"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

11 maggio 2009

Un giorno di "prime volte"

Fonte: The Jordan Times

Di Amy Hybels

Tradotto ed adattato da Baghdadhope

In piedi sulla sua sedia il quindicenne Peter Mikho sventolava orgogliosamente la bandiera irachena non appena intravisto Papa Benedetto XVI compiere il giro dell'Amman International Stadium nella papamobile. La sua sorellina, Cecil Mikho, con una mano sventolava la bandiera Giordana e con l'altra stringeva quella bianca e gialla del Vaticano.
Cecil e Peter sono tra i 40 bambini iracheni vestiti di bianco del Vicariato caldeo cattolico di Amman che hanno ricevuto la comunione durante la storica messa celebrata da Papa Benedetto XVI domenica mattina.
Per Cecilia era anche il giorno della sua Prima Comunione, un evento importante nella vita di una giovane cattolica.
Al mattino, infatti, Cecil si è aggiunta alle centinaia di bambini che hanno ricevuto per la prima volta il sacramento dell?Eucarestia.
Cecil, 11 anni, si è trasferita con la madre ed il fratello in Giordania subito dopo l'inizio della guerra in Iraq nel 2003. Suo padre lavora ancora in Iraq, una preoccupazione per la giovane che dice che se avesse la possibilità chiederebbe al Papa di "rendere l'Iraq migliore e più sicuro" così che la sua famiglia possa ritornare a Baghdad.
Valentina Manuel, 13 anni, sollevava la sua bandiera irachena posando per una foto prima che la papamobile arrivasse alla stadio. Sette anni fa si è trasferita in Giordania con la madre e tre fratelli mentre anche suo padre, come quello di Cecil, lavora in Iraq. Mentre è al telefono proprio con lui Valentina spiega di non averlo visto dal 2007. La separazione è dura da sopportare per la famiglia e lei spiega che se potesse chiederebbe al Papa se visiterebbe l'Iraq se ne avesse la possibilità.
Il sacerdote della famiglia, Padre Raymond Moussalli, vicario patriarcale caldeo in Giordania, dice che 5000 iracheni cattolici caldei che vivono in Giordania rappresentano una sfida. "Molte madri vengono in chiesa a chiedere aiuto per riunire le famiglie, noi cerchiamo di aiutarle dando denaro, pagando gli affitti, offrendo programmi educativi per i bambini ma non è sufficiente. Dobbiamo trovare un modo per riunficare le famiglie."
Samir Stipho, professore universitario a Baghdad, sa cosa significa tenere unita una famiglia. La sua fuggì dalla violenza in Iraq nel 2006 e dopo un anno trascorso in Giordania si trasferì a Phoenix, in Arizona. Questa settimana Stipho è tornato in Giordania perchè suo figlio, il dodicenne Faysal, potesse unirsi agli altri bambini della chiesa irachena e ricevere la prima comunione durante la messa del Santo Padre. Il professore ha ammesso che la vista dei bambini che sventolavano le bandiere irachene nello stadio è stata commovente: "Mi ha spezzato il cuore. Ho iniziato a piangere quando ho visto sventolare le bandiere. Nessuno può dimenticare il proprio paese.
Ed i bambini non vogliono che il Papa si dimentichi di loro. A molti di loro è stato concesso di farsi avanti durante la messa per salutare il Papa prima che lasciasse lo stadio e sebbene Cecil Mikho non sia riuscita a chiedergli nulla è riuscita a toccargli la mano, un momento che ha descritto come "eccezionale" in un giorno per lei pieno di "prime volte" qui in Giordania.