By Baghdadhope*
Baghdadhope pubblica il testo integrale del discorso di Sua Beatitudine,
Louis Raphael I Sako, Patriarca della Chiesa Caldea
per la cerimonia della sua intronizzazione celebrata il 6 marzo 2013 nella Cattedrale Caldea di San Giuseppe a Baghdad
per la cerimonia della sua intronizzazione celebrata il 6 marzo 2013 nella Cattedrale Caldea di San Giuseppe a Baghdad
1. Vi ringrazio di cuore per la vostra presenza e la vostra partecipazione alla cerimonia per il mio insediamento. Io Louis, vostro fratello compartecipe nella tribolazione, nel regno e nell'attesa in Gesù (Ap 1:9) sono venuto a voi da Mosul, dove sono cresciuto, ho studiato ed ho servito come sacerdote, e da Kirkuk, la città del fuoco eterno, dove ho servito come vescovo e che ho lasciato in lacrime per poter tornare oggi a Baghdad, la città della pace, dove un tempo ho diretto il Seminario Patriarcale ed ho insegnato alla Facoltà di Teologia del Babel College. Ringrazio Dio ed i miei confratelli vescovi nel Sinodo Patriarcale per avermi scelto permettendomi così di tornare a Baghdad come Patriarca, come un Padre, cioè, che apre il suo cuore e la sua mente a tutti seguendo il motto che segna il mio percorso: autenticità, unità e rinnovamento. Il mondo intorno a noi è cambiato ed anche noi dobbiamo cambiare: la Chiesa deve rinnovarsi perché il rinnovamento è necessario e non accettarlo significa vivere nel passato. Aggiorneremo perciò la nostra liturgia ed i nostri metodi di insegnamento e rinnoveremo, con determinazione e coraggio, le strutture della nostra Chiesa secondo lo spirito del Concilio Vaticano II e l'Esortazione Apostolica "Chiesa in Medio Oriente", perché i fedeli possano capire e meglio partecipare ai suoi riti al fine di avvicinarsi di più a Cristo ed alla loro Chiesa.
2. Non sono così ingenuo da non vedere la situazione in cui ci troviamo e le sfide ed i pericoli che dobbiamo affrontare, e rifiuto inoltre di chiudere gli occhi per non vederle. La mia responsabilità è grandissima e pesante, ma ho grande speranza in voi perché insieme possiamo affrontare la realtà con audacia, obiettività e chiarezza.
3. La Chiesa Caldea è la chiesa con il più alto numero di fedeli in Iraq ed io esprimo il mio sincero desiderio di lavorare con la Chiesa Assira d'Oriente e le altre chiese, soprattutto attraverso l'Assemblea dei Capi delle Chiese Cristiane per arrivare all'unità dei cristiani per la quale ha pregato nostro Signore Gesù Cristo, e testimoniare tutti insieme il suo amore, il suo perdono e la sua salvezza. Con l'Assemblea dei Patriarchi Cattolici vorrei studiare il modo attraverso il quale applicare le indicazioni dell'Esortazione Apostolica "La Chiesa in Medio Oriente" nella nostra realtà locale rafforzando il senso della comunità e vivendo la testimonianza.
4. Lavorerò anche con i miei fratelli musulmani, Yazidi e Mandei, i nostri fratelli in Patria, per consolidare i fondamenti della convivenza e diffondere i valori di giustizia, libertà e l'uguaglianza insistendo sul dialogo con miei onorati fratelli leader musulmani, sciiti e sunniti. Ringrazio Dio per aver sempre avuto ottimi rapporti con loro sia a Mosul che a Kirkuk dove essi, proprio grazie a tali rapporti, mi dicevano: "tu sei diverso!". Oggi, partendo dalla nostra pacifica missione religiosa aperta ai nostri fratelli nell'umanità, rinnovo il mio desiderio di lavorare insieme per diffondere la cultura del dialogo, della pace, della familiarità, della fraternità e del rispetto reciproco, e perché le nostre chiese e moschee siano centri spirituali ed umani come li vuole Dio Misericordioso. In questo modo si compieranno la volontà di Dio e la beatitudine data da Gesù agli operatori di pace.
