By Misna
“Sono stati momenti di forte emozione. Un’emozione positiva, come non ne vivevamo da tempo purtroppo”: così monsignor Mario Zenari, nunzio apostolico a Damasco, racconta alla MISNA come è stata vissuta dai cristiani di Siria l’elezione ieri in serata di Papa Francesco.
“Certamente la nostra comunità, come i cristiani di tutto il Medio Oriente, si sono sentiti rincuorati nel vedere le immagini di Piazza San Pietro gremita di fratelli e sorelle. Ci siamo sentiti meno soli” dice il prelato, ammettendo che “queste quattro settimane in assenza di Pastore che ci guidasse, di fronte a una realtà così difficile, ci avevano fatti sentire un po’ orfani”.
Una mancanza, quella sentita da monsignor Zenari e dai cristiani di Siria, condivisa al di là della frontiera anche in Iraq, come riferisce alla MISNA monsignor Jean Benjamin Sleiman, arcivescovo di Baghdad dei Latini, secondo cui il fatto che il nuovo Papa “venga da un paese del Sud del mondo è stato accolto con gioia dai cristiani iracheni e non solo”. La scelta del nome di Francesco, aggiunge l’arcivescovo, “ha suscitato gioia e stupore in Medio Oriente, dove San Francesco è molto conosciuto e i francescani, con i loro monasteri e le loro scuole, sono presenti da secoli e familiari anche ai musulmani”.
Presenti e ben inseriti nelle comunità mediorientali, sono anche i gesuiti – alla cui congregazione Papa Francesco appartiene – che con il loro ‘Jesuit Refugee Service’ gestiscono e portano sostegno alle popolazioni sfollate dai conflitti in corso.
Da Gerusalemme, attraverso il sito della Custodia di Terrasanta, fra Pierbattista Pizzaballa non nasconde il suo stupore: “Sono rimasto molto sorpreso quando ho sentito il suo nome. Non me lo aspettavo e ho avuto uno choc. Il giorno prima, ne parlavamo con il nunzio apostolico in Giordania, che augurava che il nuovo Papa prendesse un nome come Giuseppe o Francesco, per porre così un gesto profetico per il futuro. Ed è stato così. Infatti, io credo che in questo nome ci sia tutto un programma”.
Il futuro dei cristiani in Medio Oriente è uno dei fronti più delicati da affrontare per il futuro Pontefice. “In questo senso credo che l’elezione di Papa sia stata accolta come un segno di pace e speranza nella carità. Il Papa è di tutti, anche e soprattutto di coloro che soffrono” ha detto Sleiman.
“Sono stati momenti di forte emozione. Un’emozione positiva, come non ne vivevamo da tempo purtroppo”: così monsignor Mario Zenari, nunzio apostolico a Damasco, racconta alla MISNA come è stata vissuta dai cristiani di Siria l’elezione ieri in serata di Papa Francesco.
“Certamente la nostra comunità, come i cristiani di tutto il Medio Oriente, si sono sentiti rincuorati nel vedere le immagini di Piazza San Pietro gremita di fratelli e sorelle. Ci siamo sentiti meno soli” dice il prelato, ammettendo che “queste quattro settimane in assenza di Pastore che ci guidasse, di fronte a una realtà così difficile, ci avevano fatti sentire un po’ orfani”.
Una mancanza, quella sentita da monsignor Zenari e dai cristiani di Siria, condivisa al di là della frontiera anche in Iraq, come riferisce alla MISNA monsignor Jean Benjamin Sleiman, arcivescovo di Baghdad dei Latini, secondo cui il fatto che il nuovo Papa “venga da un paese del Sud del mondo è stato accolto con gioia dai cristiani iracheni e non solo”. La scelta del nome di Francesco, aggiunge l’arcivescovo, “ha suscitato gioia e stupore in Medio Oriente, dove San Francesco è molto conosciuto e i francescani, con i loro monasteri e le loro scuole, sono presenti da secoli e familiari anche ai musulmani”.
Presenti e ben inseriti nelle comunità mediorientali, sono anche i gesuiti – alla cui congregazione Papa Francesco appartiene – che con il loro ‘Jesuit Refugee Service’ gestiscono e portano sostegno alle popolazioni sfollate dai conflitti in corso.
Da Gerusalemme, attraverso il sito della Custodia di Terrasanta, fra Pierbattista Pizzaballa non nasconde il suo stupore: “Sono rimasto molto sorpreso quando ho sentito il suo nome. Non me lo aspettavo e ho avuto uno choc. Il giorno prima, ne parlavamo con il nunzio apostolico in Giordania, che augurava che il nuovo Papa prendesse un nome come Giuseppe o Francesco, per porre così un gesto profetico per il futuro. Ed è stato così. Infatti, io credo che in questo nome ci sia tutto un programma”.
Il futuro dei cristiani in Medio Oriente è uno dei fronti più delicati da affrontare per il futuro Pontefice. “In questo senso credo che l’elezione di Papa sia stata accolta come un segno di pace e speranza nella carità. Il Papa è di tutti, anche e soprattutto di coloro che soffrono” ha detto Sleiman.