"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

12 marzo 2013

6, 12, 13, 19, 24

by Don Renato Sacco

No, non sono numeri da giocare, anche se la pubblicità del gioco aumenta sempre più.
Sono date, più che numeri. E i protagonisti sono le persone, non i numeri.
Il 6 marzo scorso c’è stata a Baghdad la cerimonia dell’ “intronizzazione” del nuovo Patriarca caldeo, Mar Louis Raphael I Sako. Mons. Sako è un amico, da sempre. Sono contento di essere stato presente a condividere quel giorno di festa e di speranza. Louis Sako è un uomo di pace e di dialogo. Nella capitale irachena - ancora schiacciata dalle conseguenze della guerra, blindata da muri, transenne e filo spinato, dove non si respira una buona aria anche per l’insicurezza e la paura che sono palpabili e si materializzano in una schiera infinita di Checkpoint e soldati armati fino ai denti – sono risuonate parole di speranza: “Non abbiate paura” ha detto mons. Sako davanti a una moltitudine immensa di gente, di capi religiosi e politici arrivati da ogni dove. Una moltitudine di gente diversa giunta non credo solo per ossequiare il Patriarca, ma per dare e ricevere speranza di vita e di pace.

Il 12 marzo inizierà il Conclave. Quanti numeri abbiamo letto in questi giorni: cardinali, paesi, statistiche. Ma quello ciò conta di più sono le persone, in particolare una: la Terza Persona della SS. Trinità
 
Il 13 marzo è il quinto anniversario del rapimento e dell’uccisione di mons. Faraj Rahho, vescovo di Mosul (Iraq) rapito e ucciso nel 2008. Forse una data un po’ dimenticata. E con lui quante persone da ricordare, quante vittime, quanti innocenti rapiti e uccisi. Che commozione abbracciare, l’altro giorno a Baghdad, persone di Mosul incontrate più di dieci fa. Sì, perché vivere a Mosul oggi non è proprio una cosa facile.
 
Il 19 marzo 2003, nella notte, iniziano i bombardamenti su Baghdad: la seconda guerra del Golfo. Sono passati dieci anni. Quante persone uccise? Ferite? Quanta gente ha perso tutto? Sarà forse il caso di ricordare, nei giorni in cui si parla molto di Conclave e di Papi, quanto continuava a ripetere Papa Giovanni Paolo IIla guerra è avventura senza ritorno!”. E che dire del modo in cui è stata raccontata da giornalisti e giornaliste “embedded” (arruolati)? E chi si è preso la briga di misurare il tasso di radioattività a Baghdad e in tutte le zone colpite da uranio impoverito? I cinghiali della Valsesia contaminati forse da Chernobil (1986) di cui si parla in questi giorni, ci dovrebbero far riflettere anche su ben altre conseguenze alle persone.

Il 24 marzo 1980 veniva ucciso, mentre celebrava la Messa, mons. Oscar Arnulfo Romero, Vescovo di El Salvador. Un martire dei nostri giorni, anche se non canonizzato. Difensore dei poveri. Con il suo martirio si ricordano anche tutti gli altri missionari martiri.

Sono date da non dimenticare. Che cosa hanno, o dovrebbero avere, in comune? Credo un modo di vedere le situazioni partendo dalle persone. Come si legge nell’editoriale di Mosaico di pace, marzo 2003, “un punto di osservazione come postazione obbligata. Gli ultimi”.