"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

1 dicembre 2006

Baghdad Jadida: la nuova Dora dei cristiani di Baghdad

Nella Baghdad pre-bellica non esisteva una zona dove i cristiani fossero obbligati o scegliessero di vivere. Vero è che, per tradizione, essi tendevano a concentrarsi in alcuni quartieri perché, ad esempio, vi erano i loro luoghi di culto, perché famiglie da più tempo in città potevano assicurare una sorta di “rete di accoglienza” per gli immigrati dal resto del paese, perché è nella tradizione del paese che i figli sposati scelgano di vivere non lontano dai genitori, perché i quartieri delle grandi città tendono generalmente ad essere omogenei per quanto riguarda il ceto sociale dei suoi abitanti ed i cristiani, molti commercianti, impiegati e liberi professionisti, non facevano eccezione a questa regola, o perché era più facile in un quartiere di forte presenza cristiana mantenere tradizioni che altrove avrebbero potuto creare problemi come, ad esempio, quella che all’epoca non vedeva nessuna donna cristiana con il velo.
Uno di questi quartieri era Dora, a sud est della città. A Dora c’erano chiese di diverse confessioni, il seminario maggiore caldeo e l’unica facoltà teologica cristiana del paese: il Babel College.
C’erano. Ora non ci sono più.
O meglio, gli edifici ci sono ancora, ma...

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ciò che manca sono i cristiani ormai rimasti in pochissimi ad affrontare la vita quotidiana in una delle zone più pericolose della città per la violenza che impera incontrollata e che fa della comunità cristiana la prima vittima, la più debole.
Dora è ormai off limits per i cristiani impossibilitati a far valere i propri diritti ed a mantenere i propri spazi, presi come sono dal fuoco incrociato delle milizie sunnite e sciite che si contendono il territorio casa per casa, metro per metro, e delle bande criminali che nessuno vuole o può fermare.
Se di Dora, quartiere un tempo anche cristiano, si deve parlare al passato, per altre zone non è così, ma per quanto ancora?
Nella zona est di Baghdad c’è un altro quartiere dove per ora vivono molti cristiani che forse a breve dovranno lasciarlo: Baghdad Jadida, Nuova Baghdad.
Proprio a Baghdad Jadida sono stati trasferiti da Dora il seminario maggiore ed il Babel College, e proprio questa zona sta diventando ogni giorno più “calda.”
Agli innumerevoli atti di violenza che vi si svolgono quotidianamente è necessario aggiungere la denuncia di un sacerdote (il cui nome viene taciuto per ragioni di sicurezza dalla fonte che ha riportato la notizia: http://www.aina.org/news/20061130101108.htm) che ha riferito di una fatwa emessa dal leader sciita Muqtada Al Sadr (che in quella zona controlla molte moschee) e che obbliga tutte le donne, anche le cristiane, ad indossare il velo fuori casa.
La fatwa è il pronunciamento da parte di un rappresentante del clero musulmano, sunnita o sciita che sia, su un determinato argomento, e molto spesso si è tradotta in Iraq nell’uccisione del colpevole di avere trasgredito all’ordine impartito. Per questa ragione una fatwa viene presa sul serio, e per questa ragione la preoccupazione a Baghdad Jadida sta aumentando.
La fatwa sul velo, infatti, per adesso riguarda solo quel quartiere, dichiara il sacerdote, e coinvolge quindi direttamente le ormai poche donne cristiane che si rifiutano di indossarlo per poter immaginare ancora una parvenza di normalità che, forse, sta per sparire da Baghdad Jadida.
La nuova Dora.