calling to be one family, a family in which the dignity and rights of individuals - whatever their status, race or religion - are accepted as prior and superior to any kind of difference or distinction”.
I pray that the innocent blood spilt in this region be the seed for a better and more peaceful future for Iraq and for all of the troubled region of the Middle East!
H.E. Msgr. Giorgio Lingua, Vatican Ambassador to Iraq
Erbil, 14 marzo 2013
Messaggio del Nunzio Apostolico
per la XXV commemorazione del genocidio curdo
Oggi commemoriamo il XXV anniversario di una serie di massacri commessi contro il popolo curdo quando, addirittura con l’uso di armi chimiche, specialmente nella città di Halabja, persero la vita un gran numero di civili innocenti.
A nome della Santa Sede ed a nome mio voglio esprimere la mia più sentita partecipazione e solidarietà alle famiglie delle vittime ed ai sopravvissuti a quegli attacchi di cui oggi ascoltiamo le macabre testimonianze.
Una cerimonia commemorativa di un evento deplorevole non è intesa a evocare sentimenti di vendetta ma a consolare coloro che ne sono stati irrimediabilmente colpiti ed invocare per loro giustizia e guarigione, materiale e spirituale.
Una commemorazione è inoltre un’occasione per imparare la lezione della storia così che le atrocità del passato non si ripetano in futuro. Una lezione che sfortunatamente non impariamo mai!
La Chiesa condanna con forza tutte le forme di genocidio così come le teorie razziali che le hanno ispirate e cercato di giustificare. Il razzismo è infatti la più grave forma di negazione della dignità umana. L’opposto del razzismo è la fraternità. Solo una società fraterna può assicurare un futuro di pace e comprensione in grado di superare ogni forma di razzismo. “Gli uomini sono diversi come le onde ma il mare è uno solo” è stato giustamente detto.
La Santa Sede si augura che le diverse componenti che formano la società irachena possano arrivare alla pacifica convivenza attraverso il rispetto e l’accettazioni reciproci. Questo sarebbe il modo migliore per commemorare quegli innocenti che persero la vita tragicamente su queste bellissime montagne.
Papa Giovanni Paolo II, di beata memoria, all’inizio del nuovo millennio scrisse: “sarà all'insegna della pace e di una ritrovata fraternità tra gli uomini e i popoli il secolo che inizia? Non possiamo certo prevedere il futuro. Possiamo però stabilire un esigente principio: ci sarà pace nella misura in cui tutta l'umanità saprà riscoprire la sua originaria vocazione ad essere un'unica famiglia, in cui la dignità e i diritti delle persone - di qualunque stato, razza, religione - siano affermati come anteriori e preminenti rispetto a qualsiasi differenziazione e specificazione.”
Io prego perché il sangue innocente versato in questa regione sia seme di un futuro migliore e più pacifico per l’Iraq e per tutta la travagliata regione del Medio Oriente!
S.E. Mons. Giorgio Lingua, Ambasciatore Vaticano in Iraq
Errata Corrige:
The sentence: "Men are different like waves, but one is the sea" has been wrongly copied by Baghdadhope. The exact sentence is: "Men are different like waves but one as the sea".
The sentence: "Men are different like waves, but one is the sea" has been wrongly copied by Baghdadhope. The exact sentence is: "Men are different like waves but one as the sea".
La frase: "Gli uomini sono diversi come le onde ma il mare è uno solo” è stata erroneamente copiata e tradotta da Baghdadhope.
La frase esatta è: "Gli uomini sono diversi come le onde ma uno come il mare"
La frase esatta è: "Gli uomini sono diversi come le onde ma uno come il mare"