"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

30 giugno 2009

Soldati americani: e gli iracheni guardano al futuro

Fonte: Misna

“Negli ultimi sei anni la serenità è stata del tutto assente dal comune sentire degli iracheni. Assistere al ritiro di militari, carri armati e altri macchinari da guerra incoraggia la gente a sperare in un futuro di normalità”: lo ha detto Qassem al Salman, responsabile dell’agenzia irachena ‘Aswat al Iraq’ contattato dalla MISNA nel giorno che celebra la "sovranità nazionale" e il ritiro delle truppe americane dalle città e dai centri abitati del paese. “Gli iracheni stanno festeggiando da ieri” racconta al Salman, aggiungendo che dai balconi delle case a Kirkuk e Mossul “è stato appeso il tricolore, mentre per le strade si sente l’eco di canzoni tradizionali e inni”. A Baghdad, nel centralissimo parco di Al Zawra’a, è stato allestito un palco sul quale si stanno esibendo cantanti e musicisti, accorsi per festeggiare l’evento. “La paura non è passata e tutti sanno che in futuro attentati e violenze potranno ripetersi, ma il senso di orgoglio per un paese che vuole uscire dall’incubo in cui era piombato negli ultimi anni è troppo forte. La gente ha voglia di sperare in un futuro diverso”.
Entro il 2011, ha ricordato alla MISNA monsignor Philip Najim, procuratore dei cristiani caldei presso la Santa Sede, “le truppe americane dovranno lasciare definitivamente l’Iraq ed è bene che in questo periodo, che molti definiscono di ‘post-occupazione’, le forze irachene prendano confidenza con il ruolo che gli spetta, che è quello di difendere la popolazione dagli attacchi di forze oscure che vogliono il male del paese”. Anche il mondo politico, sottolinea il religioso, “deve prendersi la responsabilità della sicurezza interna se vogliamo tornare a essere un paese indipendente sotto ogni punto di vista” e se il timore di altra violenza non è scomparso, “questo e altri passi sono necessari per restituire agli iracheni la loro identità e permettere all’Iraq, finalmente, di voltare pagina”. Oggi, in un discorso alla nazione, trasmesso in diretta televisiva dopo un incontro con i ministri della Difesa, degli Interni, della Sicurezza nazionale e con i dirigenti dell’intelligence, il primo ministro Nouri al Maliki ha messo in guardia gli iracheni contro “i terroristi che hanno preso di mira l’Iraq, la sua unità e l’unità del suo popolo, e che cercano di far tornare il paese a un clima di violenze settarie con attacchi eseguiti ovunque e contro qualunque gruppo” e aggiungendo di pregare e “per onorare i martiri e i feriti, essere uniti a sostegno dei successi già raggiunti”.[AdL]