By Baghdadhope
La Festa dell’Esaltazione della Santa Croce che ricorda il 14 settembre del 335 quando a Gerusalemme furono inaugurati gli edifici fatti costruire da Costantino imperatore sui luoghi del Calvario e del Sepolcro di Nostro Signore Gesù Cristo è una festa molto sentita dalla chiesa caldea che la celebra in tutto il mondo, dalla madrepatria Iraq ai paesi della diaspora. Tra essi la Germania. Baghdadhope ne ha parlato con Padre Sami Danka, parroco della chiesa di Essen dedicata ai Santi Addai e Mari, i due discepoli di Gesù evangelizzatori della Mesopotamia, che ha descritto la festa come “un momento di vera comunione dei cuori dei fedeli che attraverso l’adorazione della Croce rinsaldano la propria fede ed i legami con la chiesa, e che nel fuoco simbolico che anima la celebrazione e che rappresenta la luce di Cristo trovano la forza dell’amore del Nostro Signore che li accompagna nella vita. Una cerimonia toccante con la chiesa piena, di gente e d’amore.”
Padre Sami Danka è tornato ad Essen per celebrare la Festa della Croce dopo un viaggio a Roma dove, in qualità di Segretario dei sacerdoti caldei in Europa, ha partecipato alla loro riunione annuale. La riunione, svoltasi dal 31 agosto al 4 settembre presso il Pontificio Collegio di San Efrem, ha anche compreso un incontro con il Santo Padre al termine dell’udienza generale di mercoledì 2 settembre.
A parte l’incontro con il Santo Padre cosa può dire della riunione?
“Queste riunioni sono molto importanti perché danno a noi, sacerdoti caldei che viviamo in diversi paesi europei, la possibilità di confrontare le nostre esperienze, di migliorare attraverso il loro raffronto il nostro modo di operare nel cammino della fede e della vita di pastori di una popolazione dispersa in tutto il continente europeo.”
Come si sono svolti i lavori?
“In diverse sessioni di lavoro e di preghiera e con gli interventi di tutti i partecipanti. Ad introdurli è stato Mons. Philip Najim, procuratore caldeo presso la Santa Sede e visitatore apostolico per l'Europa che ha parlato della situazione della chiesa caldea in Europa sottolineando le difficoltà che i sacerdoti devono affrontare a causa della massiccia emigrazione che ha interessato l’Iraq negli ultimi anni e che ha spinto molti caldei in fuga dalla madrepatria verso l’Europa, e che ha ribadito come il nostro compito non sia e non debba essere solo quello di dispensatori di sacramenti ma anche quello di missionari tra la nostra gente. A Padre Paul Rabban, sacerdote ad Eskilstuna, in Svezia, è invece toccato il compito di commentare il salmo 43:4 -Allora andrò all’altare di Dio, all’Iddio, ch’è la mia allegrezza ed il mio giubilo; e ti celebrerò con la cetra, o Dio, Dio mio! – ricordando la felicità che riempie in nostri cuori nel cammino verso l’altare.”
Lei è Segretario dei sacerdoti caldei in Europa, che aspetti o risultati pratici ha avuto questo incontro?
“Come segretario, in effetti, è mio dovere occuparmi delle questioni pratiche della vita dei sacerdoti in Europa. A questo proposito ho ricordato loro la lettera che mesi fa abbiamo inviato al Sinodo della nostra chiesa che si è tenuto a fine aprile in Iraq e che non ha ancora avuto risposta. Una lettera con la quale abbiamo chiesto al Sinodo una particolare attenzione alla difficile situazione che stiamo vivendo in Europa dove ormai vivono più di 100.000 caldei di vecchia e nuova emigrazione e ribadito come, malgrado il nostro essere fisicamente lontani dalla patria, l’Iraq che tanto amiamo, noi siamo e vogliamo essere parte dei programmi della chiesa caldea che è nei nostri cuori. Naturalmente abbiamo anche discusso alcuni aspetti dell’organizzazione della vita sacerdotale in Europa ma soprattutto abbiamo elaborato delle proposte che pensiamo possano aiutarci nel compito missionario citato da Mons. Najim. Le idee che cercheremo di tradurre in pratica sono quelle di un sito web per tutti i caldei in Europa e di un incontro dei giovani fedeli caldei e per questa ragione abbiamo affidato questi progetti a due diversi gruppi di sacerdoti che coordineranno l lavoro dei laici che li affiancheranno. Bisogna capire che molti di quei 100.000 e più caldei che vivono in Europa vi sono arrivati negli ultimi anni lasciandosi alle spalle esperienze terribili, e che la vita per loro non è facile, specialmente per i giovani che devono affrontare il mondo della scuola o del lavoro senza padroneggiare la lingua del paese in cui vivono, senza conoscerne la cultura. Molti di quei giovani rischiano di perdere la propria identità e per questo pensiamo sia dovere della chiesa offrirsi come punto di riferimento. Sono giovani ed ai giovani bisogna rivolgersi con un linguaggio a loro familiare. Ecco il perché dell’idea del sito web che abbia delle parti in comune in inglese ed in arabo ed altre, affidate alle diverse chiese, nelle lingue europee dei paesi in cui esse operano, ed ecco il perché dell'incontro: mezzi moderni che permetteranno ai giovani di confrontarsi con i loro coetanei e meglio comprendere come l’auspicabile integrazione nelle nazioni in cui vivono non deve significare la cancellazione della propria identità nazionale e religiosa.”
