By Baghdadhope*
L’incontro avvenuto ieri tra il patriarca caldeo, Mar Raphael I Sako, ed i capi delle altre confessioni cristiane di Baghdad, e che ha avuto come punto centrale in discussione l’elaborazione di un piano pastorale comune, ha avuto oggi un risvolto politico con l’incontro degli stessi prelati con il primo ministro iracheno Nouri Al Maliki ed altre personalità del governo tra le quali il ministro dell’ambiente, il cristiano Sargon Lazar.
Guidati da Mar Sako i prelati hanno presentato al governo un piano di riconciliazione nazionale per il quale il premier Al Maliki ha espresso gratitudine.
Per l’occasione il patriarca caldeo, dopo aver ringraziato il premier per la sua partecipazione alla cerimonia della propria intronizzazione lo scorso 6 marzo, ha ricordato come “Cristo dice nel Vangelo: il più grande tra voi sia il vostro servitore. Lei – rivolgendosi appunto ad Al Maliki – è il più grande tra noi in quanto a responsabilità ed è quindi suo dovere prendere l’iniziativa per la riconciliazione come farebbe un padre, per il bene dell’Iraq e degli iracheni.”
Baghdadhope pubblica il piano di riconciliazione proposto da Mar Louis Raphael I Sako e dagli altri capi cristiani di Baghdad, presentato al primo ministro iracheno, Nouri al Maliki, e che è stato inoltrato anche al Presidente della Repubblica Irachena, a quello della regione autonoma del Kurdistan ed al presidente del Parlamento centrale, Osama Al Nujaifi, che domani incontrerà il patriarca Sako ed i capi cristiani.
Si tratta di un’iniziativa per il dialogo e la riconciliazione nazionale con l’aiuto dei quali superare l’attuale situazione politica, riavvicinare i suoi rappresentanti a quelli del governo e ricostruire la fiducia reciproca. Passi coraggiosi da fare per il bene del paese e del popolo che ancora soffre, teme per il proprio futuro e merita di essere amato dai suoi governanti e di raggiungere finalmente la pace e la stabilità.
Ciò che chiediamo è che ognuno si assuma le proprie responsabilità e ciò che proponiamo è riassunto in 4 punti:
1. Non permettere interventi stranieri in materia di politica interna e occuparsi della edificazione della casa irachena attraverso l’attiva partecipazione di tutte le componenti del mondo politico.
2. Impegnarsi a risolvere i contrasti attraverso lo strumento del dialogo evitando di usare i media per istigare, provocare e minacciare, specialmente in considerazione delle imminenti elezioni che decideranno delle sorti del paese.
3. Riaprire i dossier che riguardano i detenuti nel territori di competenza del governo centrale ed in quello del Kurdistan rilasciando gli innocenti e premettendo loro di riunirsi alle proprie famiglie.
4. Istituire una commissione per il dialogo che ne segua le tappe e la messa in pratica.
Il testo si conclude con una nota di ottimismo: che tutti gli iracheni possano concordare su una frase sola: lunga vita all’Iraq!
Guidati da Mar Sako i prelati hanno presentato al governo un piano di riconciliazione nazionale per il quale il premier Al Maliki ha espresso gratitudine.
Per l’occasione il patriarca caldeo, dopo aver ringraziato il premier per la sua partecipazione alla cerimonia della propria intronizzazione lo scorso 6 marzo, ha ricordato come “Cristo dice nel Vangelo: il più grande tra voi sia il vostro servitore. Lei – rivolgendosi appunto ad Al Maliki – è il più grande tra noi in quanto a responsabilità ed è quindi suo dovere prendere l’iniziativa per la riconciliazione come farebbe un padre, per il bene dell’Iraq e degli iracheni.”
Baghdadhope pubblica il piano di riconciliazione proposto da Mar Louis Raphael I Sako e dagli altri capi cristiani di Baghdad, presentato al primo ministro iracheno, Nouri al Maliki, e che è stato inoltrato anche al Presidente della Repubblica Irachena, a quello della regione autonoma del Kurdistan ed al presidente del Parlamento centrale, Osama Al Nujaifi, che domani incontrerà il patriarca Sako ed i capi cristiani.
Si tratta di un’iniziativa per il dialogo e la riconciliazione nazionale con l’aiuto dei quali superare l’attuale situazione politica, riavvicinare i suoi rappresentanti a quelli del governo e ricostruire la fiducia reciproca. Passi coraggiosi da fare per il bene del paese e del popolo che ancora soffre, teme per il proprio futuro e merita di essere amato dai suoi governanti e di raggiungere finalmente la pace e la stabilità.
Ciò che chiediamo è che ognuno si assuma le proprie responsabilità e ciò che proponiamo è riassunto in 4 punti:
1. Non permettere interventi stranieri in materia di politica interna e occuparsi della edificazione della casa irachena attraverso l’attiva partecipazione di tutte le componenti del mondo politico.
2. Impegnarsi a risolvere i contrasti attraverso lo strumento del dialogo evitando di usare i media per istigare, provocare e minacciare, specialmente in considerazione delle imminenti elezioni che decideranno delle sorti del paese.
3. Riaprire i dossier che riguardano i detenuti nel territori di competenza del governo centrale ed in quello del Kurdistan rilasciando gli innocenti e premettendo loro di riunirsi alle proprie famiglie.
4. Istituire una commissione per il dialogo che ne segua le tappe e la messa in pratica.
Il testo si conclude con una nota di ottimismo: che tutti gli iracheni possano concordare su una frase sola: lunga vita all’Iraq!