5. Come Chiesa non siamo lontani dagli eventi che accadono, ma li seguiamo con attenzione e preghiera senza ricercare privilegi o inseguire interessi personali. Vorremmo costruire ponti di amore e collaborazione con tutte le componenti religiose ed etniche al fine di promuovere la convivenza ed offrire la dignità umana a tutti. Partendo da un dovere nazionale e umano imploro tutti i governanti ed i politici di adottare gli strumenti del dialogo, della moderazione e della conciliazione, e di evitare tutte le forme di intolleranza, odio e violenza. Gli ultimi anni sono stati pieni di pericoli e la paura della morte incombe ancora sul nostro popolo. Tale situazione non finisce se non con l'amore, la collaborazione e la lealtà verso la Patria. Basta sangue e distruzione! La vera grandezza sta nel servizio, nel sacrificio e nel seminare ciò che è buono ed onorevole, non nel predominio.
6. La pace è un progetto che si compie attraverso l'integrazione e l'armonia, quando ognuno si sente responsabile del suo agire ed espande i suoi orizzonti per accogliere tutti senza discriminazione. Quando tutti si rispetteranno la nostra società si libererà di molti problemi. La nostra preghiera e la nostra speranza sono rivolte al veloce ritorno della pace e della stabilità nella nostra Patria tormentata perché possa rialzarsi spiritualmente, scientificamente, economicamente e socialmente.
7. A questo punto mi rivolgo ai cristiani in modo particolare e dico loro: conosco le vostre paure, ma vi invito a sollevarne le barriere ed a vivere la realtà con fede e speranza. Voi non siete una minoranza in questo Paese, voi siete qui da duemila anni e siete all'origine di questo Paese. Con i musulmani venuti dalla penisola araba avete contribuito alla costruzione della cultura araba e musulmana attraverso le traduzioni, gli scritti e la "Bayt Al-Hikma" (La Casa della Sapienza). Avete vissuto insieme a loro il bene e il male. Perché ha ancora paura il piccolo gregge? Riscoprite la vostra identità, leggete la realtà nel profondo, comprendete bene il senso della vostra presenza e della vostra testimonianza. Unitevi per essere una comunità vivace che contribuisce alla costruzione del futuro del vostro Paese. Non isolatevi e non emigrate, qualunque siano le pressioni cui siete sottoposti; questa è la vostra terra e il contributo che ad essa potete dare non dipende dal vostro numero ma dal vostro atteggiamento. Se la migrazione continuerà con i ritmi attuali, Dio non voglia, arriverà un giorno in cui i cristiani mediorientali saranno solo una parte del passato dopo essere stati fonte di vita. Il rimanere dei cristiani nella loro patria è una responsabilità degli arabi e dei musulmani.
8. Saluti e ringraziamenti.
9. Chiedo la vostra preghiera perché il Signore mi aiuti a continuare ciò il mio predecessore aveva cominciato in questa Sede Patriarcale: tenere salda la fede con fedeltà, diffondere il messaggio di Cristo con purezza, compiere la volontà di Dio nella mia vita e nella vita della Chiesa che Egli mi ha affidato. Perciò come Isaia dico: "eccomi, manda me" (Is 6:8).
2. Non sono così ingenuo da non vedere la situazione in cui ci troviamo e le sfide ed i pericoli che dobbiamo affrontare, e rifiuto inoltre di chiudere gli occhi per non vederle. La mia responsabilità è grandissima e pesante, ma ho grande speranza in voi perché insieme possiamo affrontare la realtà con audacia, obiettività e chiarezza.
3. La Chiesa Caldea è la chiesa con il più alto numero di fedeli in Iraq ed io esprimo il mio sincero desiderio di lavorare con la Chiesa Assira d'Oriente e le altre chiese, soprattutto attraverso l'Assemblea dei Capi delle Chiese Cristiane per arrivare all'unità dei cristiani per la quale ha pregato nostro Signore Gesù Cristo, e testimoniare tutti insieme il suo amore, il suo perdono e la sua salvezza. Con l'Assemblea dei Patriarchi Cattolici vorrei studiare il modo attraverso il quale applicare le indicazioni dell'Esortazione Apostolica "La Chiesa in Medio Oriente" nella nostra realtà locale rafforzando il senso della comunità e vivendo la testimonianza.
