Fonte: Radiovaticana
04/09/2009
"È molto importante che la Chiesa in Iraq abbia l'occasione per farsi conoscere: noi siamo per la pace, il dialogo, per costruire ponti. La Chiesa è forse l'unica che può fare questo perché non è coinvolta nel conflitto e la gente lo comprende, ci rispetta e ci offre la sua amicizia». L'arcivescovo di Kirkuk dei Caldei, Louis Sako, affida così a L'Osservatore Romano i sentimenti di soddisfazione per il clima di fiducia e di speranza che lentamente, ma tenacemente, si fa largo nei rapporti tra la comunità cristiana e il mondo musulmano. Il riferimento è alla vasta eco che ha avuto nel Paese l'incontro conviviale organizzato il 29 agosto dallo stesso mons. Sako, con i responsabili religiosi musulmani in occasione del ramadan. Un incontro ribadisce il presule, giudicato con soddisfazione anche dal presidente del parlamento kurdo, Kamal Kirkuki al quale questa mattina è stato presentato il documento con cui i leader musulmani presenti hanno invitato i cristiani iracheni, a farsi promotori di un comitato per il dialogo e la riconciliazione.
"È il segnale — commenta ancora mons. Sako — che quando ci si incontra, ci si conosce veramente, svaniscono i sospetti e le invidie e nasce un clima di ascolto e di fiducia reciproca". Un esempio di questo rinnovato clima di fiducia, è l’appello lanciato da diverse autorità sciite e sunnite per la liberazione del medico cristiano rapito il 18 agosto scorso. Mons. Sako si dice infine convinto che il rapporto fra cristiani e musulmani sia cambiato e che il tempo della separazione, delle divisioni settarie sembra ormai passato, mentre prendono forma nuovi motivi di scontro politici ed economici, ma non confessionali; ora i musulmani riconoscono il ruolo di mediatore svolto dalla Chiesa nella storia e l'impegno costante a favore "della pace e della riconciliazione". (C.S.)