Fonte: SIR
“Bisogna capire se siamo una Chiesa oppure delle etnie. Se siamo un’etnia ci sbagliamo di molto, anche politicamente. Quelle etniche non sono le vere frontiere della società attuale che è sempre più multireligiosa e multietnica”. E’ un richiamo alle radici evangeliche quello che, in un’intervista al Sir (on line su agensir.it), l’arcivescovo latino di Baghdad, mons. Jean B. Sleiman, lancia ai cristiani del Paese. “Come Chiesa dobbiamo sviluppare un concetto di comunione e di comunità molto più vasto ed aperto” spiega il presule per il quale “è importante avere una identità, quella cristiana che deve essere aperta all’alterità. Le radici non possono essere dimenticate ma quelle cristiane sono ecumeniche per natura”.
Un appello, dunque, all’unità, nella consapevolezza che “ in Iraq non ci sono solo i caldei, non tutti i cristiani sono caldei. Da quello che a volte si legge, anche su media cattolici, sembra che in Iraq ci siano solo caldei ma non è così. Purtroppo la tentazione anche di certi esponenti caldei è di lasciarlo intendere. L'ultimo sinodo ha rivendicato addirittura l'esistenza di una nazione caldea. Ma queste affermazioni vanno contro la verità storica, i dati antropologici e l'intelligenza politica. Sappiamo bene, infatti, che il nome ‘caldeo’ è stato dato dalla Santa Sede a quei nestoriani che hanno voluto di nuovo la comunione con la Chiesa di Roma. Questa è storia”. In virtù della loro vocazione ecumenica i cristiani non possono essere relegati nella Piana di Ninive: “Quella di una zona sicura per i cristiani nel Nord del Paese – conclude - ha già causato catastrofi e altre ne potrebbe provocare. Come vescovi iracheni siamo contrari”.