4. Lavorerò anche con i miei fratelli musulmani, Yazidi e Mandei, i nostri fratelli in Patria, per consolidare i fondamenti della convivenza e diffondere i valori di giustizia, libertà e l'uguaglianza insistendo sul dialogo con miei onorati fratelli leader musulmani, sciiti e sunniti. Ringrazio Dio per aver sempre avuto ottimi rapporti con loro sia a Mosul che a Kirkuk dove essi, proprio grazie a tali rapporti, mi dicevano: "tu sei diverso!". Oggi, partendo dalla nostra pacifica missione religiosa aperta ai nostri fratelli nell'umanità, rinnovo il mio desiderio di lavorare insieme per diffondere la cultura del dialogo, della pace, della familiarità, della fraternità e del rispetto reciproco, e perché le nostre chiese e moschee siano centri spirituali ed umani come li vuole Dio Misericordioso. In questo modo si compieranno la volontà di Dio e la beatitudine data da Gesù agli operatori di pace.
5. Come Chiesa non siamo lontani dagli eventi che accadono, ma li seguiamo con attenzione e preghiera senza ricercare privilegi o inseguire interessi personali. Vorremmo costruire ponti di amore e collaborazione con tutte le componenti religiose ed etniche al fine di promuovere la convivenza ed offrire la dignità umana a tutti. Partendo da un dovere nazionale e umano imploro tutti i governanti ed i politici di adottare gli strumenti del dialogo, della moderazione e della conciliazione, e di evitare tutte le forme di intolleranza, odio e violenza. Gli ultimi anni sono stati pieni di pericoli e la paura della morte incombe ancora sul nostro popolo. Tale situazione non finisce se non con l'amore, la collaborazione e la lealtà verso la Patria. Basta sangue e distruzione! La vera grandezza sta nel servizio, nel sacrificio e nel seminare ciò che è buono ed onorevole, non nel predominio.
6. La pace è un progetto che si compie attraverso l'integrazione e l'armonia, quando ognuno si sente responsabile del suo agire ed espande i suoi orizzonti per accogliere tutti senza discriminazione. Quando tutti si rispetteranno la nostra società si libererà di molti problemi. La nostra preghiera e la nostra speranza sono rivolte al veloce ritorno della pace e della stabilità nella nostra Patria tormentata perché possa rialzarsi spiritualmente, scientificamente, economicamente e socialmente.
7. A questo punto mi rivolgo ai cristiani in modo particolare e dico loro: conosco le vostre paure, ma vi invito a sollevarne le barriere ed a vivere la realtà con fede e speranza. Voi non siete una minoranza in questo Paese, voi siete qui da duemila anni e siete all'origine di questo Paese. Con i musulmani venuti dalla penisola araba avete contribuito alla costruzione della cultura araba e musulmana attraverso le traduzioni, gli scritti e la "Bayt Al-Hikma" (La Casa della Sapienza). Avete vissuto insieme a loro il bene e il male. Perché ha ancora paura il piccolo gregge? Riscoprite la vostra identità, leggete la realtà nel profondo, comprendete bene il senso della vostra presenza e della vostra testimonianza. Unitevi per essere una comunità vivace che contribuisce alla costruzione del futuro del vostro Paese. Non isolatevi e non emigrate, qualunque siano le pressioni cui siete sottoposti; questa è la vostra terra e il contributo che ad essa potete dare non dipende dal vostro numero ma dal vostro atteggiamento. Se la migrazione continuerà con i ritmi attuali, Dio non voglia, arriverà un giorno in cui i cristiani mediorientali saranno solo una parte del passato dopo essere stati fonte di vita. Il rimanere dei cristiani nella loro patria è una responsabilità degli arabi e dei musulmani.
8. Saluti e ringraziamenti.
9. Chiedo la vostra preghiera perché il Signore mi aiuti a continuare ciò il mio predecessore aveva cominciato in questa Sede Patriarcale: tenere salda la fede con fedeltà, diffondere il messaggio di Cristo con purezza, compiere la volontà di Dio nella mia vita e nella vita della Chiesa che Egli mi ha affidato. Perciò come Isaia dico: "eccomi, manda me" (Is 6:8).
Grazie! Che Dio ci dia la forza e ci accompagni per servire la Chiesa, la Patria, la gente.