“Come segretario, in effetti, è mio dovere occuparmi delle questioni pratiche della vita dei sacerdoti in Europa. A questo proposito ho ricordato loro la lettera che mesi fa abbiamo inviato al Sinodo della nostra chiesa che si è tenuto a fine aprile in Iraq e che non ha ancora avuto risposta. Una lettera con la quale abbiamo chiesto al Sinodo una particolare attenzione alla difficile situazione che stiamo vivendo in Europa dove ormai vivono più di 100.000 caldei di vecchia e nuova emigrazione e ribadito come, malgrado il nostro essere fisicamente lontani dalla patria, l’Iraq che tanto amiamo, noi siamo e vogliamo essere parte dei programmi della chiesa caldea che è nei nostri cuori. Naturalmente abbiamo anche discusso alcuni aspetti dell’organizzazione della vita sacerdotale in Europa ma soprattutto abbiamo elaborato delle proposte che pensiamo possano aiutarci nel compito missionario citato da Mons. Najim. Le idee che cercheremo di tradurre in pratica sono quelle di un sito web per tutti i caldei in Europa e di un incontro dei giovani fedeli caldei e per questa ragione abbiamo affidato questi progetti a due diversi gruppi di sacerdoti che coordineranno l lavoro dei laici che li affiancheranno. Bisogna capire che molti di quei 100.000 e più caldei che vivono in Europa vi sono arrivati negli ultimi anni lasciandosi alle spalle esperienze terribili, e che la vita per loro non è facile, specialmente per i giovani che devono affrontare il mondo della scuola o del lavoro senza padroneggiare la lingua del paese in cui vivono, senza conoscerne la cultura. Molti di quei giovani rischiano di perdere la propria identità e per questo pensiamo sia dovere della chiesa offrirsi come punto di riferimento. Sono giovani ed ai giovani bisogna rivolgersi con un linguaggio a loro familiare. Ecco il perché dell’idea del sito web che abbia delle parti in comune in inglese ed in arabo ed altre, affidate alle diverse chiese, nelle lingue europee dei paesi in cui esse operano, ed ecco il perché dell'incontro: mezzi moderni che permetteranno ai giovani di confrontarsi con i loro coetanei e meglio comprendere come l’auspicabile integrazione nelle nazioni in cui vivono non deve significare la cancellazione della propria identità nazionale e religiosa.”
I caldei vivono in diverse percentuali in tutta Europa. Non sarà facile costruire e gestire un sito web multilingue e neanche organizzare un incontro tra loro. La vostra è una sfida coraggiosa…
“Si. Coraggiosa e magari azzardata. Una sfida che, proprio perché divisa tra vari paesi non sarà facile da tradurre in realtà ma con la quale vogliamo confrontarci con la certezza che, magari non a breve temine, la nostra fede nel Signore ci aiuterà a realizzarla.”
I sacerdoti caldei partecipanti alla riunione di Roma: Mons. Philip Najim (Italia)
Padre Peter Patto. Monaco di Baviera (Germania)
Padre Sami Danka. Essen (Germania)
Padre Cesar Sliwa. Stoccarda (Germania)
Padre Faris Toma. Danimarca
Padre Antoine Goral. Belgio
Padre Samir Dawood. Svezia
Padre Maher Malko. Sodertalje(Svezia)
Padre Paul Rabban. Eskilstuna (Svezia)
Padre Paul Beshi. Francia
Padre Firaz Ghazi. Olanda
Padre Sabri Anar. Sarcelles (Francia)
Padre Fadi Isho (Svezia)
Padre Mikhail Doman (Francia)
Padre Peter Patto. Monaco di Baviera (Germania)
Padre Sami Danka. Essen (Germania)
Padre Cesar Sliwa. Stoccarda (Germania)
Padre Faris Toma. Danimarca
Padre Antoine Goral. Belgio
Padre Samir Dawood. Svezia
Padre Maher Malko. Sodertalje(Svezia)
Padre Paul Rabban. Eskilstuna (Svezia)
Padre Paul Beshi. Francia
Padre Firaz Ghazi. Olanda
Padre Sabri Anar. Sarcelles (Francia)
Padre Fadi Isho (Svezia)
Padre Mikhail Doman (Francia)