"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

28 maggio 2009

Ammo Baba. Un mito iracheno

By Baghdadhope

Si è spento ieri a Dohuk, in Iraq, dopo una lunga malattia Ammo Baba. In Italia questo nome dice poco, se non nulla, ma non c'è iracheno che non lo conosca. Ammo Baba è stata la gloria del calcio iracheno, colui che, dapprima come giocatore, e poi come allenatore, ha rappresentato il volto dello sport più amato del paese, e lo ha fatto a dispetto del suo essere nato cristiano in un paese a stragrande maggioranza islamica.

Emmanuel Baba Dawud era il suo nome, da tutti, e presto, sostituito dal più familiare Ammo Baba, lo "Zio Papà." Ammo Baba era nato nel 1934 nella base della Royal Air Force di Hinaidi dove la sua famiglia viveva e lavorava per gli inglesi che all'epoca governavano in Iraq. All'età di due anni la famiglia si trasferì nella nuova base aerea britannica di Habbaniya e lì Ammo Baba imparò a giocare a calcio. A 17 anni era già famoso per essersi messo in luce in un torneo scolastico internazionale al Cairo, e fu suo il primo gol mai segnato dalla nazionale irachena in ambito internazionale nel corso della partita contro il Marocco dei Secondi Giochi Panarabi disputati a Beirut nel 1957. Costretto ad abbandonare il calcio giocato nel 1966 a causa di un brutto incidente durante un incontro della nazionale contro quella dello Yemen del Sud Ammo Baba divenne allenatore prima della nazionale militare che vinse il torneo internazionale negli anni 1972 - 1977 - 1979 (nel 72 e nel 79 l'Italia si classificò seconda) e poi, dal 1979, della squadra nazionale. Nazionale che a parte molte vittorie in giochi asiatici ed arabi vantò, fino a quando fu guidata da Ammo Baba nel 1997, la qualificazione ai giochi olimpici di Mosca nel 1980, (quando a causa del boicottaggio anti sovietico sostituì la ritiratasi squadra della Malaysia) di Los Angeles nel 1984 e di Seul nel 1988, e quella ai mondiali di Mexico 1986.
Il suo rimanere nell’ambiente del calcio iracheno anche quando questo era governato in modo violento ed assolutistico da Uday Hussein, che non risparmiava ai giocatori punizioni che erano vere e proprie torture, fece di Ammo Baba uno dei simboli del regime, ma ciò non impedì la sua nomina a Presidente del Comitato Olimpico Iracheno a regime caduto. La sua popolarità era tale da permettergli di cancellare il marchio ormai infamante nell’Iraq del post Saddam, ed era stata anche ciò che gli aveva permesso di sopravvivere ad Uday. Come riporta infatti Fulvio Scaglione nel suo “Bye Bye Baghdad” Ammo Baba era colui che pur allenando la nazionale irachena veniva all’ultimo momento sostituito da un allenatore gradito ad Uday che, ricordava lo stesso Ammo Baba:
“Mi odiava, soprattutto perché non poteva farmi niente di male, visto che io ero così popolare da poter parlare direttamente con suo padre.”
Quando gli americani, occupando Baghdad nel 2003, posizionarono i loro tanks all’interno dello stadio, Ammo Baba, come riporta Simon Freeman, disse loro: “
State facendo di tutto per rendere impossibile la rinascita del nostro calcio. L’unica cosa che desidero è che ve ne andiate da questo stadio.”
Perché era solo questo ciò che interessava ad Ammo Baba: il calcio iracheno, e fu proprio perché continuasse ad esistere, a riunire sotto la stessa bandiera giocatori di tutte le etnie e religioni che fondò a Baghdad una scuola di calcio, che continuò a seguire i suoi ragazzi che avevano imparato a giocare scalzi per le polverose strade irachene sperando di farne dei futuri campioni, che non seguì la famiglia trasferitasi in America. Ammo Baba non poteva rinunciare ad essere il grande campione che era stato nella sua Baghdad. Per questo aveva sopportato le guerre, le violenze, persino di essere picchiato e derubato nella sua casa di Zayoona nel gennaio del 2006. Aveva resistito nonostante la salute sempre più malferma ed il diabete che gli aveva divorato alcune parti del corpo e la vista. Alla fine però aveva dovuto arrendersi e trasferirsi ad Amman. Ma la sua fama non lo aveva abbandonato. Proprio nella capitale giordana, infatti, aveva ricevuto una delegazione della Union Arab de Football Association incaricata di porgergli gli auguri di guarigione dell’intero mondo calcistico arabo, ed anche l’impegno finanziario personale del presidente dell’associazione, il principe saudita Sultan Ben Fahad Bin Abdulaziz, per il pagamento delle cure mediche e della UAFA per un vitalizio.
Ammo Baba rimarrà nella storia dell’Iraq, ed a nessuno importerà ricordare che proprio lui, il “campione,” pur avendo ripudiato la propria religione a favore di un dichiarato ateismo, apparteneva alla ormai perseguitata minoranza cristiana del paese. Ammo Baba a quel paese aveva regalato la gioia della competizione e della vittoria, quella gioia che lui stesso accusava gli americani di non tenere nella giusta considerazione nel processo di ricostruzione di un paese perché: “E’ sorprendente, gli americani promettono un sacco di cose, in molti casi anche belle, ma si dimenticano sempre di promettere un po’ di gioia, senza la quale né la pace né la rinascita del paese è possibile.”
L’Iraq è ancora lontano dalla pace, gli americani non promettono ormai più niente, ed anche Ammo Baba è morto.
Chi ridarà agli iracheni la gioia perduta?

Le fonti per questo articolo:

Foto da Asian Football Confederation
Simon Freeman “Baghdad FC: Iraq’s Football Story – A Hidden History of Sport and Tyranny” John Murray General Publishing Division, 2005
Fulvio Scaglione “Bye Bye Baghdad” Fratelli Frilli Editori, 2003
Wikipedia
Christiansofiraq
Union Arab de Football Association (sito in fase di sviluppo. Link temporanenamente non attivo)